di Roberto Zadik
Un mondo sempre più antisemita? Secondo il recente sondaggio ADL, il quarantasei percento del globo è ostile o poco informato verso gli ebrei. Il venti percento non ha mai sentito parlare della Shoah
Un sondaggio talmente sconvolgente da sembrare una delle classiche fake news, ma che invece è la dura realtà odierna. Si tratta dell’imponente ricerca condotta dall’Anti Defamation League e pubblicata martedì 14 gennaio sul sito dell’ADL. Una ricerca unica per ampiezza e approfondimento condotta in 103 Paesi del mondo, dall’Europa, all’Asia, dal Medio Oriente al Nord Africa al Sudamerica, interpellando oltre 48 mila adulti con undici domande riguardanti gli ebrei e Israele. Il risultato è molto preoccupante: il quarantasei percento degli intervistati esprime “elevati indici di antisemitismo”.
Ma chi sarebbero i paesi e le zone “peggiori” e quali nazioni invece più “virtuose”. Quali le opinioni e i sentimenti antiebraici più ricorrenti? Secondo i dati raccolti dalla prestigiosa organizzazione fondata a New York nel 1913 per lottare contro l’antisemitismo e ogni forma di pregiudizio, nella ricerca condotta da ADL assieme all’Ipsos, nome di primo piano nei sondaggi, non solo ostilità e pregiudizio antiebraico dilagano specialmente in Medio Oriente, Est Europa e Nord Africa ma emerge anche una profonda ignoranza fra gli intervistati.
Infatti il venti percento dichiara di “non aver mai sentito parlare dell’Olocausto” e i più antisemiti sembrerebbero i giovani sotto i trentacinque anni di età. Nonostante ciò, nei dati appare anche qualche elemento positivo, come il fatto che il cinquantasette percento dei soggetti contattati dichiara che “l’odio antiebraico rappresenta un grave problema a livello mondiale”.
Riguardo alla ricerca l’amministratore delegato ADL, Jonathan Greenblatt ha evidenziato come da questi dati così allarmanti “è necessario attuare nuovi interventi governativi internazionali, maggiore impegno educativo a tutti i livelli e rafforzare la vigilanza sui social media, oltre a prendere nuovi provvedimenti per prevenire gli atti di antisemitismo. È il momento di agire”.
Dalla ricerca, zone particolarmente antiebraiche sarebbero il Medio Oriente e il Nord Africa (settantasei percento di antisemitismo) e l‘Asia (cinquantuno percento), l’Africa subsahariana al quarantasei e l’Europa dell’Est al quarantanove percento di intervistati sfavorevoli agli ebrei.
Molto meno grave, anche se in ogni modo preoccupante, invece è la situazione a Occidente, con l‘America al ventiquattro percento di antisemitismo, l’Europa Occidentale, al diciassette percento, mentre l’Oceania, ovvero Australia e Nuova Zelanda, col venti percento anche se il sito di ADL specifica che “un adulto su cinque nutre sentimenti antiebraici”.
Ma quali i dati suddivisi per paesi invece che per macroaree e continenti? Anche qui, a conferma del trend negativo mediorientale, molto antisemiti nei dati della ricerca di ADL sono il Kuwait, Gaza e il West Bank col novantasette percento degli interpellati sfavorevole agli ebrei e l‘Indonesia col novantasei percento. Molto più favorevoli e “tranquilli” gli indici di antisemitismo in Scandinavia, basse percentuali in Norvegia, otto percento e in Svezia, cinque percento, oltre che nei Paesi Bassi e in Canada, entrambe le zone all’otto percento.
Quindi, quali le conclusioni e i provvedimenti da adottare? Come ha sottolineato Marisa Rosenberg, vice Presidente di ADL per gli Affari Internazionali “è molto preoccupante la diffusione e la normalizzazione delle tendenze antiebraiche nelle società del mondo e questo rappresenta una minaccia per tutti noi e non solo per il mondo ebraico”. “Anche nei Paesi con livelli inferiori di pregiudizio – ha proseguito – abbiamo appreso di atti di antisemitismo commessi da piccole minoranze violente e pericolose e perciò i dati rappresentano l’urgenza di intensificare la vigilanza e la lotta contro l’antisemitismo”.
Ma riguardo a Israele, quali le risposte e le percentuali? Un misto di opinioni e emozioni in cui il settantuno percento ritiene che il loro paese debba avere relazioni diplomatiche con lo Stato ebraico accogliendone i turisti e oltre il sessantasette percento è contro il boicottaggio dei suoi prodotti.
Il sondaggio comprendeva undici domande mirate riguardo agli ebrei e a Israele ed è stato effettuato fra fine luglio e metà novembre dell’anno scorso utilizzando ogni genere di modalità, dall’intervista individuale telefonica e di persona ai questionari online. A conclusione del tutto, la ricerca ha alternato punti più positivi a elementi molto inquietanti come l’antisemitismo giovanile per cui “gli ebrei sono i colpevoli della maggioranza delle guerre” e sempre fra gli under 35 sarebbero a favore del terrorismo di Hamas mentre in Medio Oriente e nel Nord Africa solo il sedici percento riconosce l’attendibilità storica della Shoah.
Secondo il Times of Israel, nel suo resoconto della ricerca di ADL numerosi pregiudizi antisemiti caratterizzano le risposte degli interpellati riguardo a stereotipi come “la lealtà ebraica solo verso Israele” e il “dominio ebraico della finanza” e fra i paesi negativi ci sarebbero anche la Russia con il sessantadue percento di interpellati ostili nelle risposte e il Bahrein anch’esso con alti indici di antisemitismo. Fra gli argomenti proposti dalle domande della ricerca, il Times of Israel menziona “l’egoismo ebraico e l’eccessivo soffermarsi sulla Shoah”, “il senso di superiorità”, “lo strapotere economico e mediatico ebraico” e “eventuali comportamenti irritanti da parte degli ebrei”. Molto preoccupato dai risultati, Greenblatt ha detto “essi rappresentano un aumento enorme dell’antisemitismo mondiale, centotto percento in più dei valori di una ricerca analoga che avevamo condotto dieci anni fa”. Probabilmente, ha evidenziato, ciò “dipende dall’aumento delle propagande populiste, cospirazioniste e dall’influenza mediatica negativa specialmente fra i più giovani e dopo il 7 ottobre che ha gettato benzina sul fuoco”.