Dal 10 al 12 giugno si è svolto a Tel Aviv la 12a edizione di BIOMED – National and Science Technology Week, sponsorizzata dalla Israel Advanced Technology Industries.
Come ogni anno molte sono state le delegazioni presenti da tutto il mondo in cerca di partnership con aziende israeliane, alcune per avere accesso a tecnologie avanzate, altre per cercare di convincere start-up e grandi aziende ad aprirsi a nuovi mercati, o a sviluppare strutture di Research & Development in altri paese, offrendo anche incentivi di carattere finanziario.
In controtendenza rispetto alle precendenti edizioni, quest’anno diverse europee hanno partecipato al BioMed in cerca non solo di partnership ma anche di finanziamenti.
Un caso tra questi è quello italiano. “Israele ha qualcosa che l’Italia, e il resto dell’UE, non ha, ovvero la tolleranza per il rischio”, ha detto Roberto Mirabella, co-fondatore e direttore finanziario di Remembrane, una società di coltura delle cellule che si occupa di riparazione delle lesioni, e che faceva parte della delegazione italiana al BioMed.
“Gli investitori italiani non sono per niente inclini al rischio”, ha spiegato Mirabella in una conferenza stampa. “Ci sono i soldi per gli investimenti, ma gli investitori che hanno disponibibilità di fondi preferiscono investire in modelli più tradizionali, magari con una resa inferiore, ma con meno rischi”.
“Gli investitori israeliani, invece, sono molto più disposti a correre dei rischi sulle nuove tecnologie. Sentiamo di avere molte più opportunità di finanziamento qui in Israele che in Italia o in altri paesi europei”. Lo stesso è stato confermato da un’altro membro della delegazione italiana, Marina Scognamiglio della Commissione Italiana per il Commercio e rappresentante di Bracco Imaging – una delle più grandi società al mondo di tecnologia di imaging. Scognamiglio ha detto di essere andata in Israele in cerca di start-up da aggiungere al portfolio della sua società. “Ci sono aziende del nostro gruppo che vogliono investire in Israele, altri che vogliono costruire collaborazioni” ha detto. “In ogni caso, Israele è visto come un partner perfetto per il nostro settore di ricerca”.
“L’anno scorso, i governi di Israele e Italia hanno firmato un accordo di cooperazione tecnologica, e aperto un fondo per sostenere le imprese che decidono di lavorare insieme”, ha aggiunto Scognamiglio sottolineando come nessun altro paese in Europa abbia raggiunto un simile accordo con Israele. Questo, naturalmente, facilita anche le aziende israeliane che in questo modo hanno maggiore facilità di accesso ai mercati europei”.
“La cooperazione tra Israele e l’Italia nel settore tecnologico e scientifico ci è stata di grande aiuto l’anno scorso, durante il terremoto che ha colpito il nord Italia”, ha detto ancora Scognamiglio. “Alcune delle vittime del terremoto erano operai di aziende impegnate nei settori scientifici; molti impianti e strutture per la Ricerca e lo Sviluppo sono stare gravemente danneggiate. Le aziende israeliane hanno portato immediatamente soccorso collaborando alla ricostruzione delle strutture di R&D”.
“Di questi aiuto forse in Israele non si sa molto – ha concluso Scognamiglio – ma gli italiani saranno sempre grati per l’aiuto ricevuto da Israele. Oggi tutte le nostre aziende sono tornate a produrre. E questo dimostra una volta di più la potenza della cooperazione e collaborazione”.