Il festival “La tenda di Abramo” si conclude giovedì sera, in musica con le parole e le canzoni del grande cantautore, poeta, scultore e disegnatore Herbert Pagani e la sua intensa personalità.
Dalle 20,30 alla Palazzina Appiani, a ripercorrerne la personalità e il repertorio musicale ci saranno il giornalista e scrittore Roberto Zadik e il cantautore e amico di Pagani Marco Ferradini che lo conobbe nel lontano 1980 quando assieme scrissero una canzone d’amore originale e amara intitolata “Teorema” rivelatasi poi un grandissimo successo.
Sono passati ventisette anni dalla morte dell’artista nato a Tripoli, il 25 aprile 1944 e morto il 16 agosto 1988, a soli 44 anni e dopo essere stato dimenticato per tanti anni, grazie agli sforzi e alle rievocazioni di Ferradini, il personaggio di Pagani è tornato alla ribalta anche se più fra le vecchie generazioni che fra i giovani. Esule da quando aveva 8 anni, dal 1952 visse la sua infanzia in Francia e in Germania per poi stabilirsi in Italia, sentendosi sempre cosmopolita e sradicato, ebreo libico si chiamava Herbert Avraham Haggiag Pagani ma citando una celebre frase di Einstein “cittadino del mondo”. Fin dall’adolescenza l’artista sviluppò una grande passione per il disegno e la pittura e poi la scrittura specialmente la poesia. Da ricordare anche la sua esperienza come disc jockey presso Radio Montecarlo dove conduceva la brillante trasmissione “Fumorama” e le sue interviste al tormentato cantautore Luigi Tenco poco prima della sua scomparsa. Personalità molto sensibile e intensa, passionale, curiosa e coraggiosa, Pagani, scriveva splendidi testi, penetranti, arguti, ironici e originali che sfidavano moralismi e perbenismi dell’Italia anni ’60. Iniziò la sua fulminante carriera musicale con brani come “Cin cin con gli occhiali” scritto assieme a un allora sconosciuto Edoardo Bennato, “L’amicizia” che Pagani cantò su Rai Uno in una trascinante esibizione televisiva presentato da Renato Rascel, e due notevoli riadattamenti da autori francofoni come “Lombardia” rifacimento di “Le plat Pays” dell’acclamato chansonnier belga Jacques Brel e “Albergo ad ore” del 1969 brillante riproposizione della canzone di Edith Piaf “Les amats d’un jour”.
Sospinto dal successo di questa ultima sua “cover” Pagani affrontò con coraggio e determinazione la notorietà e i vari problemi di censura che i suoi testi molto audaci per l’epoca spesso gli causavano. Da segnalare le sue canzoni impegnate che negli anni scrisse sempre di più, come la bellissima e commovente “La mia generazione” che narra le sue vicissitudini famigliari e la sua infanzia solitaria e la sua fase ebraica e sionista in cui spiccano classici come “Arringa per la mia terra” accorata e intensissima difesa di Israele e dell’identità ebraica e “Una stella d’oro”. Ci sarebbe moltissimo da dire, da scrivere e da discutere su questo personaggio che dopo aver trionfato con l’opera “Megalopolis” in Francia, dove viveva da tempo, si dedicò a varie cause sociali, pacifiste e ecologiste. Durante la serata, Ferradini e Zadik ripercorreranno tutti questi argomenti fornendo aneddoti e curiosità su questo artista affascinante e ancora oggi attualissimo.