Mostre/Curarsi con l’arte

Personaggi e Storie

di Daniela Cohen

L’artista Maurizio Turchet, molto noto come pittore e grafico nella Milano anni ’70 e ’80, dopo una lunga assenza è tornato nella sua città d’origine e ha ricominciato a fare mostre, spesso usando materiale fotografico realizzato durante i suoi viaggi. L’ultima sua apparizione è allo Studio Gabelli, in Galleria Buenos Aires 11, dove si svolge una retrospettiva fino al 12 aprile 2011 con alcuni pezzi inediti e un’installazione con oggetti dal titolo ‘Raphael Enameled’. La prima cosa che sorprende è il luogo. Lo Studio Gabelli, infatti, non è una galleria d’arte ma lo studio di un dentista!
L’effetto è sorprendente, quasi una performance: sottofondo musicale, luci colorate; si cammina osservando immagini proiettate su un muro, accanto a file appese di angioletti dalle lucine azzurre e cavalli su zampe in cristallo, colpiti da luci cangianti. In un’altra stanza, un vecchissimo televisore portatile poggiato su una sedia, mostra la sagoma di uno squalo su sfondo grigiastro a puntini colorati, tipico dei televisori guasti. Lì vicino c’è una sfera di cristallo di vetro: è rivestita di sale grosso e sul fondo, andando a guardarci sopra, c’è lo ‘squalo’… Ci sono anche quadri a olio; fotografie in bianco e nero e a colori, altre installazioni realizzate nel corso degli anni.

Maurizio Turchet spiega: “Ho dato questo titolo alla mostra perché ho voluto guardare a Marcel Duchamp e alla sua installazione ‘Apollinaire Enameled’. Duchamp diceva di essere interessato alle idee più che ai prodotti visivi e al riportare la pittura al servizio della mente, distanziandosi dai suoi predecessori che usavano la pittura come piacere visivo. Però ho cambiato il nome di Apollinaire con Raphael e propongo immagini per la mente”. La scelta del nome si riferisce a un angelo della Torà, Raphael, il primo angelo che cura e il termine rofè in ebraico significa ‘medico’. Come è medico Giancarlo Gabelli, l’ospite di questa eccentrica avventura.

Alef Bet e piccoli angeli azzurri volanti

“Oggi il filo conduttore delle mie opere è assolutamente ebraico”, aggiunge l’artista milanese, “perché l’ebraismo guarda al contenuto, mentre l’arte greco-romana guarda di più alla forma, alla decorazione. In casa mia c’erano libri sul surrealismo, che io sfogliavo già da piccolo e li guardavo come una cosa che mi affascinava perchè capaci di maneggiare l’inconscio. Ho cominciato a capirne il significato leggendo libri di alchimia e quelli di Arturo Schwartz, trovando chiavi di lettura fra questi argomenti”. Schwartz deve averlo influenzato davvero, visto che Maurizio Turchet da molti anni si dedica non solo alla propria ricerca artistica ma a numerosi viaggi in Israele e a reportage da laggiù.

Rivolgo qualche domanda a Giancarlo Gabelli, l’estroso odontoiatra che organizza mostre al settimo piano di un palazzo borghese. “Io sono un collezionista d’opere d’arte” confessa il dottor Gabelli, “e nel settembre 2009 ho pensato di utilizzare il mio studio come Galleria d’Arte. Per inaugurarla, ho dato a una trentina di artisti che già conoscevo bene, essendo loro cliente, 30 denti del giudizio da me estratti, chiedendo loro di farne un’opera d’arte a proprio piacimento. Ne ho poi fatto una collettiva, con tanto di catalogo, che le mostro”, e mi allunga un volume. Il titolo è ‘Il Giudizio e la Mente’ e ogni artista ha prodotto creazioni di assoluta originalità.

“Tutti quelli che hanno partecipato a quel progetto iniziale” continua Gabelli , “avranno una propria mostra personale, uno alla volta”. Maurizio Turchet è stato uno dei 30, ma cosa fece del dente, lui? Lo mise in una lunga valigetta foderata di velluto rosso, col coperchio aperto che mostra al suo interno il dente agganciato a uno spillo, come fosse una farfalla in una teca, accanto a una monetina, pure sollevata. I due piccoli oggetti lanciano una lunga ombra sul velluto grazie a una luce particolare e il titolo è: ‘Un soldino per il tuo dentino’. Torno a guardarmi attorno e chiedo cosa dicono i suoi clienti su tutto quello che trovano in studio, volendo banali cure mediche. “Ah” ride il dottor Gabelli, “i miei pazienti sono molto pazienti!”. Però, prima di andare a visitare questa specialissima mostra, è consigliato chiamare prima  lo studio (02 2047853), per accertarsi di poter visitare davvero quanto esposto ed evitare momenti critici.