nei mesi estivi appena trascorsi, il circo della disinformazione ha dato il meglio di sé, titoli di quotidiani che parlano solo dei bombardamenti su Gaza e non delle centinaia di missili che piovono su Israele, dei soldati di Tzahal che entrano nelle case palestinesi, durante l’invasione di terra, trascurando di dire che i depositi di quella immane santa barbara missilistica palestinese sono nascosti proprio nelle case dei civili e “sotto i letti” dei bambini (vedi pag. 9, Dieci domande facili, facili, ad Hamas). Titoli di giornale che hanno come unico scopo quello di fomentare l’odio verso Israele e nascondere la verità. Sono commenti agghiaccianti quelli inneggianti a Gianni Vattimo (vedi pag. 10), che leggiamo sul forum della versione online de Il Fatto Quotidiano. Parole che mischiano posizioni antisioniste con un odio antisemita senza paragoni, che scomodano la tragedia della Shoah e che, sul forum, vengono contraddette da qualche flebile parere contrario. Uno specchio della società che ci restituisce un’immagine tetra, un disagio profondo. C’è una battaglia che si combatte sui social network (vedi pag. 6), e basta farsi un giro sul web per rabbrividire: foto manipolate e stravolte, immagini di bambini insanguinati, spacciati come prova dei bombardamenti israeliani su civili palestinesi, e in verità scattate ad Aleppo nel 2013 (lo rivela una fonte BBC); la foto di una madre velata che piange sul figlio ucciso da una bomba attribuita a Israele, e che invece è stata scattata a Bagdad, nel 2007, dopo un attentato (a denunciarne il falso stavolta è il quotidiano francese Liberation); foto di archivio, della guerra in Siria o in Iraq, che illustrano i servizi da Gaza City, finendo nello stesso calderone in cui tutto fa brodo; tanto, basta dimostrare che i buoni e i cattivi, gli indiani e cow boy, sono sempre gli stessi. Chissà perché, ad ogni guerra di Israele, la mistificazione alza le vele, il cattivo giornalismo celebra le sue nozze coi clichè e col più trito manicheismo, il male tutto da una parte, il bene dall’altra, e Israele identificato sempre col male assoluto.
In una Francia e Belgio in cui l’antisemitismo rialza il capo (vedi articolo a pag. 12); in una Parigi in cui perfino il regista Roman Polanski pensa di dedicare il suo prossimo film al Caso Dreyfus, tanto è forte il vento antiebraico che soffia oggi nella Ville Lumière; per tutto questo e altro, da questo numero del Bollettino prendono il via tre nuove rubriche con un’aperta vocazione alla controinformazione. Voci dal lontano Occidente, firmata da Paolo Salom, inviato di esteri del Corriere della Sera; La domanda scomoda, firmata da Angelo Pezzana, direttore del quotidiano online Informazionecorretta.com; Selfie/Autoscatti ebraici, di Ugo Volli, opinionista e semiologo, docente universitario a Torino. L’augurio quindi per questo nuovo anno 5775 è quello di non mollare. Un anno di luce per tutti, ma una luce che illumini la coscienza, che ci renda vigili, lucidi e consapevoli.
Shanà Tovà a tutti.
Fiona Diwan