di Luciano Assin
In occasione della ricorrenza di Yom Hazikaron, pubblichiamo una riflessione pubblicata da Luciano Assin sul suo blog L’altra Israele su ciò che questo triste giorno rappresenta nella società israeliana.
Ventitremilacentosessantanove. E’ il numero dei caduti israeliani durante tutta la storia del sionismo. E’ un numero che aumenta ogni anno e che probabilmente aumenterà anche nei prossimi dodici mesi.Domani, alle otto di sera, il fischio della sirena darà inizio a Yom ha zikaron, il giorno in cui si ricordano non solo tutti coloro che sono morti durante il servizio militare ma anche le vittime del terrorismo. Durante tutta la giornata la televisione farà scorrere tutti i loro nomi con dei brevi cenni biografici e tutti gli altri canali televisivi si occuperanno esclusivamente del tema della memoria, di come onorare degnamente il loro ricordo. Ognuno di noi ne ha conosciuti personalmente alcuni: familiari, compagni di scuola, colleghi nel lavoro, vicini di casa. Persone vere, in carne ed ossa, che non ci sono più. Una giornata emotivamente molto triste, per molti intollerabile.
Uno dei testi più usati nelle cerimonie che si susseguono in tutto il paese è la seguente poesia di Yehuda Amihai. Mi piace molto perché riesce a coniugare il senso del dolore che accompagna tutti noi con la ferrea volontà di poter dare a tutti noi un posto dove potersi raccogliere con chi più ci è caro.
Non abbiamo soldati senza nome
Non abbiamo soldati senza nome
Non abbiamo la tomba del milite ignoto
Chi vuole deporre una corona di fiori
Deve prima scomporla in molti fiori
E spargerne i petali
E tutti i caduti ritornano a casa
E per ognuno un nome
Anche per te Yonatan
Alunno mio, il nome del registro di classe
E’ lo stesso della lista dei caduti
Alunno che eri
Con un nome
Col tuo nome
Ultimamente ero seduto accanto a te
Sulla camionetta, nella strada battuta vicino a Ein Ghedi.
La polvere si alzava dietro di noi
E non potevamo vedere i monti
La polvere nascondeva quello che doveva succedere
tre anni più tardi. Adesso
Anche coloro che non l’hanno conosciuto
Amatelo anche dopo la sua morte
Amatelo: adesso è un caduto
Un caduto la cui forma è la sua forma
E il nome è il suo nome
Aggiungo anche il link di una canzone “Mamma, papà e tutto il resto” scritta da Reuven Politi, caduto nella guerra del Yom Kippur. La canzone fa parte del progetto musicale di Galei Zahal del quale avevo scritto in un mio post precedente. La musica è di Idan Raichel. Le parole del ritornello sono: ” Non siamo degli eroi poichè il nostro è un lavoro sporco/tramonterà il sole verranno le tenebre/ci addormenteremo vestiti sulle brande/si mamma, è importante, è duro ed è terribile
Sia il loro ricordo benedetto.