Ferrara, il MEIS, la Festa del Libro Ebraico: il botta e risposta fra Vittorio Sgarbi e Riccardo Calimani

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La Festa del Libro ebraico di Ferrara si è conclusa domenica 28 aprile, dopo quattro giorni intensi di iniziative, incontri, mostre, dialoghi con gli autori, momenti di riflessione alternati al divertimento.

Una Festa del Libro a cui, forse più degli altri anni,  i media hanno dato spazio e rilievo e che è stata caratterizzata anche dalla polemica di Vittorio Sgarbi aperta il 24 aprile con un articolo pubblicato su il “Quotidiano Nazionale” (La Nazione -Il Giorno – Il Resto del Carlino). Un articolo piuttosto duro uscito il giorno dell’inaugurazione della Festa – con il quale Sgarbi ha posto dei seri interrogativi sulla effettiva riuscita di un’operazione come quella del MEIS – il Museo dell’ebraismo Italiano e della Shoah – ospitato dalla sua città, Ferrara. Quel Museo che, ricorda nell’articolo, lui stesso ha voluto e promosso come uno dei primi atti da sottosegretario ai Beni Culturali del secondo governo Berlusconi.

Una polemica che il critico ferrarese apre e rivolge, pare di capire, innanzitutto all’amministrazione della città –  peraltro oggi orfana, ricorda sempre Sgarbi, di una figura di primo piano (anche per il MEIS), come quella di Paolo Ravenna. E che poi estende al MEIS e all’organizzazione della Festa del Libro Ebraico.

“L’idea [del Museo] nacque da un incontro con l’architetto Fuksas e Alain Elkann che aveva come obiettivo l’edificazione di una bella e simbolica architettura, per la quale cercammo anche un sito oltre le mura con l’allora sindaco di Ferrara, Gaetano Sateriale. La proposta fu a tal punto condivisa da diventare una legge parlamentare, a prima firma Dario Franceschini e, di lì a determinare l’istituzione del Museo. Da allora non ho più avuto né formali né ufficiose notizie di quel Museo, né sono stato mai invitato a nessuna manifestazione. Non me ne stupisco, conoscendo Ferrara, e avendo esperienza assolutamente negativa di una presidente della Provincia che discusse con mc la proposta di un Museo delle opere, molte ferraresi, delle mie collezioni d’arte, per poi incredibilmente rifiutarla Come è accaduto con Bassani, come è accaduto con Antonioni, il cui notevole patrimonio culturale era di gran lunga meno “materialmente” significativo delle opere da me offerte. Niente di male, la città è fatta così. Neghittosa e provinciale. Disponibile all’esotico (come Abbado), ingrata verso i propri cittadini. Così non sono molto convinto, soprattutto senza Paolo Ravenna, del grande risultato di questa Festa del libro ebraico, anche se finalmente posso compiacermi della disponibilità della città ad accogliere la collezione di Gianfranco Moscati, favorito dal fatto di non essere ferrarese. Una collezione di storie, mi pare, quindi prevalentemente immateriale, con lettere, documenti, francobolli, soprattutto a raccontare la persecuzione degli Ebrei. Se infatti posso compiacermi della nascita del Museo, denominato “MEIS”, secondo la moda corrente degli acronimi, mi chiedo, da tempo, a distanza, che cosa vi sia dentro, pensando a come spesso in Italia sia inutile inventare nuovi Musei. Occorre puntualizzare, infatti, che io in origine pensavo piuttosto a un Mausoleo, con valore simbolico ed evocativo, e non a un Museo. Mi pare che questo sia confermato dalle parole reticenti e imbarazzate del Sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani, che non ci rassicura sulla consistenza patrimoniale del Museo, prima dell’arrivo della collezione Moscati.

Una critica aperta che non lascia spazio dubbi quella di Vittorio Sgarbi alla quale, tre giorni dopo, in chiusura ormai della Festa, ha risposto il presidente del MEIS, Riccardo Calimani, con un’intervista rilasciata al Resto del Carlino.

“Ho letto [l’articolo] e conoscendo da tanti anni Vittorio devo dire che sono rimasto stupito perché l’articolo mi sembra frutto di amarezza e non di rabbia. Mi pare che l’obiettivo non sia il Meis quanto piuttosto, del resto lo dice lui stesso, la sua Ferrara che ai suoi occhi sembra essere ingrata. Io non so se sia vero o no, ma mi viene in mente una frase banale: nessuno è profeta in patria”.

Quanto all’aver snobbato Vittorio Sgarbi, Calimani rimanda l’obiezione al mittente: “Si sbaglia. Anche perché usare la forza d’urto di Sgarbi è molto importante. Vittorio ha molti contatti e quindi può essere prezioso”. Alla domanda se sia stato invitato o meno alla Festa, rimane invece un po’ più vago: “Ma tutti sono invitati e i ferraresi sono due volte invitati. Comunque dopo aver letto l’articolo gli ho telefonato per chiedergli se vuole venire alla Festa. Mi ha detto che potrebbe fare un salto domani (domenica, ndr) e se arriverà mi farà molto piacere chiacchierare un po’ con lui”.

Passando più nello specifico al Museo, Calimani spiega che l’idea iniziale del Mausoleo, appare ormai superata dai tempi: “Io penso che non sia più tempo di Mausolei, ma piuttosto di laboratori culturali capaci di offrire un nuovo contributo di idee e di far conoscere la storia degli ebrei italiani e della loro cultura”. Quanto al mancato coinvolgimento di Sgarbi nella realizzazione del MEIS, Riccardo Calimani, ricorda le numerose difficoltà incontrate in questi anni: “Innazitutto l’elaborazione del restauro degli edifici di via Piangipane non è cosa da poco. Poi, in tempo di crisi economica e di terremoti, è evidente che tutto è più difficile e che il percorso diventa ad ostacoli e i tempi si allungano. Inoltre noi dobbiamo, se pure lentamente, cominciare a raccogliere materiale. A Parigi, con ben altre risorse e con il contributo generoso dello Stato, ci sono voluti 15 anni per la costruzione definitiva del Museo dell’ebraismo francese. Si tenga conto che in Francia gli ebrei sono almeno 20 volte tanto rispetto all’Italia. La Festa del Libro ebraico è arrivata alla quarta edizione, ha acquistato grande importanza nel panorama culturale italiano. Quindi possiamo essere ragionevolmente ottimisti se Ferrara, l’Emilia-Romagna e l’Italia ci aiuteranno in questo progetto che potrà diventare di importanza europea”

Calimani ricorda che secondo i piani del direttore regionale del Ministero dei beni culturali, Carla Di Francesco, entro il 2015 dovrebbe concludersi il secondo lotto di lavori (il primo, il restauro della palazzina di Via Piangipane, è stato inaugurato il 27 gennaio 2012)

“Con questo intervento si darà funzionalità all’ala intermedia del complesso di via Piangipane e si demolirà l’area tra tale ala e la palazzina stessa, con conseguente scavo per impianti e fondamenta. Capisco l’impazienza di Sgarbi, che è anche la mia, ma nell’affrontare questa difficile impresa ho deciso di usare il passo del montanaro: lento, cadenzato e inesorabile nel volere arrivare alla meta”.