di Luciano Assin
Essendo una festa relativamente giovane non si porta dietro tradizioni millenarie quali quelle delle altre ricorrenze religiose. E’ una festa che e’ stata inventata dal niente e che dopo le manifestazioni spontanee di gioia dei primi anni ha inserito nel suo ambito diversi temi diventati ormai una tradizione come la cerimonia di aperture sul monte Herzl, i fuochi d’artificio, il ricevimento da parte del Presidente dello Stato dei migliori soldati, un quizzone sulla Bibbia aperto a tutta la gioventu’ israeliana ed altro ancora. Tutti questi avvenimenti sono stati programmati a tavolino da delle apposite commissioni proprio per cercare di dare un contenuto ufficiale a qualcosa che prima non esisteva. Ma un conto sono le decisioni ponderate sulla carta ed un altro e cio’ che succede sul campo. E nella realta’ della festa le masse hanno scelto un unico indiscusso protagonista: il Mangal.
Il Mangal non e’ altro che la griglia sulla quale arrostire la carne durante il tradizionale picnic della festa, ma in Israele e’ molto di piu’: e’ uno status symbol. Chi non e’ in grado di saper accendere la carbonella, marinare la carne secondo una ricetta segreta tramandata da generazioni e cuocerla al punto giusto e’ un perdente nato e non potra’ mai ambire al titolo di “macho”. Neppure Chuck Norris potrebbe sfuggire a questa rigida regola. Uomini che non si sono mai avvicinati alla cucina se non per aprire il frigorifero si trasformano di punto in bianco in re della grigliata, la zona immediatamente adiacente al mangal diventa una “war zone” dove e’ assolutamente vietato entrare per non disturbare il fuochista ormai entrato in piena estasi carnivora. Ed in effetti Yom haHazmaut e’ una festa abbastanza difficile per i vegetariani, qualsiasi parco, aiuola o isola spartitraffico diventa un luogo piu’ che leggittimo dove accamparsi e cominciare a sventolare il fuoco di carbonella con un pezzo di cartone o altri marchingegni piu’ futuristici per ravvivarlo e non farlo spegnere. L’aria e’ impregnata dal profumo della carne ed e’ veramente eroico lo sforzo di chi riesce a rifiutare di assaggiare uno spiedino offertoci dal nostro vicino. Il bello della festa d’Indipendenza e’ che non avendo origini religiose e’ democraticamente aperta a tutti: laici, religiosi, arabi e quant’altro, tutti hanno la possibilita’ di farsi una bella gita fuori porta (altro svago molto in voga in Israele) per poi dare inizio alle danze, pardon ai fuochi. L’usanza del mangal e’ relativamente recente, intorno ai tardi anni 50, in quel periodo il rispettabile quotidiano Ma’ariv fa notare in una sua corrispondenza da Gerusalemme di questa disdicevole usanza in voga fra i “levantini” a testimoniare una volta di piu’ come le usanze Sefardite siano quelle che alla fine abbiano maggior presa e non solo sul piano gastronomico (il sottoscritto e’ di origini egiziane).E per finire alcuni piccolo consigli per diventare, almeno a parole, dei veri esperti: su tutte la carbonella di quercia (in arabo sindian) e’ la migliore, aborrire tutti i moderni barbecue alimentati a gas e rimanere fedeli alla tradizionale griglia rettangolare di latta. La carne va rivoltata una volta sola quando la parte inferiore ha gia’ assunto un bel colorito e non va assolutamente bucherellata!!! Se avete molti ospiti e tutti affamati cominciate con delle salsicce o dei kebab, si cuociono presto e sfameranno i piu’ impazienti cosi che le parti piu’ succulente rimarranno per i veri intenditori e soprattutto il fuochista non dovra’ mai abbandonare la sua postazione, solo cosi potra’ guadagnarsi la riconoscenza eterna dei commensali , almeno fino al prossimo picnic. Hag Sameach a tutti e buon compleanno Israele!