di Ilaria Myr
Dopo due settimane di lotta fra la vita e la morte, il nono presidente della Repubblica israeliana ed ex primo ministro Shimon Peres è morto mercoledì 28 settembre all’età di 93 anni.
Il decesso è avvenuto alle 2:15 ora locale (l’1:15 in Italia).
Figura carismatica e centrale nella politica del Paese e nel processo di pace, aveva avuto un ictus due settimane fa ed era tenuto in coma farmacologico.
Dopo che martedì sera 27 settembre le sue condizioni sono peggiorate gravemente, la famiglia si è riunita intorno al suo capezzale per gli ultimi saluti.
‘Nella sua vita e con le sue azioni mio padre ci ha lasciato in eredita’ il domani’, ha detto alla stampa il figlio di Shimon Peres, Chemi, incontrando la stampa nell’ospedale Tel Ha-Shomer di Tel Aviv. ”Ci ha ordinato di edificare il futuro di Israele con coraggio e saggezza, e di spianare sempre strade per un futuro di pace”.
Oggi, giovedì 29 settembre il feretro di Shimon Peres è esposto sul piazzale antistante la Knesset a Gerusalemme per ricevere il tributo degli israeliani. I primi a rendere omaggio all’ex presidente israeliano, morto ieri, saranno il premier Benyamin Netanyahu, il presidente Reuven Rivlin e il presidente della Knesset stessa Yuli Edelstein. Domani ci saranno le esequie ufficiali sul Monte Herzl, sempre a Gerusalemme, ai quali prenderanno parte molti leader mondiali, tra cui il presidente Usa Barack Obama .
I commenti
In un comunicato, Netanyahu e la moglie esprimono ”profondo dolore per la morte di una persona cara alla Nazione intera, ed ex capo di Stato di Israele”.
Il presidente americano Barack Obama saluta l’ex presidente e premier israeliano Shimon Peres come un uomo di Stato il cui impegno per la sicurezza di Israele e la ricerca della pace “è stato radicato nella sua base morale inscalfibile e nel suo ottimismo instancabile”. In un comunicato diffuso dalla Casa Bianca, Obama afferma che Peres guardava al futuro “guidato da una visione della dignità umana e di un progresso verso il quale lui sapeva che le persone di buona volontà avrebbero potuto avanzare insieme”.
Dopo ore anche il presidente palestinese Abu Mazen ha reagito alla morte di Shimon Peres. “Un partner coraggioso per la pace”, ha detto il leader dell’Anp del dirigente israeliano. Abu Mazen ha inviato una lettera di condoglianze alla famiglia del defunto premio Nobel per la pace, ha fatto sapere l’agenzia, in cui rende omaggio a Peres per aver “condotto sforzi sostenuti e ininterrotti per arrivare alla pace da Oslo e fino all’ultimo respiro”. Mentre dura e irriverente è la reazione di Hamas alla morte dell’ex presidente israeliano Shimon Peres. Dalla Striscia di Gaza, un portavoce del movimento islamista, che controlla l’enclave palestinese, ha dichiarato che “il popolo palestinese è felice della morte di questo criminale”. “Shimon Peres era uno degli ultimi fondatori israeliani dell’occupazione, la sua morte segna la fine di una epoca nella storia dell’occupazione israeliana”, ha dichiarato Sami Abu Zuhri all’Afp.
Il Papa ha apprezzato Shimon Peres come “uomo di pace e perseverante negli sforzi di pace” e spera che la sua “eredità” “ispiri tutti a prodigarsi urgentemente per la pace”. Lo ha detto il portavoce vaticano Greg Burke, dopo che è stato diffuso il telegramma di cordoglio del Papa per la morte del leader israeliano. Nel telegramma il Papa si dice “profondamente addolorato” dalla scomparsa di Peres.
Bill Clinton, il Presidente che con Peres, Rabin e Arafat fu protagonista della maratona negoziale che portò agli storici accordi del 1993 non ha voluto far mancare un suo commiato. “Era una benedizione per tutti coloro che si battono per la pace”, ha scritto Bill Clinton su Twitter.
Matteo Renzi: «Un uomo che aveva visto la guerra e per questo costruiva la pace, un grandissimo amico dell’Italia, ma soprattutto un grande amico della pace. Ogni tanto la storia ci regala queste personalità che valgono doppio».
La vita
Veterano della politica israeliana, Shimon Peres ha preso parte a quasi ogni evento storicamente rilevante avvenuto dalla fondazione dello Stato ebraico nel 1948 a oggi.
Nato a Vishneva, in Polonia, nel 1923, Peres (nome alla nascita Shimon Perski) era emigrato a 11 anni in Palestina, allora sotto mandato britannico. Entrato in politica 25 anni grazie al “vecchio leone” David Ben-Gurion, il fondatore di Israele che aveva incontrato per caso facendo l’autostop, ha sempre mostrato uno spirito indomito. Forse ha stabilito il record di sconfitte elettorali con i suoi fallimenti nelle consultazioni parlamentari del 1977, 1981, 1984, 1988 e 1996. L’immagine di eterno perdente poteva restargli attaccata alla pelle. Ma si rialzava ogni volta.
Con 70 anni di carriera politica alle spalle, oltre a essere stato più volte titolare di diversi ministeri (Esteri, Difesa, Finanze, Trasporti), è stato due volte primo ministro (dal 1984 al 1986 e dal 1995 al 1996) e anche presidente di Israele dal 2007 al 2014.
Per avere dato impulso al processo di pace di Oslo quando era ministro degli Esteri, Shimon Peres è considerato uno dei politici israeliani di maggiore importanza a livello mondiale, il che gli valse nel 1994 il Nobel per la Pace insieme allo storico leader palestinese Yasser Arafat, e all’allora primo ministro israeliano Isaac Rabin.
Terminato il mandato presidenziale nel 2014, Peres era rimasto molto attivo sulla scena politica con un’agenda sempre piena, in particolare attraverso la sua Fondazione, il Centro Peres per la Pace di Jaffa che promuove il dialogo fra ebrei e arabi.
Nonostante la sua età avanzata, Shimon Peres ha sempre dimostrato un interesse e una pasisone per la tecnologia e le nanotecnologie, settore in cui Israele è all’avanguardia: perché, come aveva dichiarato nel luglio scorso alla presentazione del Centro di Innovazione Israeliana al ‘suo’ Centro per la Pace: “Per tutta la mi vita ho lavorato per assicurare a Israele un futuro basato sulla scienza e la tecnologia, così come su un impegno morale. Mi avevano chiamato ‘sognatore’. Ma oggi, quando guardo Israele, possiamo tutti vedere chiaramente che più grande è il sogno, più spettacolari sono i risultati”.
Come dimenticare, poi, la sua intelligenza e autoironia, mantenute fino all’ultimo, ben evidenti nel video in cui “cerca lavoro” dopo la fine del mandato presidenziale? Sempre e comunque in nome della pace.
Se ne va dunque un uomo unico, un israeliano unico, come scrive Fiamma Nirenstein nel suo blog: “Ma la sua capacità di irraggiare intelligenza e speranza era quella di un papà, di un attore cinematografico, di un’icona accettabile, adorabile per tutti. In un certo senso, uomo di parte com’era, rappresentava tutta Israele: aveva nel volto tutta la sofferenza per le persecuzioni e poi tutta la gioia del Popolo Ebraico che è tornato a casa. Ha vissuto minuto per minuto la fatica e la vittoria della costruzione di Israele. Non c’è più nessuno come lui.