di Roberto Zadik
Sono passati 72 anni da quando Pacifico Di Consiglio soprannominato “Moretto” è riuscito a scampare alle atrocità del fascismo, delle quali ancora oggi poco si parla, e la sua storia per troppo tempo è rimasta nell’ombra, sepolta dall’oblio e dal trascorrere del tempo. Questo fino al nuovo libro del giornalista e scrittore Maurizio Molinari “Duello nel Ghetto-la sfida di un ebreo contro le bande neofasciste nella Roma occupata”, pubblicato da Rizzoli, 263 pagine, 20 euro. Presentato lo scorso 15 febbraio alla Libreria Rizzoli Galleria Vittorio Emanuele, il testo tratta di una storia inedita che come la Rivolta del Ghetto di Varsavia o il film di Tarantino “Bastardi senza gloria” tratta di coraggio ebraico nel difendersi, nel reagire a testa alta alla barbarie dell’occupazione nazista. Ad approfondire trama e contenuti dell’opera, davanti a un vasto pubblico, l’autore Molinari che, direttore della Stampa, assieme a Paolo Mieli ex direttore del Corriere Della Sera che durante la serata hanno messo in evidenza la straordinarietà di questa vicenda.
Ma di cosa parla questo nuovo libro di Molinari e quali sono le sue peculiarità? Tutto si svolge durante l’occupazione nazista da parte delle truppe del colonnello Kappler del Ghetto di Roma in un clima di paura e di estrema tensione, fra il settembre 1943 e il giugno del 1944. Come hanno fatto sapere, i due relatori “ a quel tempo il Ghetto era controllato da spietate bande di fascisti, che umiliavano, picchiavano e saccheggiavano gli ebrei. Fra questi c’era anche il temibile Luigi Roseli, a capo di questi gruppi, formati dai più infimi e ignoranti uomini del regime fascista, un branco di individui di basso livello e senza scrupoli, che cominceranno a perseguitare sempre di più la popolazione ebraica”.
Gli ebrei del Ghetto erano dunque terrorizzati da continue violenze e vessazioni e molti scappano “si rifugiano in conventi, associazioni cattoliche e da circa 8mila ebrei che vivevano nella Piazza, nome alternativo del Ghetto romano, ne rimasero sempre meno”, ha specificato Mieli nella sua introduzione. “Uno di questi era un certo Moretto, un ribelle solitario ex pugile che rimarrà solo nel Ghetto a combattere coi fascisti fra mille difficoltà” come hanno evidenziato sia Mieli che Molinari.
Furono mesi estremamente complessi con episodi noti per la loro atrocità come il massacro di via Rasella del 16 ottobre 1943 dove vennero catturati mille ebrei, arrestati e deportati verso i lager e l’eccidio delle Fosse Ardeatine il 25 marzo 1944. In pochi mesi si susseguirono momenti a dir poco drammatici ai quali il Moretto riuscì regolarmente a sfuggire scappando di prigione e combattendo contro delatori, fascisti e difficoltà di ogni genere.
Molto incisiva anche la descrizione caratteriale da parte di Molinari che nel testo mette in risalto la sua passione non solo per la Storia ma anche per l’introspezione e l’analisi lucida di personaggi e situazioni. “Era un tipo austero e di poche parole” ha raccontato il giornalista “che veniva da una famiglia numerosa e piuttosto povera e che a 17 anni vive dolorosamente il divorzio dei suoi genitori”. Nel suo appassionante ritratto umano e storico, ne emerge un “uomo coraggioso e dignitoso, molto legato alla sua identità di ebreo romano anche se non osservante, disposto, come tanti suoi correligionari della Capitale a difendere il Ghetto ad ogni costo. Questo era un tratto tipico ebraico in quella zona e per loro era come un loro territorio paragonabile all’attaccamento a Israele”. Moretto si salvò in maniera miracolosa ed eroica alle angherie subite, “rischiando la vita ogni giorno e vivendo nascosto coi fascisti di Roseli che viveva vicino al Ghetto e con la costante paura di essere preso o ucciso sul posto” come hanno specificato sia Mieli che Molinari. “Diversamente da altri, Moretto non si rassegnò mai alle persecuzioni; per questo rappresenta un messaggio molto attuale per tutti noi qui in Europa che spesso rifiutiamo di vedere i segnali di pericolo e di reagire a questo difficile momento storico” ha ribadito Mieli. Incontro decisivo per la sua sopravvivenza sarà con Anita Mastroianni che si innamorerà di Moretto e che si batterà contro la crudeltà dello zio per nasconderlo e difenderlo”.
Si tratta di una storia incredibile “raccontata vivacemente in un libro magnifico” come ha evidenziato Mieli che però “non è mai stata né raccontata in televisione né in un un film o in un testo fino a oggi”. Molto interessante il ricordo di Molinari di Moretto quando si sono incontrati assieme al presidente della Comunità di Roma Riccardo Pacifici all’ospedale poco prima che lui morisse. “Entusiasta di vederci, nonostante le sue precarie condizioni di salute” ha sottolineato il giornalista “voleva che qualcuno parlasse della sua storia e ci ha detto emozionato di continuare a fare Bavel, che in romanesco significa diffondere più possibile quello che ha vissuto. Si tratta di un libro accurato “dove ogni particolare è ben documentato con grande rigore storico” ha detto Mieli che spinge al lettore a non farsi intimidire dalle difficoltà ma a farsi sentire e a partecipare attivamente a quanto accade nel proprio tempo.