di Giovanna Rosadini Salom
L’appuntamento è per metà mattinata nell’ufficio dell’Associazione, ospitato nei locali della Scuola. Fine marzo, vigilia primaverile di Shabbat, le prime fioriture cominciano a rianimare i rami finora spogli degli alberi in giardino. Le amiche mi vengono incontro lungo il corridoio; Daniela Dana Tedeschi, Margherita Dana Somekh e Roberta Zabban Rimini sono tra le instancabili animatrici della sezione milanese, che fino a poco tempo fa si avvaleva anche del contributo di Susy Barki Matalon. Sono loro a portare avanti, a titolo volontaristico, insieme a Laura Vergallo, districandosi fra le rispettive occupazioni, il lavoro iniziato 13 anni fa da Marco Szulc con un gruppo di Sopravvissuti e i loro figli.
Mi fanno entrare nella loro sede, una piccola stanza resa ancora più angusta dall’ingombrante presenza di una quantità di scatoloni accatastati alla bell’e meglio lungo le pareti, a dividersi lo spazio con scaffali ingombri di raccoglitori, scrivanie e suppellettili.
“Sono le nostre mostre, – mi spiegano, in questo momento sono ‘rientrate’ tutte…”.
“In effetti, – inizia a raccontare Daniela – la gran parte delle iniziative che promuoviamo si concentra a ridosso del Giorno della Memoria…”.
Il 27 gennaio, giorno in cui furono abbattuti i cancelli di Auschwitz, è la data, ormai assimilata dagli italiani ed entrata a far parte stabilmente del nostro calendario, in cui cade la ricorrenza celebrativa annuale internazionale dedicata alle vittime del nazionalsocialismo e fascismo, e in onore di chi protesse i perseguitati a rischio della propria vita. Istituita in Italia con la legge n. 211 del luglio 2000 dal Parlamento, ha avuto fra i suoi promotori l’Associazione Figli della Shoah. Così l’articolo 1 della legge definisce le finalità della ricorrenza: “(…) ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte”.
Dall’anno della sua costituzione, il 1998, l’Associazione Figli della Shoah, è impegnata nella sensibilizzazione e divulgazione di queste tematiche, attraverso seminari, appuntamenti annuali organizzati in collaborazione con diversi enti ed istituti, nazionali ed internazionali (fra cui l’Università Cattolica di Milano, lo Yad Vashem, il Mémorial de la Shoah di Parigi e la Fondazione Anne Frank), workshop (come quello recente del 5 aprile al Memoriale della Shoah in via Ferrante Aporti, dedicato a La rilettura dei luoghi della memoria), iniziative specifiche legate all’anniversario (memorabile la serata, promossa e organizzata dai volontari dell’Associazione, al Conservatorio lo scorso 27 gennaio, concerto in diretta radiofonica e interventi di personalità come Ferruccio de Bortoli, Presidente della Fondazione del Memoriale della Shoah, Liliana Picciotto della Fondazione CDEC, e Liliana Segre e Goti Bauer, Sopravvissute), e mostre itineranti.
Quello delle mostre è un capitolo importante, che merita di essere approfondito. Dal 2000 ad oggi le mostre, ideate e realizzate dall’Associazione, hanno avuto più di 300.000 visitatori, in gran parte studenti di scuole di ogni ordine e grado. Fra queste, ricordiamo Anna Frank al Castello Sforzesco di Milano, nel 2000; Memoria: i Sommersi e i Salvati (2003) e Shoah: l’infanzia rubata (2004), allestita a Palazzo della Ragione di Milano, come 30 gennaio 1944 – Convoglio RSHA Milano-Auschwitz (2005).
Inoltre, la mostra itinerante Viaggio nella Memoria è stata anche tradotta in inglese e polacco, ed esposta al Museo di Auschwitz-Birkenau (2006).
Di fondamentale importanza è il lavoro quotidiano svolto, con passione, dedizione e spirito di servizio, dai membri dell’Associazione, ebrei sopravvissuti alla deportazione, familiari e simpatizzanti, cui si aggiungono i sostenitori che, con le loro sovvenzioni, ne permettono le attività.
Quella milanese, peraltro, non è l’unica sede; particolarmente attiva è anche quella veneziana, il cui fulcro è Marina Campos.
Il loro impegno si esplica prevalentemente nel campo della divulgazione e sensibilizzazione: “In questo senso completiamo la funzione, di ricerca storica e raccolta e catalogazione di documenti, della Fondazione CDEC”, chiariscono Margherita e Roberta; “Durante tutto l’arco dell’anno siamo in contatto con scuole e realtà istituzionali legate all’insegnamento. I seminari da noi organizzati rilasciano attestati di formazione, e offriamo gratuitamente, a enti e istituzioni che ne facciano richiesta, le mostre… Inoltre, l’Associazione ha prodotto due kit didattici multimediali, editi da Proedi, che vengono distribuiti, sempre a titolo gratuito, a scuole e biblioteche che siano interessate ad averle”.
Naturalmente, l’organizzazione di incontri con i Sopravvissuti è una delle attività primarie dei Figli della Shoah, che vede la partecipazione di circa 5000 studenti all’anno, oltre alla promozione di dibattiti nelle maggiori città italiane.
L’Associazione, infine, figura tra i Soci fondatori della Fondazione Memoriale della Shoah a Milano, che nel 2007 ha presentato il progetto per la realizzazione del Memoriale alla Stazione Centrale di Milano, dinanzi al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. In questa fase storica, fra il lungo periodo di latenza seguito alla fine della Seconda guerra mondiale in cui lo sterminio ebraico non veniva raccontato, e un futuro in cui non sarà più possibile avere testimonianze dirette, una realtà come quella dei Figli della Shoah ha svolto e sta svolgendo un ruolo fondamentale. Ma cosa accadrà dopo?
Forse varrà l’ipotesi formulata da David Bidussa nel suo ultimo saggio: “Quando i testimoni oculari saranno scomparsi, quando quelle voci non avranno più voce, ci ritroveremo con un archivio definito di storie, che racconteranno scenari e situazioni. Si tratterà allora di far lavorare quelle storie narrate come ‘documenti’. In quel momento avverrà, consapevolmente per noi, il passaggio irreversibile tra Novecento e ‘attualità’”.
Info: www.figlidellashoah.org/