I moderni mezzi di comunicazione, talvolta, giocano brutti scherzi – anche ai potenti del mondo.
Due primi ministri israeliani sono in questi giorni al centro di questi poco piacevoli “scherzi”. Due giorni fa, su Twitter, l’annuncio di Javier Solana della morte di Ariel Sharon – immediatamente smentita da Gerusalemme; e ieri la pubblicazione di uno scambio di battute privato fra Barack Obama e Nicolas Sarkozy a proposito di Benjamin Netanyahu.
“Muore Ariel Sharon, ex primo ministro di Israele, dopo cinque anni di coma. Quanti incontri difficili!” ha scritto due giorni fa l’ex rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera, Javier Solana, sulla sua pagina Twitter. La notizia era falsa, ma da Solana non è arrivata nessuna spiegazione chiara sulla dinamica dell’annuncio. Semplicemente una giustificazione: “non sono un giornalista; ho ricevuto la notizia da Gerusalemme e mi sono limitato a diffonderla”.
Se la gaffe dello spagnolo è stata spiacevole, molto più delicati, sul piano diplomatico potrebbero essere gli effetti dello scambio di battute privato fra Barack Obama e Nicolas Sarkozy diffuso ieri sul sito Arrêt sur images.
Poco prima dell’inizio della conferenza stampa del G 20, giovedì 4 novembre, i due presidenti si scambiano qualche parola in confidenza, sicuri di non essere ascoltati. “Non sopporto Netanyahu. E’ un bugiardo” dice Sarkozy; “Tu non ne puoi più, ma io ci devo trattare tutti i giorni” risponde Obama.
Per un disguido tecnico, le parole fra i due vengono udite dai giornalisti presenti in sala attraverso le cuffiette per la traduzione simultanea; fino a ieri però nessun giornale ha riferito di quella conversazione. Secondo quanto emerge oggi dai principali quotidiani internazionali, i giornalisti si sarebbero accordati per non diffondere il contenuto di una conversazione che era palesemente privata. Si è trattato di una scelta di tipo deontologico, è stato detto: “diffondere quelle frasi voleva dire violarle”.
Ma evidentemente non proprio tutti sono stati così rispettosi delle regole se da ieri quelle parole, grazie al sito Arrêt sur images, hanno cominciato a circolate su tutti i giornali. Una notizia delicata, diffusa in un momento particolarmente delicato per la politica internazionale – specialmente per i rapporti fra Israele, USA e Francia le cui discussioni su di un possibile attacco militare all’Iran stanno tenendo in ansia il mondo intero.