Lo scrittore ebreo rumeno di 70 anni Norman Manea è stato recentemente insignito del prestigioso premio letterario francese Médicis, per il suo Il ritorno dellhuligano premiato come miglior romanzo non francese.
Il libro è stato tradotto in oltre 15 lingue, da noi è stato pubblicato due anni fa, presso Il Saggiatore e nel 2002 ha ricevuto il Premio Nonino: è una delle poche apparizioni italiane della narrativa romena contemporanea. Il romanzo è lautobiografia di Manea, ed è la storia di due ritorni: il primo, quello dellautore ancora bambino dalla deportazione nel campo di concentramento per gli ebrei della Bucovina e della Bessarabia – in Transnistria oltre il fiume Dniester dove nel 1941, alletà di 5 anni, era stato internato con la famiglia allepoca del regime fascista in Romania durante la seconda guerra mondiale. Dopo un lavoro frustrante come ingegnere sotto il regime di Ceausescu, si dedica alla scrittura. Il secondo ritorno è quello di Manea in Romania dallAmerica, alla ricerca della propria identità.
La descrizione della vita di tutti i giorni sotto il regime totalitario gli era costato nel 1986 la cacciata in esilio. Trascorre un anno a Berlino Ovest e quindi nel 1988 emigra negli Stati Uniti, dove ora insegna letteratura al Bard College di New York.
Manea è uno scrittore profondamente cerebrale, autore di molti libri acclamati dalla critica (in Italia pubblicati Ottobre ore otto, Paradiso forzato) e uno degli scrittori rumeni contemporanei più famosi, tuttavia più popolare allestero che non in patria. Il titolo stesso del libro ora premiato dà la definizione di huligano, ossia il marginale, il non allineato, lescluso.