Vita e opere di Ernesto Nathan

Personaggi e Storie

La presentazione a Roma del libro Da Mazzini al Campidoglio. Vita di Ernesto Nathan, di Nadia Ciani, edito da Ediesse, offre l’occasione di parlare di questo personaggio, sindaco di Roma dal 1907 al 1913, che lasciò un’impronta nella storia della Capitale e un esempio di rara capacità politica coniugata con una dirittura morale cristallina.

Nato a Londra nel 1845 da Sara Levi, donna straordinaria nativa di Pesaro, dove le è stata dedicata la via ove sorge la sinagoga, imparentata dal lato materno con la famiglia Rosselli, e da Meyer Moses Nathan, di nazionalità tedesca ma vissuto per molti anni a Parigi, il giovane Ernesto ebbe occasione fin dall’infanzia di respirare aria cosmopolita e democratica. Nella sua casa, infatti, trovarono ospitalità e occasione di incontro e scambio di idee molti esuli italiani tra i quali Mazzini, Saffi, Campanella, Quadrio.

A quattordici anni venne a mancare il padre; la famiglia si trasferì per qualche tempo a Pisa ed Ernesto visse l’adolescenza e la prima giovinezza tra Firenze, Lugano, Milano. L’influenza di Mazzini, amico di famiglia dai tempi londinesi, incise fortemente nella sua formazione e sul suo orientamento culturale e politico. Mazzini stesso lo inviò a Roma, dopo il 20 settembre 1870, incaricandolo di amministrare il giornale La Roma del Popolo, un mezzo attraverso cui formare la coscienza civile degli Italiani. Così Nathan giunse a Roma a 25 anni e presto si dedicò alla politica, con un’impronta laica e pragmatica. Dal 1879 aderì alla sinistra storica, nello schieramento di Francesco Crispi e nel 1888 ottenne la cittadinanza italiana.

Entrato nella Massoneria nel 1887, divenne nel 1895 Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
In questo periodo si batté per sensibilizzare i cittadini sull’importanza dei contratti di mezzadria e sulla bonifica dell’Agro romano; propose azioni di emancipazione politica, culturale ed economica per sollevare il popolo rurale dalla soggezione al clero.

Il contesto storico è costituito dalla politica di Crispi e di Giolitti e dalla nascita del Partito Socialista (1892) e del Partito Repubblicano (1897), a cui si rivolgevano sempre più speranzose le masse popolari alla ricerca di un proprio riscatto. Un fermento sociale che preoccupava non poco papa Leone XIII, che nel 1891, allo scopo di arginare il diffondersi del socialismo, aveva promulgato l’Enciclica Rerum Novarum, e continuava ad indire Convegni antisocialisti, antirepubblicani, anticomunisti, antinichilisti, antimassonici.

L’istruzione del popolo costituisce una delle convinzioni basilari su cui si fonda l’azione di Nathan: significativo il suo contributo ad edificare un istituto per corsi serali con biblioteca e sala di lettura, o quello per inaugurare, col patrocinio della Società di Mutuo Soccorso “Fratellanza operaia”, una scuola serale in ricordo di Mazzini.


Nel 1889 Nathan contribuisce alla fondazione della società “Dante Alighieri”, istituita per tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiana e, intanto, in numerosi interventi, sottolinea e denuncia i problemi sociali riguardanti la condizione degli svantaggiati, trattando del lavoro minorile, della condizione della donna, della riforma carceraria, dell’aiuto agli emigranti, della prostituzione, dell’assistenza sanitaria.

I primi passi nella amministrazione locale li muove a Pesaro, dove viene eletto Consigliere provinciale e dove, dal 1889 al 1894, guida l’opposizione. Nel 1895 è al Consiglio Comunale di Roma come Assessore all’Economato e ai Beni patrimoniali. Nel 1895 si presenta, senza successo, come candidato dei radicali e dei repubblicani alla Camera dei Deputati impostando la sua campagna elettorale sull’allargamento del suffragio universale, sull’indipendenza della magistratura, sul restringimento del potere esecutivo. Attacca Crispi per lo scandalo della Banca Romana, che aveva concesso illegalmente crediti a uomini politici, e per sperpero del pubblico denaro; ma attacca anche politici, giudici e amministratori pubblici per smascherarne comportamenti contrari ai principi etici che secondo la sua linea morale dobbono appartenere a chi si occupi della “cosa pubblica”.

Nel 1907 diviene Sindaco di Roma sostenuto dal cosiddetto “Blocco”, una lista elettorale comprendente liberali, demo-costituzionali, repubblicani, radicali, socialisti che si caratterizzano come anticonservatori e anticlericali. La lista viene sostenuta anche dalla Camera del Lavoro.

Si possono così sintetizzare i capisaldi della sua politica al vertice della amministrazione romana: il piano regolatore come strumento di lotta contro la speculazione edilizia e la conseguente privatizzazione dei beni pubblici, in primo luogo del territorio; attività di educazione continuativa fra le popolazioni dell’Agro romano, in una prospettiva non paternalistica, ma come promozione culturale e sociale delle persone, secondo un’ispirazione liberale e mazziniana; resistenza e reazione polemica contro lo strapotere del Vaticano nei confronti dello Stato laico.

Durante il suo mandato, che va dal 1907 al 1913, Ernesto Nathan continua a coniugare i principi ideali con l’azione politica. I suoi interventi sono incentrati a sancire il ruolo di Roma, capitale del nuovo Stato laico, allo scopo di operare cambiamenti strutturali che migliorassero la vita economica e culturale degli abitanti della città. La sua amministrazione fu improntata ad un forte senso d’etica pubblica di dichiarata ispirazione mazziniana, ed ebbe come baricentro principalmente due questioni: lo sforzo di governare la gigantesca speculazione edilizia che si era aperta con il trasferimento della capitale a Roma, e un vasto piano d’istruzione per l’infanzia e il sostegno alla formazione professionale pensati e realizzati in chiave assolutamente laica.
Si approvò quindi nel 1909 il primo piano regolatore della città, che definì le aree da urbanizzare fuori le mura, tenendo conto del fatto che il 55% delle aree edificabili era in mano a 8 proprietari.
Si avviò anche una politica di opere pubbliche. Come si legge nel sito del comune di Roma [1], “Il cinquantenario dell’Unità d’Italia, nel 1911, fu l’occasione per Roma di avviare un programma urbanistico rinnovatore. Ernesto Nathan, sindaco in quegli anni, sfrutta tutti i finanziamenti possibili per realizzare edifici e opere che diventano i simboli di Roma capitale del regno. Sono inaugurati in quell’anno il Vittoriano, il Palazzo di Giustizia – che i romani battezzano subito il “palazzaccio” -, la passeggiata archeologica (un grande comprensorio di verde pubblico, oltre 40.000 metri quadrati tra l’Aventino e il Celio) e lo stadio Nazionale, l’attuale Flaminio, il primo impianto moderno per manifestazioni sportive.”
Durante l’amministrazione Nathan furono inoltre aperti circa 150 asili comunali per l’infanzia, che fornivano anche la refezione.

L’opera di svecchiamento voluta dalla Giunta Nathan non poté non scontrarsi con le aspirazioni teocratiche di una Chiesa cattolica poco disposta a rinunciare ad esercitare il proprio potere politico, e di cui Nathan denunciava oscurantismo e dogmatismo. Famoso il suo discorso commemorativo del 20 settembre, discorso lucido e rigoroso, tenuto nel 1910 a Porta Pia, dove il Sindaco denunciava l’azione ecclesiastica “intesa a comprimere il pensiero” ed “eternare il regno dell’ignoranza” contro “uomini e associazioni desiderosi di conciliare le pratiche e i dettati della loro fede, con gli insegnamenti dell’intelletto, della vita vissuta, delle aspirazioni morali e sociali della civiltà”. Le reazioni cattoliche furono molto forti, si mosse anche il papa, e su L’Ancora del 29 settembre venne scritto: “E’ il mondo cattolico che deve destituire il sindaco blasfemo e incosciente, e gridare da un punto all’altro dell’universo: rimandatelo al ghetto!”, non rinunciando così a rinfocolare gli atavici pregiudizi antisemiti ricordando la sua religione.

Quelli della Giunta Nathan sono anni di grande fermento innovativo. Tra i suoi atti: organizzazione dell’Esposizione d’Arte internazionale nel 1911; delibera per l’impianto municipale dell’energia elettrica che entrerà in funzione nel 1912; contrasto della speculazione edilizia e approvazione del nuovo Piano regolatore; bonifica e popolamento dell’Agro Romano dove vengono realizzati anche piani di edilizia scolastica e sanitaria; nascita di linee tranviarie pubbliche; realizzazione di alloggi popolari attraverso l’Istituto Case Popolari; Asili d’Infanzia e Scuole Elementari statali, dotati di refezione, laboratori, palestre, servizio sanitario, biblioteche.

Ernesto Nathan morì il 9 aprile del 1921.