Quattro spettacoli inseriti in due appuntamenti culturali di grande spessore sono al centro della protesta antisraeliana che ha visto manifestare gli attivisti del «Comitato boycott Israel» di Torino e alcuni militanti dei centri sociali torinesi. Al centro della polemica, le performance di alcuni artisti israeliani: al MiTo sono attesi il trio jazz guidato dal contrabbassista Avishai Cohen (il 12 settembre), il 19 il pianista Omri Mor e il 21 la cantante Noa, mentre nell’ambito di Torino Danza al Carignano si esibirà la Kibbutz Contemporary Dance Company nello spettacolo Aide-Memoire.
«In conformità con la campagna internazionale di boicottaggio – si legge nel documento -, disinvestimento e sanzioni verso Israele, è importante che tutte le persone e le associazioni sensibili si mobilitino per l’annullamento di questi eventi, come forma di protesta per il regime di apartheid vigente da 66 anni in Palestina e per i terribili massacri perpetrati a Gaza”.
In particolare s’invita a costruire una forte mobilitazione contro l’evento del Torino Danza Festival del 27-28 settembre, in quanto direttamente sponsorizzato dall’Ambasciata israeliana. “La rassegna Torino Danza – continua il documento – sembra essere particolarmente permeabile alle pressioni della “Israel lobby»: due anni fa ospitò la Batsheva Dance Company e, di fronte agli appelli che chiedevano l’annullamento dell’evento il direttore del Festival, tuttora in carica, criticò il boicottaggio definendolo una “censura violenta”».
A proposito poi di «Aide Memoire», uno spettacolo dedicato allo sterminio degli ebrei nella Seconda Guerra Mondiale, si arriva ad accusare gli israeliani di «strumentalizzare» la storia «per giustificare l’esistenza di «Israele e i suoi crimini».
“Si invitano singoli e associazioni – conclude il documento pro-boicottaggio – a costruire una forte campagna di iniziative, dal 2 fino al 28 settembre, per il boicottaggio degli eventi culturali sopracitati, come forma di solidarietà concreta con la quotidiana Resistenza del popolo palestinese».
Infine, il gruppo ha scritto anche due lettere aperte, inviate ai musicisti Cohen e Mor, in cui gli artisti sono invitati a prendere posizione esplicita contro Israele confidando in una loro non «neutralità».
Cresce dunque la preoccupazione fra la comunità ebraica torinese, che già lamenta minacce di boicottaggio contro i negozi. «La cultura è dialogo: attaccare gli artisti è una forma grave di antisemitismo», dice Beppe Segre, presidente della Comunità.
I fatti di Livorno
Ma Torino non è l’unica città italiana in cui ultimamente ci sono stati episodi di chiaro antisionismo. A Livorno, infatti, ai primi di agosto è stato appeso su un palazzo non lontano dal Municipio uno striscione su cui campeggiava la scritta “Fermare il genocidio a Gaza. Israele vero terrorista”. Immediata la reazione della Comunità ebraica, che ha duramente criticato il sindaco Nogarin (M5S) per la scelta di non rimuoverlo, a cui è seguita quella che da molti è stata interpretata come un’ulteriore provocazione: una lettera in cui il primo cittadino parla di un gemellaggio con Gaza.
Dura la reazione dei liberali di Livorno, che in una nota stampa scrivono: “Altre città italiane si sono nel passato gemellate con Gaza ma l’enorme differenza, da alcuni anni a questa parte, con il passato è che la Striscia è governata con il pugno di ferro, nei confronti anche dei residenti, da un movimento integralista religioso, caratterizzato dalla negazione dei diritti fondamentali dell’uomo e con particolari propensioni all’omofobia, alla segregazione delle donne e alla persecuzione verso le minoranze religiose (si vedano le testimonianze dei pochi cristiani ormai rimasti a Gaza). Ove ciò non bastasse Hamas è classificato come”gruppo terroristico” anche dall’Unione Europea, quindi dall’Italia, e sarebbe pertanto paradossale, pensiamo anche non legale, un gemellaggio di questo tipo. Insomma, gemellarsi con Gaza dominata da Hamas sarebbe cosa ben diversa dal gemellarsi con la comunità civile del luogo ed esporrebbe Livorno, visto il contesto storico corrente, a una pessima figura anche sotto il profilo dell’esempio di improvvisazione amministrativa che deriverebbe da una simile deliberazione”.
Decisamente fuori luogo per i firmatari, poi, il finale della lettera del Sindaco Nogarin nel quale egli dice che vorrebbe “che la Comunità si unisse convintamente al nostro appello per una tregua”: “una sorta di tentativo di esame o di richiesta di ‘discolpa’ improprio e inopportuno – continuano i liberali -, tale da gettare seri dubbi circa la genuinità delle dichiarazioni precedenti, pur infarcite di troppe citazioni”.