Parlare di sanità all’insegna della collaborazione fra religioni: è questo l’obiettivo della serie di incontri organizzati dall’AME con l’Accademia Ambrosiana, il Coreis, l’Ipasvi e la Cà Granda -Policlinico. Medici ebrei, musulmani, cristiani di varie confessioni (otodossi cattolici e protestanti) si confronteranno nel campo della sanità in una serie di incontri che rientrano sotto il grande tema “Insieme per prenderci cura” e che hanno come sottotitolo significativo “Il rispetto delle differenti identità spirituali e dei valori religiosi della persona malata”. Informare, sensibilizzare, formare gli operatori sanitari sono gli obiettivi che si sono posti gli organizzatori.
Il primo appuntamento, di tipo programmatico, è il 20 aprile alle ore 18 all’Ambrosiana,
Piazza Pio XI, 2 – Sala delle Accademie E.R. Galbiati. Patrocinano l’evento l’ordine dei medici , i medici cattolici e l’accademia ISA.
Gli altri nove incontri formativi della durata di 3 ore ciascuno (dalle 17.00 alle 20.00), su tematiche che potranno riguardare:
1-L’umanizzazione dell’ospedale: dall’architettura alla multiculturalità (30 giugno 2015)
2-Significato di cura e malattia nelle prospettive laica e religiose (17 settembre 2015)
3-Le sfide bioetiche in una società multiculturale (14 ottobre 2015)
4–Tematiche di inizio vita: deontologia, giurisprudenza e religioni a confronto (18 novembre 2015)
5–Tematiche di fine vita: deontologia, giurisprudenza e religioni a confronto (14 gennaio 2016)
6-Le religioni di fronte ai progressi scientifici e alle procedure tecnologiche (11 febbraio 2016)
7-Le religioni di fronte alle nuove possibilità diagnostico-terapeutiche-assistenziali (17 marzo 2016)
8-Modalità di rispetto e osservanza delle diverse pratiche religiose nelle realtà ospedaliere (14 aprile 2016)
9-Insieme per prenderci cura: sintesi seminariale, esperienze e best practice (12 maggio 2016)
Giorgio Mortara, presidente nazionale dell’AME, in questo testo spiega le motivazioni che stanno alla base di questo importante corso.
“Al centro del nostro programma poniamo l’attenzione alla persona umana, con la sua dignità, integrità fisica, morale e spirituale, messa alla prova dalla situazione di fragilità e bisogno indotta dalla malattia. Mettendoci al servizio dei sofferenti, intendiamo esaminare e promuovere quegli aspetti e quei fattori di benessere complessivo che affiancano l’intervento clinico e terapeutico con una specifica consapevolezza della dimensione spirituale e religiosa di ogni uomo. Il termine INSIEME racchiude un duplice significato: il primo intende tutti gli operatori della sanità, uniti per collaborare a prendersi cura del malato con tutti i significati che abbiamo sentito nelle precedenti presentazioni. Assistenza è un concetto che per noi deve evolvere in “cura” e nel prendersi cura. È possibile distinguere il governo clinico/gestione della cura come due ambiti autonomi dello stesso progetto solo se vi è “coinvolgimento reciproco”. Con questo termine si misura il grado di integrazione e di coesione di un setting organizzato per autonomie o il grado di interazione di due professioni relativamente autonome ed ha lo scopo di creare “legami forti”. Il confine tra medico e infermiere passa tra due generi diversi di cognizioni: la cognizione clinica è il dominio del medico e al medico va quel “poter fare” che si chiama “governo clinico” mentre la cognizione della cura è il dominio dell’infermiere e all’infermiere va quel “poter fare” che si definisce “gestione integrata della cura”. Ai medici spetta il governo clinico. Agli infermieri la gestione della cura. Col pronome CI, “nel prendeci cura” abbiamo voluto sottolineare il coinvolgimento personale dell’operatore, che non deve demandare ad altri la risoluzione di queste problematiche. Il secondo significato di INSIEME indica che le tre religioni abramitiche che si riconoscono nel Dio della Bibbia, e che hanno il loro punto di partenza dal presupposto che l’uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio, intendono collaborare assieme. Esse sono fondate sulla suprema santità della vita umana, sulla dignità e rispetto dell’uomo, sull’obbligo religioso di attenuare la sofferenza e la malattia, sull’aiuto spirituale a chi è malato e quindi sull’ irrinunciabile diritto di ogni paziente ed ogni medico e operatore della sanità ad avere reciproco rispetto delle proprie credenze religiose.
Tale iniziativa va nella direzione auspicata negli ultimi interventi pubblici dal presidente dell’Ucei R. Gattegna: solo la cultura e la memoria sono le parole chiave, gli antidoti affinché la nostra società sia consapevole dei propri valori fondamentali e irrinunciabili, primo tra tutti il rifiuto di ogni deriva fanatica e fondamentalista che finisce per diventare assassina contro chiunque venga considerato diverso.
Molte sono le discussioni sulla reale possibilità di un fattivo dialogo tra e nelle le diverse religioni. Né il mondo musulmano né quello ebraico hanno gerarchie religiose riconoscibili, per cui la presenza a questi incontri di Imam e Rabbini anche molto importanti non ha e non riesce a produrre risultati visibili e duraturi sul terreno della comprensione reciproca. Ma anche il mondo cristiano, che pure spesso è animatore e promotore di questi incontri, deve scontare la sua disunità. Raramente compaiono esponenti del mondo cristiano ortodosso e il coinvolgimento dei protestanti è altalenante. Il mondo cattolico è fortemente articolato al suo interno e in Italia, dove rappresenta la stragrande maggioranza dei credenti, la percezione della necessità di un dialogo, soprattutto a livello locale, non assume quel rilievo che meriterebbe.
Nonostante queste considerazioni possiamo continuare a pensare che l’incontro con le altre culture religiose si debba limitare a una amichevole disponibilità a “presentarsi” quando invitati e a parlare in maniera generica e divulgativa di storia e tradizioni delle rispettive religioni? Non è forse il caso di studiare altre forme più efficaci, specie sul piano della comunicazione, in modo da estendere a un pubblico più vasto la sensazione che un dialogo sia possibile e auspicabile?
A noi sembra che l’attuale emergenza, il crescere delle violenze antiebraiche in Europa e nel mondo parallelamente al crescere di violenze su altre comunità religiose cristiane e mussulmane perpetrate nel nome millantato di un dovere religioso, imponga un mutamento nell’atteggiamento di tutti, a tutti i livelli della società. Solo uno scatto deciso in questa direzione darà un senso non effimero alla stagione aperta cinquant’anni fa dall’apertura conciliare di Papa Giovanni XXIII come ha ribadito lo storico Gadi Luzzatto Voghera in un recente editoriale. Riteniamo che l’unica strada percorribile in una direzione di pace sia quella che pone il dialogo all’interno delle religioni e fra le religioni come priorità politica.
Ecco quindi che intendiamo collaborare insieme per realizzare un progetto che ci vede uniti, nello spirito di quanto già realizzato in altre sedi (Istituti di ricerca, di cura e d’insegnamento) e come auspicato da documenti di Commissioni miste di carattere sia multiculturale ed interetnico sia interreligioso, un Corso per sensibilizzare, informare e formare tutti gli operatori sanitari al rispetto delle varie identità spirituali delle persone malate Vogliamo altresì sottolineare che in una società sempre più multietnica e multireligiosa è necessario tenere in considerazione anche le esigenze religiose degli operatori della sanità. Il rispetto della diversità e le differenti tradizioni e usi costituiscono la ricchezza di una società multiculturale come sta diventando la nostra. A Milano oggi sono presenti cittadini di ben 159 diverse nazionalità.
Per quanto riguarda gli incontri previsti, nel primo dei prossimi seminari che avranno la durata di 3 ore e che daranno la possibilità di avere crediti formativi universitari ed ECM per coloro che già lavorano, porremo l’accento proseguendo nel cammino tracciato dai precedenti relatori, sulla necessità di adeguare le strutture e l’organizzazione dei nostri istituti di diagnosi e cura per preservare la dignità del malato.
Rendere edotti gli operatori degli elementi che concorrono all’umanizzazione dell’ospedale: l’azione sugli ambienti, i processi organizzativi la formazione degli operatori, la connessione con il territorio e i rapporti con la famiglia e le comunità di appartenenza. Nel secondo i docenti esporranno il significato della malattia e della cura per le diverse religioni. Nel terzo verranno affrontate le sfide bioetiche e il ruolo dello stato in particolare del comitato nazionale di bioetica e del garante della privacy e l’importanza e la funzione del codice deontologico nella attuale società multietnica. Nelle successive 4 verranno affrontate le tematiche di inizio e fine-vita , i trapianti, le nuove possibilità diagnostiche, terapeutiche ed assistenziali quali l’uso delle cellule staminali ponendo l’accento sulle posizioni delle diverse religioni.
Infine gli ultimi due incontri verranno dedicati alle modalità di rispetto e osservanza delle diverse pratiche religiose nelle realtà ospedaliere e verranno discusse le esperienze di best practice adottate in diverse realtà in modo da poterle applicare su ampia scala adattandole alle diverse realtà locali. La metodologia di lavoro, a seconda degli argomenti trattati, si baserà su diverse opzioni: lezione frontale, workshop di discussione con i partecipanti, analisi di case studies e di esperienze didattiche e formative precedentemente sperimentate in ambito accademico e ospedaliero. Saranno utilizzati sussidi didattici cartacei e multimediali.
Il filo guida di tutti i seminari rimarrà comunque quello di sensibilizzare, informare e formare al rispetto delle diverse identità spirituali delle persone ricoverate o prese in cura dalle strutture sanitarie”.