di Nathan Greppi
Il libro “vuole fotografare questo momento della storia, in cui i nativi digitali, che sono gli ultimi ad aver ascoltato la testimonianza diretta dei sopravvissuti, devono affrontare una sfida esistenziale della memoria”, ha spiegato l’autrice durante l’evento a Milano il 20 febbraio.
Molto sentito è stato l’incontro tenutosi giovedì 20 febbraio presso il Teatro Franco Parenti, dove la giornalista Ariela Piattelli, direttrice della rivista Shalom della Comunità Ebraica di Roma, è venuta a presentare il suo ultimo libro, Il futuro e la memoria. Shoah, antisemitismo e Generazione Z (Rai Libri).
Nell’introdurre la serata, la regista teatrale Andrée Ruth Shammah si è chiesta “come mai si dice sempre che, quando finiscono i testimoni, si rischia di perdere la memoria di quello che loro rappresentano?”. Nonostante la considerevole quantità di immagini disponibili, si teme spesso che il venire a mancare dei superstiti della Shoah porterà a relegarne in un angolo la memoria.
La memoria al tempo dei social
Ad introdurre le tematiche del libro è stato il giornalista Maurizio Molinari, moderatore dell’evento. Nel libro, secondo lui, l’autrice “arriva a porre una delle domande cruciali del nostro tempo: come si può conservare la memoria della Shoah, quando i testimoni non ci saranno più?”. Alla fine, stando a Molinari, il libro “offre a tutti noi uno spettro di temi che possono segnare il dibattito su questo argomento che si sovrappone alla drammaticità delle piattaforme social, che cancellano molto spesso la memoria e la sostituiscono con messaggi d’intolleranza antiebraici”.
La Piattelli ha spiegato che il libro “vuole fotografare questo momento della storia, in cui i nativi digitali, che sono gli ultimi ad aver ascoltato la testimonianza diretta dei sopravvissuti, devono affrontare una sfida esistenziale della memoria”. Si tratta di un libro-reportage costituito da una serie di interviste: “Ad aprirlo ci sono i nipoti e pronipoti dei sopravvissuti. […] Poi sono andata a intervistare ‘gli altri’, coloro che hanno incontrato la memoria della Shoah con i viaggi della Memoria, gli incontri con i testimoni e i film. […] Poi sono andata a intervistare gli esperti, per capire come è possibile restituire la memoria a questa generazione che non è quasi più legata alla pagina scritta”.
Uno dei discendenti di sopravvissuti intervistati, Eitan Di Porto, ha spiegato che “dal 7 ottobre 2023 si è aperto un nuovo capitolo nella memoria; quel ‘mai più’ che abbiamo ripetuto per moltissimi anni si è purtroppo rivelato un’illusione. Le immagini passate attraverso i social di donne stuprate, bambini impiccati e uomini bruciati vivi hanno risvegliato in noi dei sentimenti e delle emozioni che probabilmente pensavamo di avere seppellito insieme a quei sei milioni di ebrei morti nelle camere a gas”. E dopo quel giorno, l’antisemitismo è risorto in tutto il mondo mascherato da antisionismo.
Al tema delle immagini si è ricollegato il regista Ruggero Gabbai, autore del recente documentario Liliana. Ha rievocato il lavoro svolto per intervistare numerosi sopravvissuti di Auschwitz all’epoca in cui realizzò il suo documentario del 1997 Memoria, il cui lavoro di ricerca era nato per fare un archivio analogo per l’Italia a quello realizzato negli Stati Uniti da Steven Spielberg.
La recente attualità
Non sono mancati, nel corso della serata, i riferimenti agli ultimi avvenimenti, e in particolare alla restituzione dei corpi della famiglia Bibas. A tal proposito, la Piattelli ha spiegato che il teatrino allestito da Hamas durante il rilascio degli ostaggi, come quando Yarden Bibas è stato costretto a salutare i suoi carcerieri, ricorda quando i nazisti cercavano di far vedere che gli ebrei stavano bene nei ghetti. Già allora la Croce Rossa sbagliò, credendo che nel campo di concentramento di Terezin gli ebrei vivessero in buone condizioni.
Le ha fatto eco lo psicanalista Raffale Morelli, secondo il quale oggi “molto spesso il male è presente in chi parla del bene”. Un riferimento a quegli esponenti della Chiesa, delle ONG umanitarie e dei movimenti pacifisti e antifascisti che demonizzano Israele e giustificano l’operato di Hamas. Ha aggiunto che la memoria “è tanto più fuggevole in quelle generazioni che si modificano di giorno in giorno, dove il senso della permanenza è molto lontano”.
(Da sinistra: Raffaele Morelli, Maurizio Molinari, Ariela Piattelli, Ruggero Gabbai e Eitan Di Porto)