“Guardando al presente, in Germania e in Europa, non vedo alcun altro paese europeo in cui gli ebrei vivano più in sicurezza che in Germania. Una volta questo era un Paese antisemita, ma oggi è un paese che lotta contro l’antisemitismo”.
Così si è espresso il presidente del parlamento tedesco Norbert Lammert, invitato alla riunione annuale della European Jewish Association, tenutasi a Berlino martedì 1 marzo. Lammert ha anche sottolineato che in Germania oggi la comunità ebraica sta rinascendo, con oltre 100.000 persone, a soli cinquant’anni dalla Shoah, grazie anche all’immigrazione dai Paesi ex-sovietici.
Infine ha annunciato che nel prossimo futuro si terrà una conferenza di due giorni dei parlamentari europei, in cui si discuterà proprio di antisemitismo in Europa.
La sicurezza che traspare dalle dichiarazioni di Lammert, però, non è condivisa dai rappresentanti delle comunità ebraiche europee. Come ha spiegato il direttore dell’associazione Rabbi Margolin, “non importa se la situazione sembra stabile: invece non lo è mai, e noi sentiamo la continua minaccia in tutta Europa. Per questo motivo vorremmo che i governi europei sapessero che devono ancora dare un alto livello di sicurezza alle istituzioni ebraiche, in modo che gli ebrei d’Europa si sentano a proprio agio nei loro Paesi. Spero e mi aspetto che i governi proteggano i cittadini europei, incluse le comunità ebraiche”.
Inoltre, Margolin ha poi liquidato come “scuse” le tesi che sostengono che l’escalation di antisemitismo sia legata alla presenza islamica. “Come si vede dalla recente ricerca dell’Anti Defamation league sull’antisemitismo globale, i paesi con i più alti tassi di antisemitismo sono quelli in cui praticamente non ci sono comunità islamiche, come la Polonia, la Romania, l’Ungheria e la Grecia”.
la crisi dei migranti, ha insistito, ha contribuito molto lievemente alla crescita dell’antisemitismo in Europa. “In Europa ci sono 500 milioni di abitanti – ha dichiarato -. I migranti non sono la minaccia, ma è il fatto di educarli ai valori europei a rappresentare la sfida più grande per i governi”.