di Ilaria Ester Ramazzotti
La disoccupazione, la crisi economica, la corruzione, criminalità, il razzismo, l’immigrazione. E l’antisemitismo crescente, anche se è al settimo posto. Sono queste le principali preoccupazioni sentite dagli ebrei italiani, secondo la ricerca Da vecchie e nuove direzioni. Percezioni ed esperienze di antisemitismo tra gli ebrei italiani, pubblicata il 3 febbraio dall’Institute for Jewish Policy Research di Londra. Il lavoro è a cura di Sergio della Pergola, professore di demografia all’Università Ebraica di Gerusalemme, e L. Daniel Staetsky, ricercatore al Dipartimento di Sociologia dell’Università di Cambridge, con la collaborazione del centro di ricerca Ipsos Mori e dell’Agenzia dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.
Alcuni dati e risultati della ricerca Della Pergola-Staetsky
Secondo la ricerca Della Pergola-Staetsky, la minaccia dell’antisemitismo è avvertita come un problema dal 63% degli ebrei italiani, rispetto al 48% dei correligionari inglesi, al 57% di quelli tedeschi, all’86% di quelli francesi e al 79% dei belgi. Secondo i due terzi degli ebrei italiani l’antisemitismo è inoltre aumentato in modo considerevole negli ultimi cinque anni, specie sul web. Per contro, gli atti di violenza sono rari e la maggior parte di loro è ben integrata nella società.
In Italia, la percezione dell’antisemitismo varia anche a seconda della città di residenza: a Roma il pericolo è sentito in modo più acuto e il 19% degli ebrei romani riferisce di avere valutato positivamente, nel corso degli ultimi cinque anni, l’ipotesi di fare aliyah in Israele. Più alta è tuttavia la percentuale fra gli iscritti alle piccole comunità (22%) e fra gli ebrei milanesi (26%). Molto elevata risulta in genere la preoccupazione di rimanere coinvolti in attacchi antisemiti che potrebbero colpire eventi e luoghi ebraici frequentati.
Ma chi viene percepito antisemita? Secondo gli ebrei italiani viene in particolare ritenuto antisemita chi, con il comportamento o con la parola, nega la Shoah o la definisce una esagerazione (così secondo l’84% degli ebrei intervistati), chi ritiene gli ebrei responsabili dell’attuale crisi economica (75%), chi dice che gli ebrei sfruttino la Shoah a proprio vantaggio attraverso il vittimismo (75%), chi definisce gli ebrei come non italiani (66%), chi sostiene che gli ebrei abbiamo troppo potere in Italia (64%). Una critica allo Stato d’Israele non viene invece valutata necessariamente antisemita (così solo secondo il 9%); diversamente chi appoggia il boicottaggio dei prodotti israeliani è ritenuto antisemita dal 50% del campione d’indagine e chi paragona i comportamenti degli israeliani verso i palestinesi a quelli dei nazisti lo è per il 61%.
“Per la prima volta un sondaggio si è basato sull’idea di chiedere agli stessi ebrei come percepiscano l’antisemitismo – ha detto Sergio Della Pergola al Times of Israel -. “Ciò che viene considerato fonte di antisemitismo varia da paese a paese. In Italia – ha aggiunto – oltre il 60% degli intervistati ha indicato punti di vista di sinistra, seguiti da punti di vista di destra, mentre l’Islam viene solo al terzo posto; qualcosa di molto diverso da ciò che accade in Francia, ad esempio”.
La ricerca è consultabile per intero sul sito di JPR, Institute for Jewish Policy Research ed era stata anticipata da Pagine Ebraiche lo scorso gennaio. Sarà tradotta e pubblicata in italiano nelle prossime settimane.
Un gruppo di lavoro internazionale
Con Della Pergola e Staetsky ha lavorato alla stesura della ricerca una equipe internazionale coordinata da Jonathan Boyd del JPR composta da Eliezer Ben-Raphael della Tel Aviv University, Erik Cohen di Bar-Ilan University, Lars Dencik della Roskilde University, Olaf Glöckner del Moses Mendelssohn Zentrum, András Kovács della Central European University, Mike Whine e Mark Gardner di Community Security Trust e David Feldman del Pears Institute for the study of Antisemitism della Birkbeck University di Londra.