Segnali di fumo (nero)

Italia

di Ilaria Myr

Il dado è tratto: le elezioni per il Parlamento europeo del 25 maggio saranno ricordate per una crescita esponenziale dei partiti euroscettici e di estrema destra in molti Paesi d’Europa, che triplicano la propria presenza nel Parlamento europeo. Parallelamente, si assiste anche in alcuni Paesi alla vittoria di alcune forze di estrema sinistra, anch’esse su posizioni euroscettiche e populiste. Insomma, sembra di essere tornati ai tempi degli “opposti estremismi”, flagello politico che correva in parallelo nell’Italia degli anni Settanta.

Da segnalare invece i risultati dell’ Italia, che ha visto il trionfo del Pd (40%) e un risultato deludente del M5S, che ottiene comunque 17 seggi ed entra a Strasburgo. Invariata anche la situazione in Germania, dove la Cdu/Csu di Angela Merkel è riconfermata al primo posto (36%).

In sostanza, i gruppi anti-Ue – più i nuovi entrati che appartengono in gran parte a movimenti contrari all’integrazione – otterrebbero tra i 130 e i 150 seggi, contro i 64 del 2009. E fra questi non pochi sono dichiaratamente razzisti e xenofobi. Come ha spiegato al Bollettino Stefano Gatti dell’Osservatorio Antisemitismo del Cdec, «la vera novità di queste elezioni è che si presentano alcuni partiti di matrice dichiaratamente nazista: Jobbik in Ungheria, Alba Dorata in Grecia, e, seppure con alcune differenze rispetto a queste due, le Front National in Francia. Si tratta di partiti accomunati principalmente da due elementi: l’eurofobia e l’opposizione a una società multiculturale, che si esprime in atteggiamenti razzisti e xenofobi contro le minoranze e gli stranieri. E anche l’antisemitismo è un discorso che più o meno tutte queste forze politiche utilizzano».

Mentre dunque Alba Dorata e Jobbik ne parlano in modo molto chiaro, Le Front National non ne fa più riferimento esplicitamente come avveniva nel passato (numerose le dichiarazioni del suo fondatore Jean-Marie Le Pen). «Ciò nonostante – continua Gatti – l’atteggiamento del FN nei confronti degli ebrei rimane di difficile decifrazione: ogni tanto si “avvicina” all’ebraismo, e in particolare ad Israele perché lo vede come un naturale alleato nella guerra contro l’Islam. Il FN rimane però ostile al multiculturalismo e alla società aperta e pluralistica, ed anche se identifica nell’immigrato il nemico principale, continua a vedere l’ebreo e l’ebraismo come “corpo estraneo” all’identità francese».

Ma quale potrebbe essere per gli ebrei d’Europa l’impatto di una crescita di queste forze? «Si potrebbe avere una chiusura maggiore, se non totale, nei confronti di espressioni della libertà religiosa, come la milà e la shechità», conclude Gatti.

Terremoto estrema destra

A fare parlare tutti i media internazionali di “terremoto” è la Francia, dove il Front National di Marine Le Pen, con il 26% dei voti, è il primo partito votato dai francesi, conquistando 24 seggi. Trionfante, la Le Pen ha parlato di “inizio di una nuova marcia per la libertà” e ha chiesto al presidente Hollande di procedere allo scioglimento dell’Assemblea nazionale, chiamando a raccolta tutti gli euroscettici d’Europa e Grillo.

Clamoroso anche il risultato nel Regno Unito dove il movimento antieuropeo dell’Ukip di Nigel Farage ha ottenuto il 31,9% dei voti, attestandosi anch’esso come la prima forza del Paese. Nella volontà di creare un fronte contro l’Europa a Strasburgo, Farage si è poi alleato con il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo (dopo il risultato positivo del referendum online fra gli iscritti al M5S), creando non poche tensioni all’interno dei sostenitori del Movimento.

Cresce enormemente anche il partito separatista fiammingo in Belgio. L’’Alliance Néoflamande (NVA) di Bart De Wever, con il 18,5% dei voti, ha ottenuto nel suo Paese il numero più alto dei seggi. In Austria crescono l’estrema destra, i verdi e i liberali, mentre il centrodestra del Partito del popolo, pur restando avanti, cala del 27,5%. Anche la Danimarca non fa eccezione al trend euroscettico: l’estrema destra del Danish People Party è il primo partito con il 23,1% seguito dai socialisti (20,5%) e dai liberali (17,2%). Nessuna sorpresa, invece, in Ungheria dove il partito Fidesz del premier Viktor Orban ha vinto con oltre il 50% dei consensi. Secondi, gli estremisti neonazisti di Jobbik con il 15% (che alle nazionali hanno però superato il 20%).

Sale l’estrema sinistra

In Spagna arretrano il Partido Popular e il PSOE, mentre si rivela un’autentica sorpresa la nuova formazione “Podemos”, movimento di sinistra nato nei mesi scorsi e guidato dal 36enne Pablo Iglesias, professore di scienze politiche all’Università di Madrid, che al loro esordio hanno conquistato 5 eurodeputati con 1,2 milioni di voti (7,97%).

In Grecia, invece, si assiste da un lato alla crescita del partito di estrema sinistra Syriza di Alexis Tsipras (26% delle preferenze); dall’altro però, cresce anche la formazione neonazista Alba Dorata, con il 9,3%.