Voglio una guida… spericolata!

Israele

di Luciano Assin

In Israele ci sono innumerevoli possibilità di poter provare la sensazione del brivido o come si dice adesso dell’“extreme”. Il più semplice e il più a portata di mano consiste ancora nello sfidare il traffico israeliano, e soprattutto i vari tipi di conducenti, a bordo di una macchina.

Come in ogni Paese, anche in Israele si è consolidato col tempo un determinato modello di guida e di comportamento dell’automobilista medio che accomuna la stragrande maggioranza dei conducenti a discapito della loro provenienza di origine. La cosa che più salta all’occhio è l’aggressività nella guida dovuta al tipo di vita e alle tensioni, soprattutto esterne, che si accumulano col tempo.

La parola d’ordine dell’automobilista medio è di non farsi fregare e fare la figura del “fraier”, parola yiddish che in questo caso è traducibile con fesso. Questa angoscia di non farsi fregare, e di fregare possibilmente gli altri, trasforma il viaggio in macchina in un’esperienza non sempre piacevole: sorpassi da destra, automobilisti che per risparmiare la coda ti tagliano la strada poco prima del semaforo, sorpassi azzardati, cambiamenti di corsia senza lampeggiare e altre piccole amenità.

Anche chi cerca di guidare in maniera prudente e corretta è costretto a un certo punto ad adeguarsi alle regole che vengono stabilite sul campo, o meglio sulla strada. Un piccolo esempio: è praticamente inutile mantenere la distanza di sicurezza dalla macchina che ti precede, poiché ci sarà sempre prima o poi qualcuno che andrà a incunearsi nello spazio disponibile obbligandoti a frenare,.Meglio quindi ridurre la distanza a scapito della sicurezza e stare sempre pronti a ridurla ancora di più non appena ti accorgi che qualcuno ha intenzione di infilarsi da destra. Anche la corsia di sorpasso in autostrada è considerata una simpatica ma eccentrica trovata, visto che la stragrande maggioranza dei conducenti si ostina a ignorarne il significato, costringendoti a sorpassare da destra dopo aver lampeggiato invano per avere strada libera.

Al di là della perenne diatriba su chi guidi meglio fra donne e uomini, ci sono due particolari settori della società considerati problematici per tutto ciò che è inerente alla guida: arabi e religiosi ortodossi. Gli arabi perché, oltre a essere molto indisciplinati, cominciano a guidare molto tempo prima dell’età consentita e quindi senza acquistare le dovute basi di una guida corretta; e gli ortodossi perché poco adatti alla manualità della guida, visto che la maggior parte del loro tempo è dedicata allo studio.

In ogni caso il problema degli incidenti stradali è molto sentito nel Paese e campagne pubblicitarie sulla sicurezza nelle strade sono all’ordine del giorno, molto più che in Italia. Le più famose cercano di sensibilizzare i giovani che escono a divertirsi il venerdì sera, i quali devono scegliere di volta in volta un loro amico che si astenga volontariamente dal bere, per poter guidare lucidamente al ritorno. Oppure ricordano costantemente che le cinture di sicurezza vanno allacciate anche nei sedili posteriori, come previsto dalla legge. Nonostante le infrastrutture stradali siano notevolmente migliorate -e non c’è paragone fra le strade odierne e quelle di trent’anni fa-, anche il numero delle auto in circolazione è aumentato in maniera esponenziale, facendo sì che il tempo di percorrenza fra il nord e Tel Aviv sia rimasto esattamente lo stesso.

A questo punto è lecito porsi la più banale fra le domande: in Israele ci sono in media più incidenti che altrove? E se sì, anche il numero delle vittime è più alto? La risposta è altrettanto banale, in questo campo Israele è mediamente simile alla maggior parte dei Paesi occidentali, ma, visto che il problema qui è più sentito, si ha sempre la sensazione di vivere un’emergenza. E se gli israeliani sono molto critici sul comportamento di guida dei loro connazionali, non sono certo teneri con gli automobilisti italiani. La frase tipica che mi devo sorbire ogni volta che qualcuno torna da un viaggio in Italia è sempre la stessa: “In Italia il semaforo rosso è solo un consiglio e niente di più”…