di Marina Gersony
Bufera su Sarah Palin. L’ex governatore dell’Alaska ed ex candidato alla vicepresidenza degli Stati Uniti, il primo gennaio ha postato su Facebook la foto del cane di famiglia trasformato in un gradino per facilitare l’accesso al lavandino del piccolo Trig, 6 anni, affetto da sindrome di Down. Apriti cielo. Incurante del furore planetario esploso tra gli animalisti, la signora – nota con il dolce soprannome di “barracuda” – ha così commentato la foto: «Possa il 2015 veder trasformato ogni ostacolo in un gradino che ci faccia andare avanti. Me lo ha appena ricordato Trig, deciso a contribuire al lavaggio dei piatti. Mi ha vista distratta e sorda alle sue richieste di aiuto, così, nonostante io e un cane pigro gli stessimo bloccando la strada, si è fatto il suo gradino».
Ma non è finita qui.
Sul sito si scopre che il suddetto cane-gradino possiede un nome ebraico, ossia Jill Hadassah. Lo ha rivelato la stessa Palin nel corso dello show Todays: «Ho avuto una compagna di stanza al college di nome Jill, le volevo bene, ho sempre voluto una Jill, e poi Hadassah, un nome ebraico che sta per Esther – ha spiegato con un sorriso -. Amo nella Bibbia il libro di Esther. Non ho avuto un sesto bambino, ma avevo un cane, e finalmente ho avuto modo di utilizzare tali nomi».
Moglie pare perfetta, madre di cinque figli e nonna dal 2008, le cronache riportano l’immagine di una Sarah Palin non particolarmente amante degli animali: nel dicembre 2010, durante uno show televisivo, mostrò un filmato di se stessa mentre sparava e uccideva un caribù. All’indignazione delle associazioni ambientaliste e dell’opinione pubblica replicò che la sua intenzione era di mostrare una prodezza di caccia a sostegno della sua figura di donna decisa. Il filmato si concluse con la Palin che sgozzava l’animale e, ridendo, pronunciava la frase «io porto sempre a conclusione ciò che inizio».
A questo punto non resta che augurare all’incolpevole Jill Haddassah di accettare di buon grado il suo ruolo di scaletta-gradino. Può capitare molto di peggio.