di Nathan Greppi
Mercoledì 30 Marzo il presidente polacco Andrzej Duda ha inaugurato il Museo della Famiglia Ulma, il primo dedicato ai polacchi che hanno dato la vita per salvare degli ebrei durante la seconda guerra mondiale.
Secondo il sito European Jewish Press, il museo si trova a Markowa, una piccola città nel sudest della Polonia, ed è stato costruito all’interno dell’abitazione della famiglia Ulma, che il 24 marzo 1944 fu sterminata dalle truppe tedesche per aver offerto rifugio a degli ebrei. Josez Ulma, sua moglie Wiktoria (all’epoca incinta di sette mesi) e i loro sei figli vennero tutti uccisi, e con loro gli otto ebrei che stavano nascondendo.
Durante la cerimonia d’inaugurazione, il presidente Duda ha dichiarato:“Chiunque diffonda l’antisemitismo profana le tombe degli Ulma e le ragioni per cui hanno dato le loro vite: dignità, onestà, giustizia”. Assieme a lui erano presenti l’ambasciatrice israeliana in Polonia Anna Azari, il rabbino capo polacco Michael Schudrich e i discendenti degli ebrei di Markowa sopravvissuti alla Shoah, e tutti insieme hanno piantato un albero per onorare i caduti.
Più di 6.600 polacchi sono stati insigniti del titolo di “Giusto tra le nazioni” da parte dell’istituto di Yad Vashem di Gerusalemme, superando di numero ogni altra nazionalità. In riferimento ai crimini commessi dai polacchi durante la guerra, Duda ha detto che occorre “la totale verità, che può essere dolorosa e terrificante, perché solo la verità può portare un futuro migliore”. Una frase contraddittoria, se si pensa che chi l’ha detta è la stessa persona che ha cercato di ostracizzare lo storico Jan Gross per le sue ricerche sui pogrom effettuati dai polacchi durante la guerra.
Secondo le statistiche furono tra i 1000 e i 1500 i polacchi uccisi dai nazisti per aver protetto degli ebrei. La famiglia Ulma è stata onorata dallo Yad Vashem nel 1995 e dal 2003 la Chiesa Cattolica ha avviato un processo di beatificazione tuttora in corso.