L’ultimo episodio è accaduto a Milano. Tram 27, un uomo seduto sui sedili anteriori, il cappello che copre malamente la kippah, viene aggredito verbalmente da un immigrato arabo che gli chiede a bruciapelo “Sei ebreo?” E gli sputa in faccia.
Solo pochi giorni prima, a Torino, la città si era svegliata tappezzata di volantini che “salutano” la nomina del nuovo Rabbino Capo, Ariel Di Porto: Nuovo rabbino, vecchio sionismo. E giù ingiurie, falsità, piagnistei contro i sionisti assassini. Free Gaza, naturalmente. Boicottaggio, naturalmente.
A Roma, la settimana prima, c’era stato l’invito a boicottare una lista di negozi e aziende di ebrei, e scritte infamanti sui muri della città, contro gli ebrei, proprio, non solo contro Israele.
Né a Milano, né a Torino, solo parzialmente a Roma, c’è l’intervento della società civile. Ma né l’Islam “moderato”, né i cristiani, che pure sulla pelle dei loro fratelli iracheni stanno patendo la persecuzione dei fanatici, hanno qualcosa da dire contro la serpe dell’antisemitismo che coglie l’occasione di rialzare la testa, ogni pretesto è “buono”.
L’ADL, Anti-Defamation League, ha appena pubblicato un rapporto secondo il quale, in relazione all’operazione militare israeliana a Gaza, “Dalla Francia all’Argentina, dal Canada al Cile, dall’Australia al Nord Africa, episodi di antisemitismo sono dilagati, con attacchi a sinagoghe e centri culturali ebraici e violenze verbali e fisiche contro persone e cose”. Uno scuolabus con circa 30 bambini ebrei dai 5 ai 12 anni, a Sydney è stato bloccato da una banda di adolescenti; li hanno minacciati gridando “la Palestina deve uccidere gli ebrei”, “stiamo venendo ad uccidervi!”, picchiando con i pugni contro le porte e i finestrini del bus. I piccoli sono sotto choc.
Episodi simili rimbalzano dalle pagine dei giornali ai social network. Su facebook una signora ebrea di mezza età scrive “Mi consigliano di togliere la menorà che porto al collo da anni. Era di mia madre, la sento vicina anche così. Continuerò a portarla, non voglio cedere alla paura”. I suoi amici sono d’accordo “Dobbiamo reagire”.