di Roberto Zadik
Cosa c’entrano i Peanuts con il mondo ebraico? Recentemente è uscito il film “Snoopy and friends” che, diretto da un cartonista esperto come Steve Martino, autore del campione d’incassi “L’era glaciale”, sta avendo grande successo di pubblico e critica e che ha rilanciato a più di cinquant’anni dalla pubblicazione del fumetto in Italia, la simpatica banda dei “Peanuts” composta da Charlie Brown, dal cagnolino Snoopy e da Linus e ideata dal fumettista americano di origine tedesca e norvegese, non ebreo ma protestante, Charles Schulz.
Come i personaggi della Disney e i supereroi Superman e L’Uomo Ragno anche i Peanuts sono entrati nell’immaginario collettivo, dalle spille, alle magliette, ai gadgets, e a modo loro rappresentano un punto di riferimento creativo del Novecento. Con i suoi disegni, Schulz ha influenzato numerosi vip americani, dai colleghi Jim Davis che creò il sornione “Garfield” a Bill Watterson creatore della fortunata serie di “Calvin and Hobbes” e personalità appartenenti a vari settori. Dal presidente Reagan, che era un grande fan dei Peanuts e un amico di Schulz, al pianista jazz Vince Guaraldi che scrisse la canzone “A Charlie Brown Christmas” che ha ispirato altri grandi nomi come Wynton Marsalis, David Benoit o George Winston.
Collegando i Peanuts col mondo ebraico statunitense, l’autorevole sito americano “Tablet Magazine” riporta gli interventi di Abraham Twerski, rabbino, psichiatra e conferenziere e dello psicoterapeuta Simon Israel Feuermann. Mondo religioso e laici si confrontano sui personaggi di Schulz che, pur non essendo ebreo, rivela sorprendenti affinità col pensiero ebraico e le tematiche dell’autostima, della diversità e il rapporto con se stessi e con gli altri, che sono divenute leit motiv di autori e registi ebrei americani, da Philip Roth a Woody Allen.
Cominciando da Abraham Twerski il suo punto di vista sui Peanuts è decisamente interessante.
Grande pensatore e uomo di fede, Twerski appartiene a un’importante famiglia chassidica, parente da parte di padre di Menachem Nahum di Chernobyl. Allievo di un maestro come il Maggid di Mezerich, Twerski si è espresso su Charlie Brown e i Peanuts. Racconta di come scoprì il fumetto da bambino, come tanti americani, leggendolo quando uscì nel periodo fra gli anni ’30 e il decennio successivo, nella sua infanzia vissuta nel Milwakee. Crescendo, abbandonò il fumetto da lui considerato un “vuoto intrattenimento” finché, molti anni dopo, ne riscoprì l’estrema utilità e la profondità di contenuti nel suo mestiere di psichiatra quando, durante la pausa pranzo, leggeva vari fumetti, fra cui i Peanuts per rilassarsi dallo stress lavorativo. A quei tempi, nelle sue sedute, Twerski racconta di aver incontrato un alcolista che faticava ad ammettere la sua dipendenza e ascoltando la sua storia, gli ha mostrato un numero dei Peanuts, in cui Charlie Brown cercava di calciare un pallone, fallendo ripetutamente nei suoi tentativi e riprovandoci ogni volta. Il paziente, grazie al fumetto, cominciò a riflettere sulla propria vita, ammettendo la propria dipendenza che prima non intendeva rivelare e comprendendo oggettivamente la propria situazione e accettando i suoi limiti. I benefici psicologici dei Peanuts, secondo lo psichiatra, sono notevoli e durante l’intervista ha sottolineato che “questi fumetti superano il semplice intrattenimento e potrebbero essere utilizzati per veicolare messaggi e contenuti con maggiore efficacia”. Così ha cominciato a collezionare nel suo studio diversi numeri dei Peanuts che contenevano insegnamenti educativi, alcuni di questi alla fine degli anni ’70 sono stati pubblicati nel magazine dell’ospedale St Francis dove Twerski ha lavorato per oltre vent’anni. Consigli sull’autostima, su come sviluppare la fiducia in se stessi, relazionandosi coi rimorsi e con la solitudine, sono fra gli argomenti che lo psichiatra ha analizzato nei suoi studi riguardo al fumetto. Lo specialista ha scritto numerosi libri sui Peanuts diventando, a modo suo, un esperto dei personaggi brillantemente creati da Schultz. La tenacia di Lucy nel difendere la sua autostima, il senso di inadeguatezza di Charlie Brown e le fantasie di Snoopy, perennemente immerso nel suo mondo di sogni; la relazione non corrisposta fra Lucy e Schroeder sono fra gli elementi che più hanno colpito Twerski, che si è poi dilungato in dettagli e spiegazioni riguardo a Linus e alla sua immancabile coperta. Così lo psichiatra ebreo americano ha analizzato qualità e punti deboli di ogni personaggio, raccontando dell’incontro con Charles Schultz e del feeling che li legò per tanti anni, descrivendo il fumettista come una persona molto “umile, semplice e realista”. Abraham Twerski ha messo in evidenza le innumerevoli lezioni di vita e di psicologia che ha appreso in questi anni dai fumetti e ha organizzato diversi eventi dedicati a Snoopy e agli altri indossando perfino la maglietta di Charlie Brown e definendo assieme all’editore Rabbi Nosson Scherman “uno dei più grandi pensatori dei tempi moderni”.
I Peanuts quindi sono personaggi in grado di superare il semplice mondo dei fumetti e sono quei classici comics o cartoni animati per adulti e non solo per bambini e adolescenti, capaci di divertire ma anche di far sognare e riflettere. Apparsi per la prima volta in Italia nel 1965, a cinquant’anni di distanza, i Peanuts non passano mai di moda.
Molto interessante anche il parere di Simon Israel Feuermann, apparso sempre su “Tablet Magazine”. Secondo lo psicoterapeuta, esisterebbe un collegamento fra Linus e l’arrivo del Messia. Infatti nello special di Halloween sulla tv americana “It’s the Great Pumpkin” (È il Grande Cocomero) Linus crede nella figura del Grande Cocomero (in realtà una zucca, ma “cocomero” nella versione italiana) che egli attende e che sembra non arrivare mai. Lo collega alla tematica del “Maschiach” e si ricorda di quando era piccolo e andava da suo padre chiedendogli “quando arriverà? magari venerdì sera, a Shabbat? Perché non ci ha salvato nella Shoah?”. “Non era il momento giusto – rispondeva il padre – ma arriverà presto, la gente lo sente ed è nell’aria”. Queste parole lo incoraggiarono, ma al tempo stesso lo spaventarono “tutto questo mi sembrò molto magico e profondo” anche perché credere nel Maschiach, come disse il Maimonide è un dovere dell’ebreo.
Peanuts ispira vari tipi di quesiti e interrogativi e nasconde significati e interpretazioni spiazzanti per essere un semplice fumetto. Curiosando sul web poi si scoprono aneddoti sorprendenti sulla vita e la personalità di Charles Schulz. Ragazzo timido e sognatore, il disegnatore fece il militare e si arruolò nell’armata americana nella 20esima divisione di fanteria. Con l’esercito americano, egli liberò i 30mila sopravvissuti del lager di Dachau, salvando le vite di tanti ebrei. Proprio durante il militare continuò a disegnare fumetti e schizzi che poi diventarono il suo mestiere principale. Fino alla sua morte a 78 anni nel 2000.