1 Giugno 2013 – 23 Sivàn 5773
Devar Torà
“… Davanti ad essi ci sembrava di essere piccoli come cavallette ”(Bemidbàr 13, 33). I Maestri ci insegnano che se lo spirito di un uomo è basso, ed egli stesso si considera una nullità, questi assume l’aspetto e la forma del suo pensiero. Così che anche agli occhi di chi ci vede veniamo considerati come delle nullità. Ed è per questo che il grande commentatore Rabbì Shlomò Itzhaki, conosciuto con il suo acronimo come Rashì, commenta questo verso dicendo: “E tali dovevamo apparire ai loro occhi”.
Halakhà
Qualora qualcuno si trovasse inavvertitamente in mano un kelì shemelachtò leissur (utensili il cui utilizzo principale è per uno dei lavori vietati di Shabbàt), senza che ne abbia utilizzo alcuno, non sarà necessariamente tenuto a lasciarlo cadere per il timore di trasgredire il divieto di trasporto del muktzè, ma potrà riporlo ove egli riterrà opportuno (naturalmente, entro i limiti consentiti dal divieto di trasportare di Shabbàt). Alcuni posekim ritengono che in realtà questa regola possa essere applicata a tutte le categorie di muktzè.
Non è permesso spostare un kelì shemelachtò leissur allo scopo di riordinare la casa, a meno che non si abbia bisogno del posto che l’oggetto occupa. E’ tuttavia permesso spostare questi oggetti in maniera diversa dal solito, ad esempio con il gomito.
In linea generale le medicine sono considerate muktzè mechamat gufò (muktzè di per sé stesso) e dunque non è permesso ad una persona sana di spostarle, se non per far fonte ai bisogni di un malato. Tuttavia, alcuni particolari medicinali di uso frequente come le vitamine, sono considerate kelì shemelachtò leissur ed è dunque permesso spostarle anche per liberare il posto che occupano.