Milano, città aperta

Italia

Che succede a Milano? A cosa stiamo assistendo, più o meno distrattamente? In poche ore ne abbiamo viste di tutti i colori. Una libreria gay è stata coperta di scritte insultanti e aggressive. Un circolo dell’estrema destra cittadina è stato preso di mira e incendiato. La moschea di via Jenner ha ricevuto la sua dose di minacce. Infine il cosiddetto “quartiere cinese” di via Paolo Sarpi è stato teatro di una rissa furibonda fra forze dell’ordine e milanesi di origine orientale che si sentono oppressi dalle multe dei vigili. Sono bastate poche giornate per incrinare paurosamente il mito della metropoli moderna e civile, della capitale morale che apre le sue porte a tutti, della città multiculturale e tollerante.

Noi ebrei abbiamo tutte le ragioni di preoccuparcene. Non solo gli antisemiti, non solo i negazionisti, non solo gli estremisti che vorrebbero veder prevalere negli equilibri mediorientali le forze della distruzione e della dittatura, sono i nostri nemici. Ma tutti coloro che congiurano per rendere l’aria irrespirabile e la società che ci circonda sempre più frammentata e intollerante.
Ma abbiamo anche tutte le ragioni per domandarci che fare.

Restare a guardare quando i diritti di altre minoranze, qualunque esse siano, vengono calpestati sarebbe un errore gravissimo. Lasciar fare quando la dignità altrui viene messa in questione con la bomboletta di vernice o il manganello, poco importa, significherebbe farsi complici di una degenerazione quanto mai pericolosa.

L’unica garanzia, per questa minoranza che affonda da due millenni le proprie radici nella storia italiana, è quella di costituire una garanzia per gli altri. Per tutti gli altri. Di rivendicare il proprio ruolo di cartina di tornasole della democrazia e della tolleranza.

Ricordiamocelo, alla vigilia delle numerose celebrazioni ufficiali che ci attendono in queste giornate d’aprile. Dai nostri Yom Hashoà, quando ricordiamo lo sterminio che costituì la più grave offesa ai danni della dignità umana, allo Yom Hazicharon, che rende omaggio a coloro che sacrificarono la propria vita per l’indipendenza dello Stato ebraico, allo Yom Hatzmauth, che celebra la fondazione dello Stato di Israele. Fino al 25 aprile, che segna la liberazione di Milano e dell’Italia dalla barbarie nazifascista.

Impegnamoci perché non restino, queste giornate che ci attendono, celebrazioni vacue e formali. Ma un momento importante per rilanciare il nostro impegno e la nostra testimonianza a favore della pluralità, della tolleranza della libertà d’espressione. E di quella di essere diversi.

Questa è la Milano che vogliamo. L’unica per la quale ci sentiamo di combattere.

Amos Vitale (amosvitale@mosaico-cem.it)