E se fosse capitato a me?

Libri

di Ester Moscati

Il nuovo romanzo di Ayelet Gundar Goshen “Svegliare i leoni” avvince e convince, provoca e fa pensare

Libro_Svegliare i leoniÈ un romanzo pieno di domande, questo Svegliare i leoni, opera seconda dell’israeliana Ayelet Gundar-Goshen, laureata in psicologia clinica (e si vede), attivista per i diritti umani (e si sente). Ha gettato lo scandaglio nel cuore dei suoi personaggi e ha toccato il fondo.
Ma è un romanzo, un’opera letteraria e parliamo quindi, prima di tutto, della qualità del testo. Notevole, davvero. Nell’ottima traduzione di Raffaella Scardi e Ofra Bannet, l’edizione di Giuntina rende appieno tutta la ricchezza di sfumature, introspezioni, dubbi pungenti, attraverso l’alternanza di frasi elaborate e altre brevi e sferzanti; un lessico facondo e pertinente alla storia, all’ambiente, all’origine delle figure che si muovono sul ricamo di una trama avvincente. Metafore inconsuete ed evocative incidono la narrazione e svelano i pensieri di ciascuno secondo il proprio codice, e non un altro, estraneo per tempo e cultura. “Le caricavano addosso il loro desiderio, come si legano le giare piene d’acqua su un asino”. Sirkit, la regale e splendida giovane eritrea, così percepisce gli sguardi maschili sul suo corpo, emergendone divisa tra lusinga e disgusto. Ma, soprattutto, consapevole e potente. Sirkit: solo le sue parole sono in corsivo nel testo, nei dialoghi tra tutti i personaggi. Parla ebraico, arabo e la sua lingua madre, ma anche un linguaggio alieno, di ghiaccio, ancora più estraneo tra le sabbie calde di Beer Sheva.
Sirkit è la Lilit, il demone femminile e notturno che ruba, letteralmente, il sonno di Eitan, medico onesto e preparato, ottimo neurochirurgo di Soroka, marito fedele di Liat e padre, premuroso e presente, di Itamar e Yahli. Onesto, integerrimo, tanto da essere stato esiliato a Beer Sheva per aver scoperto la corruzione di un superiore.
Ma una notte, al volante della sua Jeep rosso fuoco, un nanosecondo di distrazione lo porta a investire e uccidere Assum, eritreo marito di Sirkit. Panico. Fuga. Che cosa ci definisce, “una vita intera a guidare con scrupolo, a studiare medicina”, a dedicarsi ai pazienti; o quell’attimo di panico e di viltà? Chi siamo, che cosa siamo disposti a fare per proteggere la nostra pace, la nostra famiglia, la quotidiana serenità, il nostro onore? A quale ricatto dobbiamo sottostare?
E poi, che cosa sappiamo l’uno dell’altro? Quanta verità c’è nell’intimità, nella coppia? Se lo chiede, di fronte alle incongruenze che iniziano a palesarsi nelle giornate stanche di Eitan, la moglie Liat, che lavora in polizia e ha “sguardi che vedono tutto”. Ma capiscono tutto?
Ognuno ha i suoi codici da decifrare, le sue voci da ascoltare, i volti da riconoscere e la verità da guardare in faccia: il pregiudizio fuorviante ci allontana dalla comprensione. Chi sono i buoni? Chi i cattivi? Il dolore, la frustrazione e la continua umiliazione scavano in profondità in quella terra nera e umida che è l’animo umano. Come reagiscono gli uomini e le donne, sottoposti alla violenza? Ciascuno cerca di definirsi in termini di potere e anche l’ultimo, debole clandestino ha una donna da sottomettere, la cui paura lo definisce, lo afferma in un ruolo di dominatore oltre che di dominato. I pregiudizi che, anche nell’Israele di oggi, dividono ashkenaziti e sefarditi, esplodono tanto più nei confronti di arabi, beduini, profughi eritrei… Un pregiudizio pervasivo e quasi “innocente”: sono masse informi, irriconoscibili come individui. Umiliazioni e dolori li induriscono. Corruzione e peccato dilagano; dov’è la bontà? Siamo tutti cattivi e buoni, falsi e sinceri, pronti ad assolvere e autoassolverci. Ma dov’è il limite? Il confine per non perdere se stessi?
Il romanzo si fa leggere d’un fiato, ha il ritmo di un thriller, i dettagli di un’incisione preziosa, i colpi di scena e i personaggi sapidi di chi sa scrivere e raccontare con vera passione.

Ayelet Gundar Goshen, Svegliare i leoni (Giuntina), pp. 318, euro 17,00

Chi è
Ayelet Gundar-Goshen è nata in Israele nel 1982. Si è laureata in Psicologia clinica all’Università di Tel Aviv. Redattrice per uno dei principali quotidiani israeliani, è attivista del movimento per i diritti civili del suo paese. È anche autrice di sceneggiature che hanno riscosso un grande successo di critica e vari premi, tra cui il Berlin Today Award e il New York City Short Film Festival Award. Il suo primo libro, Una notte soltanto, Markovitch (Giuntina) ha vinto in Israele il premio Sapir e in Italia il premio Adei- Wizo «Adelina Della Pergola». Da Svegliare i leoni sarà prodotta una serie tv dalla NBC.