Più di 80 capi di Stato e di governo erano presenti venerdì 30 settembre ai funerali di Shimon Peres, l’ex presidente della Repubblica israeliana scomparso mercoledì 28 settembre all’età di 93 anni in seguito a un ictus. Tutti a rendere onore a un grande uomo politico, conosciuto per il suo impegno nel raggiungimento della pace.
Per i funerali decine di strade chiuse e ottomila agenti schierati. Circa 70 paesi sono rappresentati alle esequie, un segno del rispetto che Peres acquisì nel tempo, passando da falco militarista a sostenitore della pace. Circa 50mila persone sono sfilate giovedì 29 settembre davanti alla bara di quello che è considerato l’ultimo padre fondatore di Israele, esposta di fronte alla Knesset.
Barack Obama, Bill Clinton, che con Peres e Rabin lavorò per gli accordi di Oslo, Matteo Renzi, François Hollande, insieme al filosofo Bernard Henry Levi, il presidente tedesco, il principe Carlo d’Inghilterra, e molti altri. Presente anche Abu Mazen, recatosi a Gerusalemme dopo sei anni di sua assenza (l’ultima volta era stato nel 2010). Il presidente palestinese ha confermato solo ieri il suo arrivo dopo aver ricevuto l’invito della famiglia Peres, spiegando di volerci essere per la famiglia e non in virtù del governo israeliano.
I paesi arabi ‘amici’ di Israele, come Giordania ed Egitto, hanno inviato un vice primo ministro e un ministro degli esteri. Molti si domandano perché non sia venuto re Abdallah di Giordania, il cui padre era con Peres assai legato. Mentre la lista unita dei tre partiti arabi-israeliani della Knesset ha disertato l’appuntamento dicendo che «nonostante Olslo non si dimentica il Peres del supporto ai coloni».
“Shimon – ha dichiarato il premier Beniamin Netanyahu – si è innalzato ad altezze incredibili. E’ stato un grande uomo di Israele; è stato un grande uomo del mondo. Israele è in lutto per lui, il mondo è in lutto per lui, ma noi troviamo conforto in ciò che ci ha lasciato, e così fa il mondo intero”.
Anche il presidente americano Barack Obama, atterrato questa mattina in Israele per ripartire nel pomeriggio, ha preso la parola per uno degli elogi funebri: “Shimon ha forgiato la storia di Israele e ha mostrato che il cuore dell’ideale sionista sono giustizia e speranza”, ha detto. Ma “la presenza del presidente Abu Mazen ci ricorda che il cantiere della pace è un’incompiuta. Il popolo ebraico non è nato per governare un altro popolo. Non credo che Peres fosse un ingenuo, Israele ha vinto tutte le guerre ma non quella maggiore: quella di non aver più bisogno di vincere”.
Fra gli oratori anche Amos Oz, che ha enfatizzato la speranza e la certezza di una eredità incancellabile, «la conversazione tra Peres e Israele continuerà», il presidente d’Israele Reuven Rivlin, successore di Peres, che dice «avevi la rara capacità di pensare l’impensabile», Bill Clinton, che compara Peres alla canzone di John Lennon “Imagine”. E poi, ovviamente, i figli, che insistono sull’impegno di un politico civile consapevole che il ruolo dei leader sia quello di servire la propria gente.
L’ultimo evento di questa portata furono nel 1995 i funerali di Rabin, assassinato da un estremista israeliano contrario alla pace. Peres sarà sepolto accanto a lui, che fu il suo rivale politico.