di Nathan Greppi
Il 1 gennaio 2017, in Israele, è entrata in vigore una legge che ha proibito in molti negozi la distribuzione gratuita di sacchetti di plastica, e alzandone il prezzo di 0,1 shekel laddove sono rimasti. Giovedì 6 aprile il quotidiano economico Globes ha rivelato che, secondo un sondaggio commissionato dall’associazione sindacale Histadrut, il 42% dei consumatori israeliani non ha più comprato un solo sacchetto dall’1 gennaio, e il 20% ne compra molto più raramente.
Tale risultato è stato confrontato con quello di un altro sondaggio effettuato prima che la legge entrasse vigore: allora il 90% dei consumatori prendeva sacchetti di plastica, e di questi il 38% ne prendeva in quantità medie, mentre il 17% in grandi quantità. Nel nuovo sondaggio, quando è stato chiesto il motivo per cui usano meno sacchetti, ben il 52% degli intervistati ha dichiarato di farlo per ragioni ambientali, mentre quelli che lo facevano per l’aumento dei prezzi sono il 22%, e il 21% perché trovano più conveniente riutilizzare vecchi sacchetti.
Tuttavia, vi è un considerevole divario tra ciò che le persone dicono e ciò che fanno. Ad esempio, quando è stato chiesto ai consumatori se sono diventati più sensibili al riciclo a causa della nuova legge, l’86% ha dichiarato che ricicla poco o niente in casa, mentre solo il 12% ha detto di riciclare di più negli ultimi mesi.
Per promuovere il riciclo, il Ministero per la Protezione Ambientale ha annunciato che verranno prese misure restrittive contro le catene di supermercati che non accetteranno bottiglie riciclabili come pagamento da parte dei consumatori. Il ministero ha aggiunto che, nel caso le bottiglie non venissero accettate come pagamento, i consumatori devono segnalarlo per telefono o tramite e-mail alle autorità. Tuttavia, rifiutare le bottiglie sarà concesso solo nel periodo di Pésach, dal 10 al 17 aprile.
Israele non è l’unico paese che ha proibito i sacchetti di plastica negli ultimi mesi: già dal 2016, infatti, essi sono vietati in Francia e in Marocco, e tra febbraio e marzo anche la Tunisia e il Kenya hanno varato delle leggi analoghe, mentre in Italia, come ha riportato a febbraio l’edizione milanese de La Repubblica, ogni tentativo finora è risultato vano.
Nei tre mesi da quando è stata varata le legge, in Israele ci sono state altri provvedimenti per combattere l’inquinamento: tra febbraio e marzo, ad esempio, la Corte Distrettuale di Haifa ha imposto alla Haifa Chemicals, azienda nota nel campo dei fertilizzanti, di svuotare una cisterna piena di ammoniaca che rappresenta un pericolo per la baia della città.