di Daniela Cohen
La presenza di Rav Roberto Bonfil alla seconda giornata del Festival Jewish in the City #150 porta indietro nel tempo poiché oggi vive in Israele dove è Professore di storia ebraica alla Hebrew University di Gerusalemme dal 1980. Però è stato Vice-Rabbino Capo di Milano nel dicembre 1959 e dal 1962 al 1968 è stato Rabbino Capo di Milano. Ma le domande che Gabriella Caramore, giornalista di RAI Radio 3 e conduttrice della trasmissione Uomini e profeti, gli farà più volte per cercare di avere una visione di come la Comunità Ebraica di Milano fosse stata in passato rispetto a come è adesso, non ottengono le risposte sperate. Per quanto autore di numerosi libri e articoli anche in lingua ebraica o le tante traduzioni in italiano di testi ebraici, Rav Bonfil è adamantino: “Io non so nulla di quando fu formato il Rabbinato milanese perché non lo so, né so nulla del dopo ’68. Io conosco solo il tempo in cui io ho vissuto qui”. Risponde pertanto con il sorriso su quello, i tempi suoi: “Negli anni ’60 non esisteva il cellulare ma anche i telefoni di linea fissa erano un lusso. Io ne avevo uno a disposizione e venivo chiamato giorno e notte. Il fatto che il rabbinato d’Israele fosse difficile da raggiungere ci portava a una specie di splendido isolamento, poco in contatto col resto del mondo nel risolvere problemi di tema comunitario fra ortodossi e altri”.
Gabriella Caramore gli chiede quali fossero i problemi più gravi e Rav Bonfil ricorda: “Io mi sono trovato in difficoltà per la mancanza di un Beth Din, un tribunale rabbinico che risolvesse problemi di vario genere, come divorzi, conversioni di bambini, problemi tornati a galla oggi, mi pare. Io sentivo la responsabilità che le mie decisioni fossero riconosciute anche all’estero e non ne avevo la certezza, quindi ci sarebbe voluto un Beth Din riconosciuto nel mondo. Allora ero giovane, si viaggiava in nave, non in aereo, pochissimi avevano un telefono e tutto questo rendeva la mia posizione molto difficile. Tutto ha cominciato a cambiare già alla fine degli anni ’60 con la facilità per i giovani di viaggiare…”.
I presenti al dibattito si sono mostrati molto interessati e gli hanno chiesto altre informazione anche dopo la lunga chiacchierata con la giornalista Caramore, e Rav Bonfil è rimasto ancora a lungo per rispondere gentilmente a tutti.