“La vera novità di queste elezioni è che si presentano alcuni partiti di matrice dichiaratamente nazista: Jobbik in Ungheria, Alba Dorata in Grecia, e, seppure con alcune differenze rispetto a queste due, le Front National in Francia”. A dichiararlo a Mosaico, alla vigilia delle votazioni di domenica 25 maggio, è Stefano Gatti, dell’Osservatorio Antisemitismo del Cdec, che riflette con Mosaico su un tema di grande attualità, su cui si stanno confrontando anche i media internazionali: quello, cioè, del pericolo che in molti Paesi d’Europa (in cui oltre alle elezioni europee si tengono anche le politiche) i partiti estremisti conquistino molto potere, confermando così una diffusione sempre più capillare di sentimenti xenofobi, razzisti e antisemiti.
“Si tratta di partiti accomunati principalmente da due elementi: l’eurofobia e l’opposizione a una società multiculturale, che si esprime in atteggiamenti razzisti e xenofobi contro le minoranze e gli stranieri. E anche l’antisemitismo è un discorso che più o meno tutte queste forze politiche utilizzano. Le Front National, ad esempio, sebbene non ne faccia più riferimento apertamente come faceva invece nel passato, non ha nemmeno rinnegato le passate dichiarazioni antisemite del suo fondatore, Jean-Marie Le Pen (padre dell’attuale segretario, Marine Le Pen, ndr). Mentre Alba Dorata e Jobbik ne parlano in modo molto chiaro. E lo stesso partito del premier ungherese Victor Orban utilizza argomentazioni speculari a quelle dello Jobbik, già rappresentato nel paese al 20%”.
Ma anche in Italia non mancano le forze che fanno riferimento a sentimenti razzisti e xenofobi, come la Lega Nord e, in maniera diversa, il partito Fratelli d’Italia (la stessa Meloni ha dichiarato di condividere le posizioni della Le Pen). “E anche se esplicitamente non sono antisemiti, il discorso contro il mondialismo delle banche e del cospirazionismo delle lobby ebraiche è sempre in agguato”.
Se dunque queste forze dovessero guadagnare forza ed essere più rappresentate in sede al Parlamento europeo, si potrebbe avere una chiusura maggiore, se non totale, nei confronti di espressioni della libertà religiosa, come la milà e la shechità.
Del resto, lo stesso presidente del World Jewish Congress, Ronald Lauder, ha dichiarato di temere “una crescita di legislatori estremisti, razzisti e antisemiti a Strasburgo e a Bruxelles”.
I primi dati
Intanto, si hanno già i dati degli exit pool dei primi Paesi in cui si sono concluse le elezioni. Nei Paesi Bassi il partito antieuropeista Vvd sarebbe al terzo posto, mentre in Regno Unito le elezioni locali danno una netta crescita del partito di destra Ukip. Si attendono per lunedì i risultati definitivi.
I profili di alcuni partiti
Francia: Front National
Il Front National è stato fondato nel 1972 ad ispirazione del Movimento Sociale Italiano (di cui ha ripreso il simbolo della fiamma tricolore) e diretto per circa quarant’anni da Jean-Marie Le Pen. I temi connotanti del partito: nazionalismo con tratti sciovinisti, ostilità nei confronti dell’immigrazione, concezione forte dello stato, rifiuto del multiculturalismo, difesa dei valori tradizionali e dell’identità francese dai “corpi estranei”, il tutto inserito in una concezione organicistica e corporativa dello stato. Dal 1984 il FN è in continua ascesa, è stabilmente uno dei primi tre partiti francesi ed il principale partito di estrema destra della UE. L’ex pied-noir Le Pen, oggi ottantacinquenne, è un estremista di matrice poujadista con una lunga storia di antisemitismo, razzismo e xenofobia, che ha spesso usato una retorica di odio contro i gruppi di minoranza francesi, tra cui gli ebrei. Le Pen ha abbracciato anche il negazionismo e la banalizzazione della Shoah, nel 1987 ha dichiarato che i campi di sterminio nazisti furono “un mero dettaglio” della Seconda Guerra mondiale, nel 1988 ha fatto un gioco di parole sul ministro Durafour “ Dura / four crematoire ( Dura forno crematorio)” in un contesto in cui banalizzava il genocidio antiebraico; nel 1997 ha detto che non si sarebbe più espresso sulla Shoah “perché è un tema tabù protetto dal diritto penale e l’unica opinione che può venire espressa è quella autorizzata dai media”. Per Le Pen “le razze non sono uguali, razze differenti hanno qualità differenti, ecco perché i neri sono più bravi negli sports”. Frequente il ricorso agli stereotipi classici della polemistica antisemita, nel 1990 accusò l’allora presidente Chirac di essere “al soldo delle organizzazioni ebraiche, ed in particolare del famigerato B’nai B’rith”. Dal gennaio 2011 l’ormai anziano politico è diventato presidente onorario del partito, ed il ruolo di leader è stato assunto da Marine Le Pen, terzogenita del fondatore e per anni dirigente del FN. Marine Le Pen non ha mai preso distanza dalle dichiarazioni estremiste del padre. La nuova presidente sta cercando di “voltare pagina” e di cambiare l’ideologia e l’immagine del partito, per cui durante le recenti elezioni presidenziali e legislative, i gruppi di skinheads che spesso accompagnavano suo padre durante le manifestazioni, sono stati sostituiti da gruppi famigliari. Marine Le Pen dice di voler abbandonare il vecchio estremismo xenofobo e razzista del FN per dare vita ad un moderato “partito dei patrioti” e ad un’alleanza identitaria con altri partiti europei contrari all’Unione Europea, alla moneta unica e all’immigrazione. In questo suo processo di modernizzazione e “dédiabolisation” del partito, Le Pen ha assunto alcuni toni liberal nei confronti degli omosessuali e dei temi bioetici, ha posto l’accento su temi della laicité francese, e sta tentando di guadagnarsi la fiducia degli ebrei francesi. In un’intervista radiofonica del 2005 ha stigmatizzato l’antisemitismo, nel febbraio 2011 ha detto che ciò che è accaduto nei campi nazisti “è il punto più alto della barbarie”, e poi ha allontanati dal FN alcuni degli elementi più estremisti. Marine Le Pen ha preso anche le distanze da Alain Soral, il più attivo polemista antisemita francese, considerato uno degli intellettuali di punta del FN. Contemporaneamente nel novembre 2011 la signora Le Pen si è fatta fotografare con l’ambasciatore israeliano Ron Prosor nella sede dell’ambasciata francese ONU di New York.
Ciò nonostante, l’atteggiamento del FN nei confronti degli ebrei rimane di difficile decifrazione, non ha sviluppato empatia verso di essi e continua a fare uso di alcuni temi dell’antisemitismo. Ogni tanto il FN si “avvicina” all’ebraismo, e in particolare ad Israele perché lo vede come un naturale alleato nella guerra contro l’Islam, e ciò spiega perché i dirigenti del FN continuano a pronunciarsi contro gli ebrei delle comunità francesi ma ad elogiare alcuni aspetti di Israele. Il FN rimane però ostile al multiculturalismo e alla società aperta e pluralistica, ed anche se identifica nell’immigrato il nemico principale, continua a vedere l’ebreo e l’ebraismo come “corpo estraneo” all’identità francese.
Grecia: Chrysi Avgi – Alba Dorata
Alba Dorata è stata fondata nella prima metà degli anni ’80, e si registra come partito nel 1994, anno in cui partecipa per la prima volta alle elezioni europee, dove ottiene lo 0,1% e 7.242 voti. AD è rimasto un partito marginale sino a quattro anni fa. Nel 2009 alle elezioni europee ha ottenuto lo 0,46% e 23.609 voti, alle politiche lo 0,29 (sotto la soglia del 3% richiesta per entrare nel Parlamento greco) e 19.624 voti. Nel 2010 ha vinto un seggio ( 5,29% e 10.222 voti) al Consiglio comunale di Atene, alle elezioni politiche del maggio 2012 ha ricevuto il 6,97% e 441,018 voti, ed è diventato il quinto partito nel Parlamento ellenico. Alba dorata ha successo tra i giovani, e gli ultimi sondaggi gli attribuiscono percentuali tra il 9% e l’11%. I trionfi elettorali di AD vengono attribuiti principalmente alla gravissima crisi socioeconomica che ha colpito la Grecia, al massiccio spostamento di voti dai tradizionali partiti di sinistra, destra o centro, e al declino di LAOS e di altri partiti estremisti. I motivi principali per cui gli elettori votano per AD sono essenzialmente due: protesta contro l’ establishment dei partiti tradizionali, e reazione verso le dure misure di austerity introdotte dal governo greco in risposta al finanziamento ottenuto dagli organismi UE per arginare la crisi economica. Anche se AD non fa parte della coalizione governativa, ha favorito la normalizzazione di certi discorsi razzisti ed antisemiti, introducendoli nella dialettica politica tradizionale. Con la sua violenza contro gli immigrati, l’emblema di partito che richiama la svastica ed un saluto di stampo nazista, le manifestazioni aggressive, le citazioni dal Mein Kampf di Hitler, così come la diffusione di saggistica sulla superiorità razziale dei greci, la promozione della supremazia degli ariani, dell’ideologia razzista ed antisemita, la negazione della Shoah, Alba dorata si configura come erede diretto della tradizione nazista tedesca.
Ungheria: Jobbik
Movimento per un’Ungheria migliore, partito di estrema destra con matrice neonazista, populista e sciovinista, leader Gabor Vona, fondato nel 2007, possiede una simil-milizia – La Guardia Magiara – che per la sua retorica e le uniformi indossate dagli aderenti, richiama le “Croci Frecciate” movimento nazista degli anni ’40 principale responsabile della Shoah ungherese. Jobbik attualmente è il terzo partito dell’assemblea nazionale con 23 seggi. Nei confronti della UE nutre una diffidenza ancora più forte di quella espressa da Fidesz. Jobbik non tenta neppure di celare il suo estremismo anti-tzigano ed antisemita. Nell’aprile 2012 un deputato di Jobbik ha riproposto in Parlamento l’accusa del sangue, dando credito ad un falso caso di omicidio rituale del 1884, dicendo che gli accusati ebrei furono assolti per le pressioni esercitate dai circoli di potere che dominavano il mondo.
La contiguità ideologica e politica tra Fidesz (il partito al potere guidato da Victor Orban), e Jobbik, fa si che il partito di Orban faccia propri alcuni temi usati da Jobbik, come il rifiuto del trattato di pace di Trianon del 1920, base del revanscismo magiaro. Negli ultimi quattro anni Fidesz e Jobbik si sono resi protagonisti di una serie di eventi e attività diventate baricentro di forti contrasti di opinione in relazione al tema della memoria della seconda guerra mondiale nell’Ungheria contemporanea e dell’antisemitismo. La nuova costituzione ungherese, in vigore dal gennaio 2012, ha introdotto un articolo che porta alla negazione delle responsabilità dello stato nell’organizzazione del massacro della quasi totalità della comunità ebraica ungherese nel 1944/45.
Olanda: PVV (Partito per la libertà)
Di matrice liberal-conservatrice, populista ed euroscettico, si connota per i forti tratti islamofobi. E’ un partito personale che ruota intorno alle sortite provocatorie del suo carismatico leader Geert Wilders. PVV è nato nel 2006 sulle ceneri della Lista Fortuyn, partito libertario, nazionalista e con forti tratti anti-islamici guidato da Pim Fortuyn, ucciso da un estremista ecologista nel 2002. Wilders è pro-Israele e fortemente anti-islamico, e si è spesso reso protagonista di pesanti accuse ed offese contro il mondo musulmano. L’ostilità di Wilders al multiculturalismo l’ha portato a osteggiare la shechita: il programma elettorale con cui il PVV si presentò alla Camera dei Rappresentanti olandese del 2012 includeva la proibizione della macellazione rituale ebraica, inoltre un parlamentare del PVV voleva addirittura vietare l’importazione della carne kasher, e in parlamento ha definita la macellazione rituale “tortura rituale”. Questa politica ha suscitato una dura reazione da parte del rabbinato olandese che ha ricordato a Wilders che “non si può essere nello stesso tempo amici di Israele e del popolo ebraico e sostenere leggi anti-ebraiche”. Il PVV ha ottenuto il suo più grande successo in Olanda nel 2010 con il 15% dei voti, nel 2012 è sceso a poco più del 10%. Alle elezioni europee del 2009 PVV aveva preso il 17%.