di Gabriele Grego *
“Allora Dio disse a Noè: «È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. Fatti un’arca di legno di cipresso; dividerai l’arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori”.
Noè è stato il primo investitore “value” della storia.
Il Value Investing sembra avere ben poco a che fare con la Torah, dal momento che si tratta di una filosofia di investimento sviluppata dal Professore Benjamin Graham dell’Università Columbia nel 1920. Ma con un’analisi più approfondita diventa evidente che il Value Investing abbia diversi punti in comune con l’Ebraismo per ciò che riguarda la gestione di un business e che incorpori molte, se non tutte, le principali intuizioni sugli investimenti che derivano dalla Torah e dal Talmud.
Investire, non speculare
Il Value Investing va contro il consenso generale perché vede i titoli azionari come proprietà parziale di società quotate in Borsa, invece che come veicoli di speculazione. Il Value Investing cerca il guadagno dall’andamento della società stessa e non dalle oscillazioni del prezzo delle azioni. Per esempio, prima di decidere se comprare una fattoria, uno degli elementi principali da considerare è la cassa generata dalla fattoria, nella forma di prodotti agricoli. Le oscillazioni del prezzo della fattoria sono irrilevanti fino a quando si decide di venderla. Al contrario, quando un investitore specula non è interessato ai dati fondamentali dell’attività, ma a un guadagno veloce sperando di trovare un altro investitore pronto a pagare un prezzo più alto di quello iniziale. In questo caso, il successo non dipende da un’analisi approfondita ma dall’abilità di predire in modo adeguato l’umore del marcato. Nonostante non sia necessariamente immorale, la speculazione porta spesso a risultati mediocri dal punto di vista finanziario.
Al contrario, il Value Investing ha ripetutamente generato ricchezze eccezionali come quella di Warren Buffett, diventato il secondo uomo più ricco del mondo applicando proprio questi principi.
La storia di Noè, che lavorò per anni per costruire l’Arca e per garantire il suo futuro, ricorda l’approccio Value e il suo orientamento a lungo-termine. Il comportamento del resto dell’umanità, immerso nell’edonismo e alla ricerca del guadagno veloce, ricorda invece la speculazione. La Torah sembra quasi metterci in guardia circa il risultato dei due stili: prosperità per Noè, rovina per gli altri.
Diversificazione e distribuzione
“Fanne sette od otto parti, perché non sai quale sciagura potrà succedere sulla terra.” (Kohelet 11:2).
Rebbe Yitzchak disse: “una persona dovrebbe sempre dividere il suo capitale in tre parti: un terzo in terre, un terzo in commercio e un terzo in contante”.
Queste citazioni lasciano pochi dubbi circa la posizione dell’ebraismo sulla diversificazione dei beni. D’altro canto, sarebbe da evitare anche una diversificazione eccessiva. Gli esempi tratti dalla Torah parlano di diversificare i propri patrimoni in due, tre o otto beni. Oggigiorno, il tipico fondo mutuo diversifica in oltre 50/60 titoli, il che rende praticamente impossibile conoscere a fondo le società in cui si è investiti. Questo ci porta al prossimo principio:
Investi solo in ciò che conosci
“La casa si edifica con la sapienza e si rende stabile con la comprensione. Con la conoscenza si riempiono le stanze di ogni sorta di beni preziosi e tesori”. (Proverbi 24:3-4).
Il Value Investing consiste nell’acquisire titoli il cui prezzo è al di sotto al valore intrinseco della società. Mentre i prezzi del mercato sono a conoscenza di tutti, il valore intrinseco non lo e’ e deve essere stimato soggettivamente in quanto è una funzione della redditività di una società nel lungo periodo ed è influenzato da diversi fattori. Solamente uno studio approfondito di una società può dare all’investitore una convinzione sufficiente ad investire. Sembra ovvio, ma comprare azioni basandosi su voci di corridoio o in seguito ad una analisi superficiale porta quasi sempre a perdite di capitale.
Per spiegare ulteriormente il concetto di investimento ebraico, parliamo di Kasherut. Così come il cibo Kasher deve essere selezionato con attenzione, preparato e controllato per evitare ogni genere di impurità, gli investimenti “kasher” richiedono una ricerca approfondita delle società in cui si vuole investire, considerando ogni sorta di possibile “impurità”, come potrebbero essere delle irregolarità contabili, minacce di regolamentazioni o una gestione disonesta o incapace.
Vai controcorrente quando affronti la ciclicità e le fluttuazioni del mercato
“Guarda alle fluttuazioni del mercato come un tuo amico e non un nemico: approfitta della sua follia invece di parteciparvi” – Warren Buffett
“Ecco stanno per venire sette anni, in cui sarà grande abbondanza in tutto il paese d’Egitto. Poi a questi succederanno sette anni di carestia (…) Il faraone proceda ad istituire funzionari sul paese, per prelevare un quinto sui prodotti del paese d’Egitto durante i sette anni di abbondanza. Essi raccoglieranno tutti i viveri di queste annate buone che stanno per venire, ammasseranno il grano sotto l’autorità del faraone e lo terranno in deposito nelle città. Questi viveri serviranno al paese di riserva per i sette anni di carestia che verranno nel paese d’Egitto; così il paese non sarà distrutto dalla carestia”. (Bereshit 41: 29-36)
Un atteggiamento saggio vis-a-vis la ciclicità e volatilità è la quintessenza del Value Investing e viene sostenuta anche dalla Torah. L’idea è quella di resistere alla tendenza naturale a sperperare durante i periodi di abbondanza per poi affrontare le seguenti crisi impreparati. Il Value Investing e la Torah suggeriscono invece un atteggiamento più sobrio e contro-corrente, prendendo profitto durante i periodi di prosperità e usando le eccedenze nei periodi di crisi.
Usare un margine di sicurezza
“Più vulnerabile è un business (…) più grande deve essere il margine di sicurezza. Se stai guidando un camion sopra un ponte la cui portata massima sono 5 tonnellate e il tuo camion ne pesa 4.9 e il ponte è alto pochi centimetri ti sentirai sicuro di passare. Al contrario, se il ponte attraversa il Grand Canyon, vorrai un margine di sicurezza molto più alto”. Warren Buffett
“La Torah viene concepita come un giardino e i suoi precetti come piante preziose. Questo giardino viene recintato per evitare che venga danneggiato anche non intenzionalmente. Allo stesso modo, i precetti della Torah vengono “recintati” da altri divieti che hanno lo scopo di preservare i comandamenti originali da ogni trasgressione”. (J. Israelistam)
L’idea del margine di sicurezza implica l’essere consci dei limiti dell’intelletto umano e della presenza di un certo di livello di incertezza nel mondo. Nel Value Investing, l’acquisto di una società per una frazione del suo valore garantisce una protezione contro imprevisti o errori di valutazione oltre che ad aumentare i profitti nel caso la tesi sia corretta. Nell’ebraismo, lo scopo e’ di evitare una diretta trasgressione della Legge e a questo fine, le regole e i comandamenti sono intenzionalmente esagerati.
Sii generoso
“Se fai parte dell’1% più fortunato dell’umanità, è tuo dovere occuparti del rimanente 99%” Warren Buffett
“Se tuo fratello cadrà in miseria, tu porgerai la tua mano in suo aiuto” Va Ikra 25:35
Come la maggior parte delle religioni, l’Ebraismo da molta importante alla carità non solo per promuovere un equilibrio delle ricchezze ma anche per giovare al carattere del donatore. Gli investitori Value hanno per la maggior parte seguito questa tradizione, distinguendosi per la loro generosità . L’impegno di Warren Buffett a donare oltre il 99% del suo patrimonio è solamente l’esempio più eclatante.
Conclusione
Gli esempi riportati in questo articolo vogliono mostrare la similitudine tra il Value Investing e l’Ebraismo. Entrambi sottolineano l’importanza del senso di giustizia, di razionalità e autocontrollo. Questi sono principi universali e non dovrebbe quindi sorprendere che il popolo ebraico abbia avuto grande successo non solo nel campo della finanza ma anche in tutte le aree del business e del commercio.
È importante anche notare come la maggior parte degli investitori Value, tra i quali Benjamin Graham, Seth Klarman, Bruce Berkowitz, Bruce Greenwald, Lawrence Tisch e Joel Greenblatt siano ebrei. Warren Buffett si dichiara agnostico e sarebbe l’eccezione. Nonostante ciò, considerando la sua amicizia verso il popolo ebraico e lo Stato di Israele, potremmo includerlo nella lista ad honorem. Buffett, per esempio, è stato il promotore per l’apertura del Country Club di Omaha agli ebrei negli anni ’50 e ha scelto la società israeliana Iscar come suo primo investimento al di fuori degli Stati Uniti.
Ci auguriamo quindi che il Value Investing continui la sua ascesa nel mondo del business e che continui a crescere anche nella sua seconda patria: Israele.
* Gabriele Grego, di origini milanesi, è il Managing Partner di Quintessential Capital e vive tra New York e Tel Aviv