di Aurelio Ascoli
Dina Porat, direttrice dello Stephen Roth Institute for the Study of Contemporary Antisemitism and Racism dell’Università di Tel Aviv e membro della delegazione israeliana alla Prima Conferenza di Durban, ha parlato alla Camera dei Deputati a Roma e in tre prestigiose sedi a Milano, rivelando, fra l’altro, un traumatizzante aspetto di quella Conferenza delle Nazioni Unite.
Pensavamo che quel foro mondiale contro il razzismo fosse finito in un vergognoso atto d’accusa contro Israele per il prevalere in quella sede di Stati Arabi e Musulmani. Non fu così, ma molto peggio. Il foro era stato concepito da alcuni come, e stava comunque per trasformarsi in, una specie di claims conference dei Paesi ex colonializzati contro gli ex colonizzatori, un cahier de doleances del Congo contro il Belgio, del Camerun contro la Germania, dell’Angola contro il Portogallo, del Marocco contro la Spagna, dell’Algeria, Tunisia, Siria e Libano contro la Francia, dell’intero Commonwealth britannico contro il Regno Unito, dell’Indonesia contro l’Olanda, di Libia, Etiopia, Somalia ed Eritrea contro l’Italia, e così via dicendo, per finire con le rivendicazioni degli ex schiavi afroamericani contro gli Stati Uniti dei quali oggi sono cittadini (e presidenti).
Per prevenire una serie di rivendicazioni anche economiche, imbarazzanti e, in potenza, cataclismatiche, i Paesi europei e “occidentali” sono ricorsi al collaudatissimo metodo del pogrom: distrarre l’ira del popolo dalle vere cause del malcontento, dirottandola sugli ebrei. In questo caso, trattandosi non di una schtetl, ma nientemeno che delle Nazioni Unite, quale miglior capro espiatorio dello Stato d’Israele? Burloni! Se Porat non avesse documentato con diversi particolari sul comportamento delle varie delegazioni, non sarei riuscito a crederci. Il testo della sua conferenza è registrato, ed è lì da sentire.
Spaventati per l’incredibile comportamento degli “amici”? Mai più! Im ein ani li, mi li? Se io non sono per me, chi sarà per me? E infatti Porat ha proseguito, a Milano, visitando la Fondazione CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea) Onlus, che già collabora col suo Istituto nella produzione di rapporti digitali annuali e cartacei quinquennali su Antisemitism Worldwide, dove si è soffermata con vivo compiacimento e lusinghiere parole di apprezzamento sulla struttura del portale Osservatorio antisemitismo e su un progetto dedicato alla vignettistica antiebraica. Pogrom? Heié muchan! In guardia! Approntiamo (e manteniamo!) le strutture tecniche per tenere sotto controllo i fermenti antisemiti a tutti i livelli.