Francia: nuovo piano contro razzismo e antisemitismo. Critiche a Manuel Valls

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di Ilaria Ester Ramazzotti

Manuel-VallsPARIGI – Cento milioni di euro in tre anni e nuove norme contro il razzismo e l’antisemitismo. È quanto ha annunciato il primo ministro francese Manuel Valls lo scorso 17 aprile a Parigi, sulla base di un piano operativo preannunciato in gennaio che prevede quaranta misure articolate attorno a scuola, giustizia, sicurezza e comunicazione.

Le ingiurie razziste a sfondo religioso e l’incitamento all’odio, anche su internet, saranno reati penali e non più di competenza della legislazione sulla stampa, le sanzioni diventeranno più pesanti, le indagini e i processi giudiziari più semplici e veloci. In sintesi, un massiccio sforzo nazionale per proteggere luoghi di culto e istituzioni ebraiche e islamiche, contro la discriminazione.

Tutto questo perché negli ultimi 18 mesi gli episodi di violenza antisemita sono aumentati del 40 per cento in tutto il mondo, ma è in Francia che ancora una volta i dati in mano al governo contano il maggior numero di casi: 164 nel 2014 rispetto ai 141 dell’anno precedente. Altre ricerche nazionali indicano che anche la violenza contro i musulmani francesi è in aumento, ma non raggiunge lontanamente i livelli subiti dagli ebrei. Manuel Valls, in un riassunto del suo piano postato su Twitter, ha tuttavia menzionato nella stessa frase la tutela delle istituzioni di entrambi i gruppi. Nel complesso, le nuove misure presentate dal premier francese hanno suscitato commenti, critiche e perplessità sia in patria che in Europa e in Israele.

In Francia, gran parte delle associazioni antirazziste come Sos Racisme o Ligue des droits de l’Homme e molti giuristi specializzati in diritto di stampa si sono opposti al progetto di Valls, che a loro avviso rischia di ridurre i processi giudiziari in veloci dossier quando andrebbero invece trattati con molta attenzione e prudenza.

Soprattutto, le nuove norme saranno sufficienti a combattere l’antisemitismo in Francia? È quanto si è chiesto il Jerusalem Post. In una recente intervista pubblicata sul giornale israeliano il professor Robert Wistrich, a capo del Centro internazionale Vidal Sassoon per lo studio di antisemitismo della Hebrew University, ha detto di credere alla buona fede della Francia, ma che tutti gli sforzi compiuti non sarebbero nulla più che “un armeggiare con la superficie delle cose”. Secondo Wistrich in Francia non si considera “la relazione tra la cosiddetta critica a Israele e l’antisemitismo, quando in realtà la maggior parte di ciò che va sotto il nome di critica a Israele alimenta la demonizzazione dello Stato ebraico; un fatto che a sua volta riverserebbe forme di antipatia, ostilità o addirittura odio sugli ebrei. I governi trattano l’intera questione musulmana come se fosse un tabù – ha aggiunto Wistrich -, e per ragioni politiche ammettono raramente che esista l’antisemitismo musulmano. Così è molto difficile fare il primo passo nella giusta direzione”.

In un sondaggio condotto lo scorso anno da Adl, Anti-Defamation League, riporta ancora il Jerusalem Post, in Medio Oriente e nel Nord Africa si riscontra la più alta concentrazione di sentimenti antisemiti a livello globale, con il 74 per cento degli intervistati che si dichiara d’accordo con un elenco di stereotipi negativi sugli ebrei. E dopo l’emigrazione in Europa tali sentimenti non vengono lasciati alle spalle. Così molti degli attacchi contro gli ebrei in Francia e in tutto il continente sono stati commessi da membri delle comunità di immigrati mediorientali, come le recenti sparatorie al Jewish Museum di Bruxelles, alla sinagoga centrale della Danimarca e all’Hyper Cacher di Parigi. C’è da considerare anche la forte correlazione tra disordini in Medio Oriente e picchi di violenza contro gli ebrei, come è accaduto durante le guerre di Israele a Gaza nel 2009 e nel 2014.

“Per combattere una malattia bisogna identificarne le cause e in Europa occidentale la maggior parte degli attacchi antisemiti sono stati causati da giovani musulmani – ha spiegato Joel Rubinfeld della Lega belga contro l’antisemitismo -, si legge ancora sul giornale israeliano. È necessario individuare i responsabili dell’antisemitismo fra due aree principali: la sinistra e l’estrema sinistra e la comunità musulmana”. Rubinfeld ritiene che le attuali manifestazioni di antisemitismo siano indissolubilmente legate alla diffusa tendenza a sostituire l’attacco agli ebrei all’attacco allo Stato d’Israele, e che il piano di Valls non contenga gli strumenti giusti per affrontare questa forma di antisemitismo né per risolvere il problema. Questo non vuol dire che la critica a Israele, anche la critica estrema, non sia valida o legittima, ma secondo Rubinfeld ci deve essere la consapevolezza di quando la critica supera un limite e diventa demonizzazione.

Secondo Michael Whine, membro indipendente del Regno Unito della Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza, l’antisemitismo musulmano è legato al “fallimento dei francesi nell’imporre i loro atteggiamenti secolarizzati su una comunità che è molto distaccata”, inoltre “l’azione che un governo dovrebbe intraprendere non può essere a breve termine. Vanno affrontati problemi profondi a lungo termine e non con qualche azione cosmetica”.