Passione e tragedia. La storia degli ebrei russi

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Il nuovo libro di Riccardo Calimani, da poco arrivato in libreria, prosegue la ricerca dell’autore sul mondo ebraico europeo dell’Ottocento e del Novecento. Infatti può essere considerato, per certi versi, un seguito ed un appro- fondimento del precedente I destini e le avventure dell’intellettuale ebreo. Solo in parte, ovviamente, poiché qui si delinea la storia di tutta la minoranza ebraica nell’impero russo prima, nell’URSS poi.
È la storia degli ebrei nella zona di residenza in cui erano obbligati a vivere sotto l’assolutismo zarista, delle discriminazioni, delle persecuzioni e dei pogrom che subirono, spesso in nome del cristianesimo. È la storia dello sviluppo di una autocoscienza linguistica, politica e infine nazionale, che porterà allo sviluppo della grande letteratura jiddish e ad un apporto incredibile a quella russa, alla nascita del Bund e alla adesione di moltissimi ebrei alle altre organizzazioni di opposizione e rivoluzionarie. È infine la storia delle speranze di uguaglianza e del superamento di ogni discriminazione suscitate dalla Rivoluzione d’Ottobre, alla quale gli ebrei russi diedero un contributo decisivo e del loro spegnersi tragico nel lungo e buio periodo staliniano.

Alla vigilia dell’insurrezione bolscevica nel 1917, sette uomini erano considerati al vertice del partito: di essi quattro erano ebrei. La conclusione beffarda e paradossale fu la progressiva eliminazione degli ebrei dai posti di più elevata responsabilità fino ad arrivare alla “lotta” contro il cosmopolitismo ebraico, che negli ultimi anni dello stalinismo vide la celebrazione di alcuni spettacolari processi, con la conseguente deportazione e la fucilazione per molti ebrei russi.
Una storia travagliata, dunque, tragica per molti versi, luminosa per altri, su cui si abbatté la tragedia della Seconda Guerra Mondiale e l’arrivo delle truppe naziste e delle Einsatzgruppen in zone con una forte presenza di popolazione ebraica. Come racconta Calimani, le testimonianze su questi avvenimenti furono raccolte da Vasilij Grossman e Il’ja Erenburg in una pubblicazione famosa come Libro Nero. Ebbene, pur avendo accettato e subito censure su vari punti, che alle autorità sembravano troppo filo-ebraici o sembravano presentare in cattiva luce le popolazioni russe e ucraine, gli autori non riuscirono mai a far stampare il libro in URSS: era vietato scrivere e far sapere che c’era stato un tentativo di genocidio nei confronti degli ebrei: le vittime del nazismo dovevano essere solo russe, o ucraine o bielorusse… Solo molti anni dopo, nel 1994, e all’estero, il libro riuscirà ad essere stampato integralmente, in tedesco, grazie ad una unica copia, già pronta per la stampa, tenuta nascosta per anni.

Una sorte molto simile, a dimostrazione (se ce ne fosse ancora bisogno) che là dove si perseguitano gli esseri umani si perseguitano anche i libri e viceversa, ebbe anche il capolavoro di Vasilij Grossman, Vita e destino. Il KGB sequestrò tutte le copie manoscritte, dattiloscritte, i brogliacci, le note, i frammenti e persino i nastri della macchina da scrivere. Era il febbraio dell’anno 1961. Uno scrittore, poi esponente della cosiddetta dissidenza sovietica, riuscì a microfilmare una copia, che un amico di Grossman aveva nascosto e conservato. Il libro uscirà a Losanna, in russo, nel 1980, ben oltre la morte dell’autore.
La scelta di Calimani per raccontare le vicende della storia degli ebrei russi è di presentare alcuni capitoli di taglio generale (uno che copre il periodo dal ‘700 alla Rivoluzione d’Ottobre, uno sui famigerati Protocolli dei Savi di Sion, uno su Stalin e gli ebrei) che presentano il quadro complessivo degli avvenimenti dalle origini della presenza ebraica in Russia fino al 1953. Il cuore, se così si può dire, del libro sono i ritratti di alcuni letterati ebrei che sono tra i più grandi scrittori russi del Novecento. Quindi hanno in comune di esprimere la loro arte in lingua russa, di essere profondamente assimilati e di cercare di sopravvivere alle persecuzioni staliniane. Il libro è concluso da una ampia sezione dedicata a marxismo e questione ebraica, che si articola in quattro capitoli: il primo dedicato alle origini del dibattito, (Marx, Bauer, Hess, Engels), il secondo a Bund, menscevichi e bolscevichi, il successivo dedicato in particolare alla figura di Lev Trockij e l’ultimo ad una originale figura di pensatore, tra l’altro scomparso giovanissimo, vale a dire Abram Leon.
La questione centrale nei capitoli dedicati agli scrittori ebrei russi è il loro rapporto con il terrore e l’antisemitismo staliniani. Alcuni di essi non riuscirono a sopravvivere e scomparvero nel gorgo della persecuzione, tra Lubianka Butyrka e Gulag. Sono Osip Mandel’stam e Isaak Babel. Sono in un certo senso il simbolo di molti altri cui Calimani accenna talora. Colpisce il numero di ebrei tra i più vivaci esponenti della letteratura e dell’arte sovietica del periodo, spesso il loro entusiasmo per la nuova realtà che sembrava si stesse costruendo. E colpisce ancora di più il destino che li accomunò tragicamente.

Un capitolo a parte è dedicato alla figura di Trockij, che viene definito il sognatore appassionato. E viene messo in luce come negli ultimi anni della sua vita si sia reso conto sia del nuovo livello omicida dell’antisemitismo nazista, sia del carattere antisemita del regime staliniano. Ma viene messa anche in luce la sua incapacità di svincolarsi dalla posizione bolscevica classica sul problema delle nazionalità, che vedeva nella assimilazione nella società socialista l’unica soluzione possibile alla “questione ebraica”.
Altri riuscirono a sopravvivere: Grossman, Pasternak, Erenburg. Ma a quale prezzo? I compromessi furono pesanti, le ambiguità enormi, le paure gigantesche E si trattava di persone che già avevano rotto completamente con le loro origini ebraiche, a cui, come scrisse Primo Levi, furono gli altri a far ricordare di essere ebrei.
Vivere per anni con la valigia pronta in attesa del suono del campanello nella notte che avrebbe significato l’arrivo degli agenti della Polizia Politica, essere richiesti di firmare appelli che incitano alla persecuzione, anche alla fucilazione, di propri colleghi ed amici, di cui si sa benissimo che non si sono macchiati di alcun crimine; bisogna leggere il libro di Calimani per riuscire a farsi una idea della drammaticità della situazione.
Gli scrittori di cui si parla nel libro sono emblematici della storia di molti altri intellettuali ebrei, che nel libro vengono spesso citati e ricordati, delineando in questo modo un vasto affresco che racconta tutta la vicenda degli intellettuali ebrei russi.
Lo stile, come sempre nei libri di Calimani è piacevole e il libro invita davvero ad essere letto.

RICCARDO CALIMANI, PASSIONE E TRAGEDIA. LA STORIA DEGLI EBREI RUSSI, Mondadori, pp.422, euro 20,00