di Roberto Zadik
Come abbiamo visto all’Expo, Israele è un Paese ad alta tecnologia e le sue scoperte in vari settori sono sempre all’avanguardia ed estremamente competitive sul mercato. A confermarlo la notizia apparsa sul sito “Times of Israel” secondo la quale, una delegazione israeliana di cinquanta esperti avrebbe partecipato, lunedì scorso, alla prestigiosa Conferenza mondiale sui cambiamenti climatici Cop21, tenutasi a Parigi e organizzata dalle Nazioni Unite.
Gli scienziati hanno proposto una nuova soluzione ecologica basata sui pannelli solari come soluzione principale al problema del riscaldamento globale del Pianeta, visto che stando ai recenti studi, se esso aumentasse anche solo marginalmente di due gradi provocherebbe una serie di disastri ambientali. Centinaia di studiosi stanno cercando soluzioni urgenti a questa minaccia e Israele sembra confermarsi fra i Paesi più autorevoli in materia, grazie al talento dello scienziato Yosef Abramowitz, presidente della compagnia Energiva Global e specializzata nel campo dell’energia solare.
“Il nostro obbiettivo principale per la delegazione israeliana è che l’innovazione del nostro Paese” ha sottolineato Abramowitz durante l’intervista al sito “Times of Israel”, “possa aiutare tutte le nazioni a raggiungere lo sviluppo e i loro obbiettivi di ridurre il problema del riscaldamento del Pianeta”. Lo studioso è un fuoriclasse nel suo settore, essendo uno dei pionieri dell’industria dell’energia solare israeliana con la compagnia Arava Power responsabile per molti campi solari nella regione. Nella sua carriera è uno dei tre fondatori della Gigawatt Global, una società internazionale, americana, olandese e israeliana che ha realizzato un campo solare in Rwanda lo scorso febbraio, il più esteso dell’Africa orientale. Israele è dunque leader a livello internazionale nel settore delle energie rinnovabili solari e eoliche e Abramowitz si è mostrato molto ottimista su possibili e ulteriori miglioramenti del Paese.
Ma da dove viene questa energia solare israeliana? “La maggioranza di essa, circa il 60 percento proviene dall’area fra Eilat e il Mar Morto e nel prossimo quinquennio, nel 2020, nella regione dell’Aravà tutta l’energia sarà solare. In gran parte di Israele è già così ma in questa area è una rivoluzione” ha fatto sapere lo scienziato.
Ma le novità non finiscono qui. L’estate scorsa, la compagnia Arava Power ha installato un campo da 40 megawatt nel Kibbutz di Ketura e lo scienziato ha detto che anche in Africa molti capi di Stato hanno voluto incontrarlo assieme alla delegazione di studiosi israeliana per replicare il successo dell’industria israeliana nelle nazioni più soleggiate del continente.
Durante la conferenza di Parigi, grande preoccupazione per il riscaldamento del Pianeta e interesse per i metodi israeliani sono stati espressi dal politico indiano Narendra Modi che ha lanciato un appello affinché i 100 Paesi più soleggiati al mondo si alleino fra di loro per combattere il riscaldamento del Pianeta. Abramowitz, a questo proposito, ha sottolineato che “sebbene Israele non faccia ancora parte di questa intesa potrebbe essere interessante unirsi all’iniziativa e mi auguro che non finisca come la conferenza a Copenhagen sullo stesso argomento che si è rivelata un fallimento.” “Questa è un’occasione importante e un messaggio di speranza per Israele e per il mondo” ha continuato “sebbene il terrorismo e la violenza dopo i fatti di Parigi e la minaccia dell’Isis siano in cima alle preoccupazioni della gente, il problema dei cambiamenti climatici non va sottovalutato”.
A questo proposito, lo studioso ha ricordato come “passare all’energia solare rinnovabile metterebbe in crisi anche i gruppi terroristici che vengono finanziati col petrolio. L’energia ecologica sta guadagnando punti anche nella politica israeliana con il partito ecologista che si sta affermando nella Knesset”. Infatti anche Yael Cohen-Paran, membro dell’Unione Sionista, ha supportato questa nuova fonte energetica ha definito in un’intervista “la soluzione reale di cui il mondo ha bisogno e Israele potrebbe essere fra i cinque Paesi nel mondo a organizzare una marcia locale a sostegno degli accordi mondiali sul clima. In questi giorni centinaia di attivisti si sono uniti nelle manifestazioni, organizzate da gruppi ambientalisti israeliani.Abramowitz esperto nel campo delle energie rinnovabili si è definito ottimista circa la conferenza di Parigi internazionali e ha detto “le Nazioni Unite fra una decina di giorni approveranno un accordo vincolante. Nessuno sta mettendo in discussione la scienza e stiamo tutti cercando una soluzione ai problemi ambientali”. “C’è un senso di urgenza a nome di tutti i paesi andare a Parigi “, ha detto. Anche nazioni come l’Arabia Saudita sono preoccupate per il riscaldamento globale e da tempo si occupano di questioni come la barriera corallina sbiancamento dovuto all’aumento delle temperature oceaniche.”