Che cosa è proporzionato?

Israele

Una valutazione sul conflitto a Gaza.

I fatti recenti di Gaza e cioè la risposta dello Stato di Israele alla rottura della tregua da parte di Hamas con la ripresa del lancio di Missili contro le città del Sud di Israele sono da giorni su tutte le prime pagine dei Media e giustamente preoccupano la Comunità Internazionale. Molto di più e meglio che in passato il Governo di Israele ha comunicato la sua intenzione di colpire solo la struttura militare di Hamas responsabile della ripresa dei lanci di missili e con l’obiettivo di proteggere la popolazione del Sud di Israele.

La novità, a mio avviso, introdotta dal Ministro degli Esteri Tzipi Livni, sta nel fatto di avere comunicato con chiarezza che l’azione ha come unico obiettivo l’estremismo e le ideologie e azioni di morte che minacciano le popolazioni civili e il processo di Pace, sottolineando anche le iniziative intraprese a favore della popolazione palestinese di Gaza.
Nessun compiacimento si percepisce per le azioni militari ma piuttosto la gravità di tale decisone per un Paese democratico e il richiamo di un comune sentire, maggioranza nel mondo, che si riconosce in una cultura di vita.


Negli ultimi anni fino ad oggi Hamas ha lanciato migliaia di razzi contro la popolazione civile delle città del Sud Israele, fino a raggiungere Beersheva, la quarta città di Israele e minaccia tutti i giorni la vita di settecentomila persone, che hanno tra i 15 e i 30 secondi per tentare di andare nei rifugi.
Israele, in risposta e solo ora dopo avere atteso anni che gli attacchi cessassero, sta conducendo un’operazione militare contro i siti e le installazioni di un’organizzazione militare composta da ventimila persone e al tempo stesso invia gli aiuti umanitari alla popolazione civile di Gaza.

Hamas e Hezbollah con il supporto politico, ideologico e militare della quasi potenza nucleare della regione e cioè l’Iran, conduce da anni una politica, un’opera di indottrinamento ed un’azione militare con lo scopo dichiarato di distruggere Israele e di sconfiggere le componenti palestinesi favorevoli al compromesso di Pace; ha provocato la guerra civile e l’espulsione dei legali rappresentanti dell’Autorità Nazionale Palestinese da Gaza.
Gli stessi diffondono in tutti i modi e costantemente in tutto il mondo l’odio verso Israele e gli ebrei. Tutti i tentativi internazionali anche i più lodevoli, di coinvolgere Hamas in un processo negoziale non hanno nemmeno avuto un inizio per il rifiuto della stessa di concepirlo.


Israele, invece, si è ritirata da Gaza, non ha alcuna rivendicazione territoriale sulla stessa ed
è impegnata nel processo di Pace con l’ANP.


Ma dove è la sproporzione che ogni tanto viene evocata ? Mi sembra che questa risieda più nei giudizi o nei pregiudizi nei confronti dello Stato di Israele o nella paura, seppure giustificata, del terrorismo e delle azioni di una “ minoranza rumorosa”, in Medio Oriente e nel Mondo.

Si arriva persino ad obiettare, talvolta, che l’azione di risposta di Israele pregiudichi la possibilità di coinvolgere Hamas nel processo negoziale. Perché, aver tollerato il riarmo e il lancio di migliaia di missili contro Israele lo ha forse favorito?


Il fatto poi di considerare Hamas un interlocutore per il solo fatto di essere stata eletta (a quando le prossime elezioni libere?) non le dà di per sé una patente democratica, anzi, considerato che subito dopo le elezioni ha eliminato l’opposizione ed ha instaurato una dittatura teocratica.

Detto ciò è ovvio ai più che la guerra e qualsiasi guerra sia orribile ed il primo pensiero e il sostegno debba andare alle popolazioni civili di Israele e di Gaza, augurandoci che lo scontro finisca presto e che, a prescindere dall’esito e nonostante la forza dei nemici della Pace, il processo negoziale sia più forte e porti, finalmente, ad una soluzione possibile di compromesso fra Israele i palestinesi, che a ben vedere rimane l’obiettivo di Israele, dei palestinesi moderati e della Comunità internazionale.