Jewish and the City / I giusti, figure preziose nell’ebraismo e nella Storia

Jewish in the City

di Roberto Zadik


A_565062_-300x170Fra la festa di Pesach, leit motiv di questa seconda edizione di “Jewish and the city” e le grandi figure dei giusti nella storia e nella tradizione ebraica c’è un rapporto molto stretto. Quali sono i collegamenti fra grandi personaggi biblici, come Mosè, personaggio centrale per la Pasqua ebraica, la figura di Noach e il tema dei giusti? Come si differenzia il concetto di tzaddik, il giusto secondo l’ebraismo, e invece il giusto fra le nazioni e le figure di uomini nobili del nostro recente passato?

Queste importanti riflessioni storiche e religiose hanno guidato l’incontro “La sfida dell’uomo giusto, in viaggio verso la libertà” tenutosi al Memoriale della Shoah, martedi 16 settembre che ha coinvolto una serie di ospiti di rilievo. Relatori dell’iniziativa sono stati il vicepresidente della Fondazione Memoriale e dell’Ugei, Roberto Jarach, il consigliere della comunità ebraica e membro del comitato del Festival, il giornalista Stefano Jesurum, Gabriele Nissim, scrittore e presidente di Gariwo La foresta dei giusti e il Rabbino e docente liceale Paolo Schiunnach. Dopo i discorsi di presentazione dell’iniziativa tenuti da Jarach e da Jesurum, entrambi molto soddisfatti del Festival – “stavolta è andato forse ancora meglio dell’anno scorso, registrando un enorme numero di presenze a tutti gli eventi”, ha dichiarato Jesurum – hanno parlato Nissim e Sciunnach, che hanno approfondito il ruolo fondamentale dei giusti in modo diverso: Sciunnach, dal punto di vista religioso, mentre Nissim a livello storico.

Spesso questi uomini agiscono in completa solitudine e in opposizione ai loro interessi personali per liberare il mondo e il suo prossimo dal deserto del Male. “Mosè non era un leader come lo intendiamo oggi, ma era uno tzaddik” ha cominciato Sciunnach, descrivendo subito alcune caratteristiche del giusto. “Egli deve essere umile e ascoltare gli altri, mettendo da parte sè stesso e immedesimandosi nella sofferenza del suo prossimo. Questo ha fatto Mosè, che ha messo pace fra la sua gente agendo in modo empatico e portando il popolo verso Dio”.
Nella sua analisi Sciunnach ha evidenziato l’importanza di Mosè, che ha difeso e protetto gli ebrei diverse volte, salvandoli e convincendo Dio a non distruggerli dopo l’episodio del Vitello d’oro e ha sottolineato l’importanza della responsabilità e dell’etica per ognuno di noi per essere di esempio agli altri. “Lo tzadik è umile e empatico – ha spiegato; oltre a Mosè un altro esempio è stato Noach, che ha guidato il mondo rivolgendosi non solo a popolo ebraico ma a tutti con le sette leggi dei noachidi che sono un codice etico e comportamentale universale”. Elencando queste leggi fondamentali e antecedenti ai Dieci Comandamenti – “fra questi, principi regole fondamentali come non profanare il nome di Dio, non fare idolatria e non uccidere” – Sciunnach ha sottolineato l’importanza di Noach e il suo senso di solidarietà e l’altissimo livello morale citato anche dal bellissimo libro ‘La dignità della differenza’ di Rav Jonathan Sachs, ex Rabbino Capo d’Inghilterra. “Questi principi” dice Sachs nel testo “molto attuali in questa epoca, sono una strada verso la libertà. Se il mondo avesse rispettato queste regole non ci sarebbero mai state le guerre di religione. Come ha detto Rav Soloveitchik, essere diversi non è un ostacolo ma un valore e bisogna rispettarsi nelle differenze”.

NisimSubito dopo è stata la volta di Gabriele Nissim, che ha specificato come “il concetto di giusti per le nazioni ha cominciato a essere oggetto di discussione parlando della Shoah e di tutti quegli uomini che si sono opposti rischiando la loro vita contro la banalità del Male ed è entrato a far parte di una lunga serie di libri e film sull’argomento”. A questo proposito, Nissim ha citato anche una famosissima frase talmudica, “Chi salva una vita, salva il mondo intero” presente anche nel film capolavoro di Steven Spielberg “Schindler’s List”. “Questo concetto non solo spiega il ruolo fondamentale dei giusti nella storia – ha continuato – ma come la vita di ogni singolo individuo rappresenti un mondo, un universo da preservare contro qualsiasi violenza”.
Citando vari casi storici e attuali e le sofferenze dei giusti che si trovano spesso in totale solitudine e in conflitto col potere e la politica e rischiano la loro vita per fare il bene altrui, Nissim ha enfatizzato la loro importanza contro i genocidi. Fra i tanti esempi fatti nel suo intervento, egli ha ricordato i membri del Consiglio ebraico dello Judenrat nei Carpazi in Ungheria che, per salvare la vita ad altri ebrei dai nazisti, suggerirono loro un nascondiglio per quattro mesi. Questo sembrò funzionare per un po’ di tempo ma purtroppo la storia andò a finire male e tutti vennero uccisi.

Emblematica, come hanno raccontato entrambi i relatori, la funzione di grandi giusti della Seconda Guerra Mondiale e le tante storie ad essa legate. Fra queste, la lettera che Armin Von Wegner scrisse a Hitler opponendosi al suo regime e il caso del console di Bulgaria, Dimitar Persev, che per salvare degli ebrei dai nazisti perse tutto, anche il lavoro. Egli rappresenta una delle tante storie, come ha detto Nissim, della “fragilità dei giusti e della mancanza in molti casi di un happy end, di un lieto fine in queste vicende”. Per questo, ha concluso Nissim, “dobbiamo salvare i giusti e proteggerli perchè loro hanno salvato noi. Abbiamo una precisa responsabilità verso di loro che ci proteggono dai genocidi. Ancora oggi succedono vicende tremende di massacri come in Siria, in Iraq e in altri punti del mondo e di giusti ce n’è sempre molto bisogno”.

Insomma, è stato un approfondimento importante al Memoriale, luogo per eccellenza dove ricordare i giusti e la loro importanza nel passato così come nella critica realtà della situazione attuale. In tema di Memoriale e di aggiornamento sui lavori di costruzione dell’edificio, Jarach ha comunicato al pubblico in sala che “ormai i lavori sono quasi completati e manca meno del 12 percento dei fondi, ci vuole ancora un piccolo sforzo e poi tutto sarà pronto”.