di Roberto Zadik (video di Orazio Di Gregorio)
Perseguitati, massacrati e vessati come e forse molto più di tanti altri correligionari nel mondo, gli ebrei russi hanno dato un contributo fondamentale alla cultura e all’ebraismo, sia religioso che laico e fra di loro si sono distinti intellettuali, rabbini e pensatori di alto livello così come bolscevichi, rivoluzionari e pioneri delle prime alyiot e dei kibbutzim.
Ma come vivono ora e cosa sta succedendo in Russia negli ultimi anni? Su questo tema si è svolta l’interessante serata di Kesher dello scorso 24 aprile in vista del viaggio a San Pietroburgo dal 6 al 10 maggio. Protagonista dell’approfondimento, assieme a Rav Della Rocca, Rav Moshe Lazar, esponente importante del movimento Chabad a Milano, che ha raccontato la sua esperienza di questi anni in Russia, dove suo figlio Berel è diventato Rabbino Capo, fornendo una serie di aneddoti e episodi interessanti e inediti. Nella sua preziosa testimonianza il Rav ha riunito passato e presente ebraico in Russia, parlando di “una vera e propria rinascita attualmente dove a Mosca ci sono tanti ragazzi che girano con la kippà in testa e vanno al Tempio”. Come ha puntualizzato tratta di qualcosa di inimmaginabile, con tutto quello che gli ebrei russi hanno sofferto in passato, dal comunismo, alla Shoah, ai tanti che di nascosto professavano l’ebraismo col rischio di finire in Siberia in qualche lager o di essere torturati e incarcerati dalla polizia del regime una volta “colti in flagrante” nell’osservanza della religione vietata dal comunismo in nome dell’ateismo e dell’uguaglianza. Subito il Rav ha iniziato la serata ricordando gli sforzi dei primi emissari Chabad e quando siamo arrivati c’era“ un concerto di Avraham Fried, poco dopo la caduta del regime dove moltissima gente era sorridente e gioiosa in modo indescrivibile”. Secondo il Rav “ negli ultimi tempi c’è stato un grande ritorno di ebrei in Russia, con quasi 500 comunità, 146 scuole ebraiche e solo a Mosca ci sono 32 Bet Chabad, stando alle statistiche recenti anche se mancano dati ufficiali su quanti siano realmente gli ebrei in Russia, viste le tante persone che hanno dovuto cancellare le proprie radici o che le hanno dimenticate nel corso degli anni. Ci sono un milione di ebrei ufficialmente nel Paese ma secondo me ce ne sono molti di più che hanno origini, forse 3-4 milioni”.
Nonostante questo, negli ultimi 30 anni, ma anche prima, egli ha raccontato che tanti ebrei sono stati avvicinati alla Torah dagli emissari che hanno lavorato intensamente e senza sosta in un territorio pieno di difficoltà e ostacoli tracciando sinteticamente una sorta di storia, dai tempi del regime ad ora. “Più che pericolo fisico, durante il comunismo” “ha detto il Rav “ c’era pericolo spirituale e tutto veniva praticato nell’ombra, con yeshivot nascoste dove si insegnava ebraismo”. “Negli anni della dittatura” ha raccontato “ c’erano emissari Chabad che partivano da New York e fingendosi commercianti in giro per affari e superando controlli e angosce andavano nelle sinagoghe e nascondevano siddurim e libri di Torah e la gente li trovava li e li usava”.” Era una dittatura terribile” ha ricordato con emozione e “chi non era comunista veniva eliminato. Ma a un certo punto, il regime si è dissolto e in pochi anni è successo un miracolo.” In poco quasi 30 anni, dal 1989 a oggi ci sono tante scuole, comunità, insegnanti e persone avevano dimenticato tutto e non sapevano nemmeno leggere e ora la gente prega con fervore e va con entusiasmo al Tempio prima di andare a lavorare” ha proseguito narrando le vicissitudini di suo figlio a Mosca e dei rabbini locali e il loro lavoro compiuto con l’appoggio del presidente Putin e delle istituzioni. Come mai in Russia in pochi anni questa rinascita? Parlando di Putin e elogiando il suo impegno il Rav si è soffermato su quanto sta accadendo ora. “La rinascita dell’ebraismo” ha specificato “ è nata dalla proibizione, dalla sofferenza e dal desiderio di ebraismo e per anni ci sono state tremende difficoltà. Questo è un esempio per l’Italia dove non c’è questo entusiasmo ma non ci sono questi problemi. Ho sempre girato vestito da ebreo e nessuno mi ha mai fatto niente e tutti mi hanno sempre rispettato”
Riferendosi a Vladimir Putin, il Rav ha detto “a prescindere dalla politica, in cui non entro, Putin ci ama e con lui le cose sono molto migliorate, oggi non esiste a parte Trump un amico di Israele come lui.” Il Rav nella sua preziosa testimonianza ha spiegato una serie di aneddoti dove Putin “ci ha invitato al Cremlino e parlava con noi come un amico. Dopo inaugurazione primo centro Chabad venuto a tagliare il nastro.” Rav Lazar ha descritto il rapporto di grande cooperazione fra suo figlio, Putin e il popolo russo “sempre stati molto onesti” vivendo pur nelle difficoltà in un appartamento che quando sono arrivati li era pieno di “topi, ubriachi e tante vicissitudini”. La Russia è un luogo pieno di sorprese dove “c’è il più grande Museo ebraico europeo, diverse città danno i migliori palazzi per schlichim, missionari Chabad e le istituzioni ci aiutano sempre. Ho visto la resurrezione di un Paese morto che ora rifiorito”. Un quadro decisamente positivo dove a Mosca si vede una presenza ebraica e questo è davvero incredibile. In Russia è stata un miracolo la sopravvivenza di Am Israel”. Una riserva emozionante di storie, quella fornita dal Rabbino, conferenziere e studioso, dagli studenti ebrei che hanno ritrovato le loro radici, alle prime distribuzioni di matzot dove “non si conoscevano gli ebrei e non si sapeva a chi darle. Così hanno messo un cartello dove c’era la parola matzà e bastava mettere nome e indirizzo e sono venuti fuori moltissime persone che facevano la fila per prenderle” . “In Russia c’erano 3mila persone a Pesach alle cene dei Sedarim, perché noi dobbiamo essere indietro?” ha incalzato il pubblico “ forse perché non abbiamo avuto la proibizione di essere ebrei? Dobbiamo prendere esempio da queste storie, qui spesso manca entusiasmo. In Russia la gente è tornata alla religione perché sapevano che Dio stava dirigendo il mondo, quello che successo a loro non poteva essere normale. Vedo come le persone che corrono al lavoro la mattina vanno al Tempio, sentono che senza di questo non sono ebrei.” Rivolgendosi al passato ha raccontato che negli anni ’80 “A Shabbat il Rebbe Lubavich quando parlava di ebrei in Russia piangeva ma ora c’è il compimento dei suoi sforzi che noi abbiamo la fortuna din vedere e che lui purtroppo non ha visto.” “Stalin ha perso, abbiamo vinto noi, i nostri giovani sono la nostra forza e dobbiamo iniziare a dargli forza dall’ inizio.” Nonostante questo in Russia persiste la difficoltà di sapere con certezza chi è ebreo visto che spesso mancano certificati e documenti ufficiali. “Come si sa oggi chi è ebreo?” ha concluso “ Con oggetti che fanno ricordare l’appartenenza ebraica della famiglia, ad esempio i bicchieri del Kiddush o candelabri ma nonostante questo tanti devono fare ghiur è rimasto dubbio su identità di molte persone. Ci sono problemi grossi che gradualmente si cerca di superare. Abbiamo tanti bravi giovani che sono la nostra speranza”.