di Naomi Stern
Qualche nuvola nel cielo e un leggero vento fresco hanno fatto da sfondo al brunch domenicale organizzato per Sukkot dall’UGEI, un’occasione per riunire dopo l’estate i giovani milanesi e non solo. La sukkah della Scuola Ebraica di Milano è stata lo scenario perfetto per una mattinata passata all’insegna della convivialità e della voglia di stare insieme, che ha avuto il suo fulcro nella lezione di Rav Della Rocca. L’intervento, apprezzatissimo dai giovani, ha preso spunto dalla sukkah per indagare sul tema della precarietà e sulla possibilità della ricerca della sicurezza nella precarietà stessa.
“La sukkah è il paradigma della precarietà. Viviamo in una società in cui siamo sempre sommersi da sovrastrutture culturali. La sukkah, il cui tetto è costruito con materiali naturali, ci permette di avere un contatto diretto con la natura e con il cielo, senza sovrastrutture. Ma come sappiamo, l’ebraismo non è solo spiritualità e non dimentica mai l’attenzione e la cura del corpo. Una mitzvà di Succot è infatti quella di mangiare e bere all’interno della sukkah, in un clima di convivialità proprio come stiamo facendo noi adesso”.
Continua Rav Della Rocca: “Se a Pesach ognuno deve liberarsi psicologicamente da una serie di Egitti, a Sukkot è il tempo della nostra gioia. Una gioia soggettiva che la Torà ci spiega essere immediata e momentanea. Sukkot ci insegna a saper gioire delle piccole cose all’interno di una situazione instabile e precaria rappresentata dalla sukkah. Sukkah che diventa quindi metafora della vita: siamo caduchi, precari e dobbiamo convivere con la nostra instabilità. Qui in sukkah siamo tutti uguali, siamo tutti su una sedia di fronte a un panino e a un bicchiere di vino. Ma siamo tutti sotto lo stesso tetto.”
E’ stato poi il momento del grande protagonista di Succot: il lulav. La simbologia del lulav è stata interpretata come una spina dorsale che ci consente di stare eretti e di andare a testa alta e di essere orgogliosi di ciò che siamo.
L’incontro si è concluso con un raggio di sole che, penetrando attraverso la Sukkah, ha risvegliato negli animi di tutti il desiderio di gioire di nuovo insieme.