Ricordo di Mario Rigoni Stern

Personaggi e Storie

Un testimone del Novecento.
Con Mario Rigoni Stern scompare uno dei maggiori testimoni del novecento. Grande amico di Primo Levi, ha condiviso con lui l’esperienza della deportazione e della scrittura come memoria. Come Levi anche Rigoni Stern diventa scrittore per raccontare ciò che ha vissuto, faticando non poco per pubblicare il Sergente nella neve, edito da Einaudi nel 1953.
A questo libro ne seguiranno molti altri, fino all’ultimo Stagioni, del 2006. Racconti, romanzi, ricordi, nei quali Rigoni Stern ripercorre il secolo che abbiamo alle spalle. Un viaggio nel passato attraverso storie apparentemente lontane dai “grandi” racconti ufficiali, ma che scavano nel profondo di una molteplice umanità che si è trovata dentro guerre, emigrazioni, miserie, ricostruzioni, come la splendida Storia di Tönle. E al tempo stesso un viaggio nel presente, attraverso i segni della natura dell’Altipiano di Asiago.

In molti testi emergono ricordi che rivelano la vicinanza di Rigoni Stern al popolo ebraico. Uno di questi rimanda a un episodio della seconda guerra mondiale, restituito nel racconto La segheria abbandonata, ora nel “Meridiano” Storie dall’Altipiano.
Nella primavera del 1942 un gruppo di ebrei provenienti per la maggior parte dall’est Europa venne condotto ad Asiago per essere confinato. Il luogo scelto dalla polizia italiana fu una segheria tuttora esistente sulla strada che conduce al passo Vezzena. Le regole per gli internati erano molto rigide, in particolare per quanto riguarda il divieto di contatti con la popolazione locale. Tuttavia “un poco alla volta, eludendo il brigadiere e ignorando il segretario del Fascio, entrarono in confidenza con le famiglie che abitavano la periferia del paese o in case isolate nei campi; aiutavano a segare la legna per l’inverno, a raccogliere le patate, a custodire il bestiame al pascolo…”. Altri lavorarono come medici, altri ancora come lattonieri.

Con l’avvicinarsi dell’autunno gli venne perfino assegnato “un bosco da spigolare”, facendoli diventare parte integrante del tradizionale sistema locale di uso comunitario dei boschi. Ma soprattutto nel giro di pochi mesi lasciarono tutti la segheria per essere ospitati direttamente dalle famiglie dell’Altipiano.
È l’8 settembre del 1943 a spezzare tragicamente questa convivenza. Alcuni tentarono la fuga verso sud, nella speranza di superare la linea del fronte. Altri si arruolarono nella Resistenza sull’Altipiano.
Molti scomparvero e i nomi di due di loro si trovano tra le vittime delle Fosse Ardeatine. Il loro passaggio è rimasto vivo nella memoria della popolazione che li aveva ospitati, una memoria raccolta con queste parole da Rigoni Stern: “nel ricordo dei paesi e delle città, delle pianure e delle montagne, delle lande e dei boschi dell’Europa orientale, per quello che ho visto e sofferto ho voluto sfogliare i vecchi registri polverosi e leggere i loro nomi anche per voi”.