Devar Torà / Uno straordinario atto di fede

Parole di Torah

di Ufficio Rabbinico di Milano

14 Luglio 2010 – 24 Tammùz 5772
Devar Torà

“Si presentarono allora le figlie di Tzelofchàd” (Bemidbàr 27, 1). La Parashà Pinechàs racconta della richiesta delle figlie di Tzelofchàd di avere in eredità una parte della terra d’Israele. La loro richiesta riceve da Dio una risposta positiva. Secondo il Midràsh ciò che ricevono le figlie di Tzelofchàd è un premio per la fede dimostrata. Di che fede si tratta? Si tratta apparentemente  della semplice richiesta di godere di un’eredità. Per capirlo dobbiamo tenere conto del momento in cui, secondo il Midràsh, avviene tale richiesta.

È il momento in cui gli esploratori tornano dalla terra d’Israele affermando che essa divora i suoi abitanti e che è impossibile conquistarla. Il popolo ebraico reagisce alle parole degli esploratori chiedendo di tornare in Egitto. Proprio in questo momento le figlie di Tzelofchàd chiedono di aver parte nella spartizione della terra d’Israele. Rav Mordechài Ilan afferma che le azioni dell’uomo vengono valutate e giudicate non solo in base all’azione stessa ma considerando il momento in cui vengono compiute. Una semplice richiesta di eredità da parte delle figlie di Tzelofchàd diventa così uno straordinario atto di fede.
Halakhà
Nelle 3 settimane che intercorrono tra il 17 di Tamuz e il 9 di Av, si usa mettere in pratica alcuni atti propri della condizione del lutto, questo a causa delle sventure che hanno colpito il popolo ebraico in questo periodo. In questo periodo si usa evitare, per quanto possibile di recitare la benedizione di Sheheyànu – che ci ha mantenuto in vita- (che si dice per qualcosa di nuovo). Perciò non si acquistano né si indossano vestiti nuovi, poiché in quel caso si dovrebbe recitare la formula. In occasione di un Pidiòn haben – riscatto di un primogenito- si recita la benedizione, questo per non rimandare il compimento della mitzvà. Per un frutto, ci si può mostrare più indulgenti, e recitare la benedizione se è Sabbàt o, talora, anche nel corso della settimana, nel caso in cui dopo il 9 di Av non fosse possibile reperire quel genere di frutta. Durante questo periodo bisogna evitare di punire i propri allievi e figli. (Ki.Sh.Ar. cap. 122, 1-2).