di Davide Foa
“Chag sameach”. Alan Gross, ebreo americano scarcerato dalle prigioni cubane mercoledì 17 dicembre, decide di iniziare così la sua conferenza stampa a Washington nel primo giorno di Channukà.
Collaboratore di USAID (United States Agency for International Development), Gross era stato arrestato nel 2009 per aver tentato di fornire alla comunità ebraica dell’Avana un’alternativa e più efficiente rete informatica.
Il suo obiettivo era, in poco parole, riuscire a collegare gli isolati ebrei cubani al resto del
mondo, soprattutto quello ebraico.
Dopo oltre un anno di trattative segrete si è giunti alla liberazione di Gross.
Una scarcerazione che segna un momento storico per le relazioni diplomatiche tra gli USA e l’arcipelago caraibico; basti leggere le parole del presidente Obama, riportate da Haaretz : “ E’ giunto il momento di rompere le catene del passato”.
Insomma, la libertà di Gross si accompagna a una vera e propria rivoluzione nell’ambito delle relazioni USA-Cuba.
A breve verrà infatti aperta una sede diplomatica statunitense a L’Avana, ma il punto centrale è la fine dell’embargo e la possibilità di collaborazioni politiche tra i due paesi.
Era il 25 aprile del 1961 quando gli USA decretarono, a seguito della rivoluzione castrista, un embargo totale verso Cuba, colpevole di aver perseguito una serie di politiche a danno delle imprese statunitensi.
Tornando alla contemporaneità, i due presidenti, Barack Obama e Raul Castro, si dichiarano entrambi felici per questo riavvicinamento, riuscito anche grazie all’intervento di Papa Bergoglio e del Canada. Infatti, sia le lettere del pontefice, inviate a Castro e a Obama, sia il Canada, come paese ospitante diversi colloqui tra i rappresentanti diplomatici, si sono dimostrati determinanti nello scioglimento dell’ultimo iceberg della guerra fredda.
Per ottenere il rilascio di Gross, gli Usa hanno accettato di scarcerare a loro volta 3 agenti cubani. “ Sappiamo che la decisione di liberare i detenuti cubani non era certo semplice, per questo apprezziamo gli sforzi del Presidente Obama e del VicePresidente Biden”, dichiara la Conference of Presidents of Jewish Organizations.
Haaretz riporta inoltre il pensiero di Dina Siegel Vann, membro attivo dell’Istituto Belfer, organizzazione che segue le comunità ebraiche latino americane. Secondo Vann gli ebrei cubani saranno doppiamente avvantaggiati da questo disgelo: “ oltre ai benefici comuni a tutti i cittadini, essi potranno godere di maggiori legami con le organizzazioni ebraiche.”
I 1000/1500 ebrei cubani non saranno più quindi confinati nella loro terra, ma avranno la possibilità di aprirsi alle organizzazioni ebraiche internazionali.
Ma gli effetti positivi potrebbero riguardare anche le comunità ebraiche di altri paesi latino- americani, come il Venezuela. “Cuba e Venezuela sono legati da un rapporto strettamente interdipendente” afferma Vann.
Anche il direttore del B’nai B’rith internazionale, ordine che vede una forte presenza latino-americana, esprime grande soddisfazione : “ una nuova era di legami accrescerà il profilo delle comunità Latino-Americane e l’interesse nei loro confronti.”
Nuovi scenari si aprono dopo la liberazione di Alan Gross, non resta che augurare Chag Sameach a tutti gli ebrei cubani, ma non solo.