di Rossella De Pas
Martedì 29 marzo al Teatro Nuovo di Milano c’è stato il debutto dello spettacolo l’ “Ebreo” di Gianni Clemente, con Ornella Muti, per la regia di Enrico Maria Lamanna.
Molti i vip in platea (Armani, Chiambretti, la Rivelli giusto per fare qualche nome) che, insieme al pubblico “normale”, sono stati catturati dallo spettacolo che è risultato particolarmente gradevole, come dimostrano i vari minuti di applausi a fine rappresentazione.
La storia si svolge nella Roma del ’56 (l’anno della “mitica” nevicata) in una casa della zona ghetto: i protagonisti sono Immacolata e Marcello Consalvi che, grazie alle leggi razziali, si sono improvvisamente trovati ad “ereditare” le ricchezze dell’Ebreo per il quale lavoravano e che, probabilmente, è stato deportato.
Da allora la loro vita è cambiata radicalmente: da semplici lavoranti si sono trovati a possedere proprietà, a potersi servire dai migliori sarti, a permettersi un matrimonio fiabesco per la figlia; e questa nuova vita vogliono difenderla “con le unghie e coi denti”. Immacolata è particolarmente legata al denaro (grottesco questo attaccamento maniacale che storicamente viene considerato una prerogativa ebraica): è lei che si occupa del bilancio familiare e non è assolutamente disposta a privarsi delle ricchezze che in qualche modo è riuscita a conquistarsi.
Dopo tanti anni, il ritorno dell’Ebreo sconvolge l’esistenza di questa coppia di arricchiti che, dopo aver a lungo riflettuto sul da farsi, decidono di eliminare l’Ebreo pur di non rinunciare alla loro vita agiata. Ma l’Ebreo (metafora della coscienza) sembra sopravvivere a tutto e tutti: la coppia continua a sentirne la voce e la presenza senza più riuscire a vivere serenamente.
Spettacolo gradevole, che sfrutta il registro del grottesco fino ad essere a tratti divertente, quasi una commedia nera, che lascia vari spunti di riflessione.
Al Teatro Nuovo di Milano fino al 5 Aprile.
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