“La memoria guida”: leader mondiali e sopravvissuti si riuniscono al memoriale di Auschwitz-Birkenau per l’80° anniversario della liberazione del campo

Mondo

di Pietro Baragiola
Lunedì 27 gennaio, in occasione dell’80° anniversario della liberazione di Auschwitz-Birkenau, migliaia di persone si sono recate sul sito commemorativo dello storico campo di sterminio a rendere omaggio ai caduti e alla loro memoria.

“Figli, figlie, madri, padri, amici, vicini, nonni: più di un milione di persone con sogni e speranze sono state uccise ad Auschwitz dai nazisti” ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz sul sito della commemorazione. “Piangiamo la loro morte ed esprimiamo il nostro più profondo cordoglio. Non li dimenticheremo mai, né oggi, né domani.”

All’evento hanno presenziato numerosi leader mondiali tra cui: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, il presidente francese Emmanuel Macron, il presidente polacco Andrzej Duda, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e i sovrani di Spagna, Danimarca e Paesi Bassi. Assente invece il primo ministro israeliano Beniamin Netanyahu, che non ha potuto recarvisi a causa del mandato di arresto emesso dalla Corte Internazionale. Un vero paradosso …

Anche Re Carlo III ha scelto di partecipare, marcando la storia come primo monarca britannico in carica a visitare Auschwitz.

“È un momento in cui ricordiamo le profondità a cui l’umanità può scendere quando permette al male di prosperare ignorato per troppo tempo” ha spiegato il sovrano all’arrivo nel campo, dove ha deposto una corona di fiori in memoria delle vittime.

Tra il 1941 e il 1945 i nazisti hanno ucciso 1,1 milioni di persone ad Auschwitz-Birkenau e si ritiene che circa un milione di queste vittime fossero ebrei.

Sono solamente 56 i sopravvissuti che hanno partecipato all’anniversario celebrato lunedì, rispetto ai 300 di 10 anni fa e ai 1000 di 20 anni fa.

Secondo una stima dell’ente ebraico Claims Conference, questo calo della partecipazione è dovuto al fatto che ormai sono solo un migliaio i superstiti di Auschwitz ancora in vita in tutto il mondo e la maggior parte di loro, avendo più di 90 anni, non è in grado di fare il viaggio in Polonia.

Inoltre, per la prima volta nella storia di queste commemorazioni, è stato chiesto ai politici di non preparare discorsi in modo da lasciare ulteriore spazio alle testimonianze degli ex-prigionieri, dato che per molti di loro potrebbe essere l’ultima volta che si rincontrano in questo sito storico.

“I rappresentanti di Stato sono presenti solo per ascoltare le voci dei sopravvissuti” ha affermato il vice portavoce del Memoriale di Auschwitz Pawel Sawicki all’inizio dell’evento, ricordando che sono stati proprio i sopravvissuti a proporre l’idea di rendere l’ex-campo di sterminio un luogo commemorativo.

 

I discorsi dei sopravvissuti

Leon Weintraub, 99 anni, racconta la sua esperienza

Ad aprire l’evento sotto un enorme tendone allestito intorno al cancello di Auschwitz-Birkenau sono stati quattro sopravvissuti che hanno deciso di condividere le proprie testimonianze dirette, mettendo in guardia sull’ondata crescente di antisemitismo nel mondo moderno.

“Stiamo assistendo ad un enorme aumento degli episodi antisemiti ed è proprio questo che, ai tempi, ha portato alla Shoah” ha affermato Marian Turski, 98 anni. “Il mio pensiero non va solo a noi sopravvissuti, che siamo ormai una manciata, ma a tutte le vittime che non diranno mai cosa hanno vissuto o provato perché sono state consumate da quella distruzione di massa.”

L’86enne Tova Friedman, deportata ad Auschwitz a soli 5 anni, ha voluto raccontare, attraverso la sua esperienza di bambina, quanto assistere a delle atrocità possa avere un impatto sulla vita dei più piccoli: “ricordo che potevo solo osservare dal mio nascondiglio mentre tutti i miei amici venivano riuniti e portati a morte. Ricordo le grida strazianti dei loro genitori e, dopo che tutti i bambini non c’erano più e il cortile era rimasto vuoto, ricordo di aver pensato: ‘sono forse l’unica bambina ebrea rimasta al mondo?’”

Numerosi crimini efferati sono stati commessi all’interno del campo di sterminio, come ha voluto raccontare la 94enne Janina Iwańska soffermandosi sul fatto che il cosiddetto angelo della morte nazista” Josef Mengele, avesse mandato a morire tutti i rom rimasti a Birkenau appena realizzò di non aver più bisogno di loro per i suoi letali esperimenti.

“Dobbiamo rendere le nuove generazioni sensibili a qualsiasi espressione di intolleranza e risentimento verso il prossimo” ha concluso il 99enne Leon Weintraub, il membro più anziano del gruppo, ribadendo l’importanza di restare vigili, soprattutto in un momento storico in cui le fazioni di estrema destra stanno diventando sempre più popolari in tutta Europa. “Se riusciranno ad ottenere il potere, sarà nostro compito evitare gli errori commessi negli anni ‘30, quando il mondo non ha preso sul serio il regime nazista e i suoi piani di creare uno Stato privo di ebrei, rom e persone di opinioni diverse o ritenute inadatte a vivere.”

 

Mantenere viva la memoria

Oggi gli educatori e le organizzazioni ebraiche di tutto il mondo stanno lavorando per elaborare nuove strategie per insegnare la storia della Shoah quando anche gli ultimi suoi sopravvissuti non potranno più raccontare le proprie testimonianze – una prospettiva che si avvicina ogni giorno sempre di più.

A giocare un ruolo importante sono i figli e i nipoti dei sopravvissuti così come le nuove scoperte nel campo della realtà virtuale.

“La memoria fa male, la memoria aiuta, la memoria guida” ha affermato Cywiński durante l’anniversario. “Senza memoria non si ha storia, non si ha esperienza e non si ha un punto di riferimento.”

Milo Hasbani

Recentemente, la Claims Conference ha pubblicato i risultati di un’indagine condotta su 1000 persone in ciascuno degli 8 principali paesi al mondo, suggerendo la convinzione diffusa che una seconda Shoah potrebbe ripetersi. Secondo questo sondaggio la preoccupazione è particolarmente elevata soprattutto negli Stati Uniti e nel Regno Unito.

“Ci sono così tanti giovani oggi che non sanno cosa sia Auschwitz e non riescono a relazionarsi ad esso” ha affermato Anita Schwarz, figlia minore della sopravvissuta Eva Szepesi giunta alla commemorazione dell’80° anniversario come ospite del Congresso ebraico mondiale. “Solo quando ci si confronta davvero con la storia e con la propria eredità famigliare, si può capire cosa significhi e che bisogna davvero fare qualcosa affinché non accada di nuovo.”

Il vicepresidente dell’UCEI Milo Hasbani, appena tornato dalla Polonia, si è incontrato con i membri della nostra redazione descrivendo la cerimonia di quest’anno come ‘una commemorazione davvero emozionante’.

“Importante esserci, importante partecipare, ricordare, raccontare e trasmettere per mai dimenticare” ha concluso Hasbani. “Never again.”