Chanukkià a pila a combustibile.
Una pila a combustibile accenderà la chanukkià in piazza San Carlo (4 dicembre, ore 18).
In questa occasione Aurelio Ascoli, primo collaudatore in Italia di una pila a combustibile della potenza di alcuni chilowatt, ci ha scritto: Tradizione culturale e religiosa e progresso scientifico e tecnologico. Dove, se non nella Milano ebraica? Da anni la nostra città ha la simpatica tradizione di accendere pubblicamente, per otto sere, una chanukkià gigante in una centralissima piazza, con la festosa partecipazione di autorità e pubblico milanese. Quest’anno si aggiunge una novità di particolare significato: ad alimentare i lumi sarà una modernissima pila a combustibile, messa gentilmente a disposizione dalla Zincar (Zero Impact No CARbon) s.r.l., cioè una pila elettrica che non si consuma.
Che cosa è una pila a combustibile? Pensate a una normale pila elettrica, di quelle che comprate dall’elettricista per alimentare la radiolina o l’orologio. Essa si consuma, e deve essere periodicamente sostituita, perché i suoi elettrodi (i poli della pila) svolgono in realtà due funzioni: quella di collettori e trasmettitori dell’elettricità, e quella di reagenti nella reazione elettrochimica che produce energia elettrica a spese della loro energia chimica. In questa reazione, appunto, i reagenti si consumano.
Ora immaginate di fabbricare una pila i cui elettrodi siano buoni conduttori, sì, della corrente elettrica, ma chimicamente ed elettrochimicamente inerti, e porosi, e di fare fluire attraverso i loro pori reagenti gassosi. I poli, essendo inerti, non partecipano alla reazione e non si consumano, e la pila continuerà a funzionare finché continuerà ad essere alimentata con un gas combustibile da una parte e con un gas comburente dall’altra. Bene, avete fatto una pila a combustibile. L’idea è semplice, risale al 1839, ma la sua realizzazione pratica ha richiesto una scelta sapiente e paziente di materiali e componenti.
L’accostamento tra l’inesauribilità di questa moderna fonte di elettricità e la razione quotidiana d’olio bastata per otto giorni muove i sentimenti e fa pensare. Dove, se non nella nostra Milano?