di Anna Lesnevskaya
Ventidue secoli di storia degli ebrei in Italia concentrati in tre volumi, “una grande fatica per fornire una base al MEIS”, museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara. Così, alla Festa del libro ebraico a Ferrara, Riccardo Calimani presenta la sua opera fondamentale, Storia degli ebrei italiani (Vol. I-II-III. Mondadori, Milano, 2015). Dalle origini al Cinquecento, dall’Inquisizione alla rivoluzione francese, e infine l’Ottocento e il Novecento, gli ultimi due secoli più vicini a noi, ma anche i più complessi, studiati nel volume più recente e più voluminoso dei tre. Una storia degli ebrei italiani che non si concentra più intorno agli ebrei romani, ma analizza le storie delle comunità regione per regione. “Questa storia è così affascinante, perché è frammentata e contradittoria”, spiega l’autore.
“Sono un nano sulla testa di un gigante”, aggiunge modestamente Calimani, facendo omaggio ad Attilio Milano e alla sua Storia degli ebrei in Italia (Einaudi, Torino, 1963). Il libro di Milano fu scritto prima della guerra, mentre lo storico veneziano ha potuto fruire dei contributi usciti dagli anni ’40 fino ad oggi.
“Oggi non si può mettere la parola ‘fine’ sulle polemiche relative agli anni ’38-’45”, è convinto l’autore. Però quello che si può fare e va fatto, secondo Calimani, è “mettere nero su bianco degli elementi che non siano polemici, ma che siano dei fatti e permettano di andare avanti”. Ed è quello che lo storico fa, dando alcune risposte, che suscitano altre domande . “E’ incontrovertibile che Pio XI, quando furono emanate le così dette leggi razziali, non protestò”, spiega l’autore. E poi cita un altro fatto, quando padre Pietro Tacchi Venturi, segretario del Cardinale Maglione (Segretario di Stato), andò da Badoglio dopo la caduta di Mussolini e gli disse: “Per il momento le leggi razziali lasciatele così come sono”.
L’opera di Calimani è anche una carrellata di personaggi ebraici e di affascinati storie personali. Per citarne alcune, rimanendo nella città natale dell’autore, possiamo ricordare Leone da Modena, “figura ortodossa, ma in realtà uno spirito libero e un personaggio ricco di contraddizioni”, o Simone Luzzatto “uno spirito meno libero, ma rigoroso e bravissimo”. Quello che contraddistingue i personaggi ebraici raccontati da Calimani è il loro anticonformismo. “Questo è il grande pregio della cultura ebraica, al quale gli ebrei non dovrebbero rinunciare anche oggi”, è convinto l’autore. “Se il mondo ebraico rinuncia alla critica sempre e comunque, allora perde una delle sue caratteristiche fondamentali”.