di Nathan Greppi
Giornata piacevole e piena di vita quella di domenica 29 aprile, quando all’Umanitaria si è celebrato Yom Ha’Atzmaut. Una ricorrenza, questa, che quest’anno ha assunto un valore particolare, poiché si celebrava il 70° compleanno dello Stato d’Israele.
La giornata si è aperta con un dibattito del filosofo Haim Baharier, il quale ha affermato che “oggi festeggiamo il 70° compleanno dello Stato d’Israele, ma Israele è un po’ più antico.” Si è chiesto “come possiamo essere legittimati noi a parlare dello Stato d’Israele? noi che risiediamo fuori da Israele, e che viviamo di notizie, che purtroppo arrivano per mezzo dei mass media, e oggi i mass media non sono grandi amici di Israele, i tempi sono cambiati, dal 1967 c’è stata un’evoluzione estremamente negativa nell’atteggiamento dell’Occidente verso lo Stato d’Israele.” Ha citato un passo del quinto libro della Torah, nel quale Mosè dice della Terra d’Israele che “è una terra che il tuo adonay elohim sollecita, non protegge; sollecitare vuol dire dare spazio all’interpretazione, è un modo per stare sulla Terra che va interpretato.”
Ha spiegato che 70 in ebraico si scrive “ain”, che significa “occhio”, per cui “i 70 anni dello Stato d’Israele dovrebbero coincidere con una presa di coscienza del fatto che un occhio ci guarda pesantemente, ci sollecita, e non dobbiamo nasconderci dietro il paravento dell’esilio, della diaspora, la terra che noi abitiamo sta sotto lo sguardo di adonay elohim. Questo sguardo dovrebbe determinare un’interpretazione sulla modalità di abitare la terra. Il rispetto che si porta a questa terra in tutti i sensi, non solo quello ecologico. Noi non possiamo pensare per chi vive in quella terra, ma siamo solidali con loro non solo in quanto ebrei ma in quanto uomini, con chi vive sotto lo sguardo di adonay.”
In seguito, la giornata è proseguita con mercatini di cibo, libri, gioielli, e tanto altro. Le persone si sono messe in fila per prendere bourekas, panini, dolci e, a pranzo, hummus e falafel. Non sono mancati gli imprevisti, compresi alcuni ospiti arrivati in ritardo, ma nel complesso si respirava un’aria di allegria e svago.
Poco dopo mezzogiorno le persone si sono radunate in cortile per ascoltare il saluto delle autorità: Fabio Arrigoni, Presidente del Municipio 1 di Milano, ha ricordato che il suo Municipio ha promosso la festa poiché “fare la memoria vuol dire aprire canali di ragionamento e spiegazione tra di noi.” Il presidente dell’A.M.P.I. Alessandro Litta Modignani ha definito “fratelli” gli organizzatori dell’evento Eyal Mizrahi e Davide Romano, rispettivamente presidente di Amici di Israele e consigliere della Comunità Ebraica milanese. “Se questa guerra dura da settant’anni,” ha detto, “è perché c’è il rifiuto della convivenza, e non è Israele che si rifiuta di condividere e convivere col mondo arabo, è una cospicua parte del mondo arabo-musulmano che non vuole convivere con Israele, […] ma noi siamo gente di pace, e vogliamo difendere il diritto all’esistenza dello Stato d’Israele con la speranza che presto possa convivere in pace con i suoi vicini.”
Dello stesso tono il consigliere comunale Manfredi Palmeri, il quale ha detto di voler guardare a “un futuro per questo piccolo, grande Stato.” Ha detto che il tema della memoria rischia di diventare fuorviante: “Perché non ci sono tanti nostri amici che invece sono ben presenti il 27 di gennaio? Perché non sono qui, i nostri amici, a difendere ora e qui il popolo ebraico? […] C’è un fraintendimento di fondo, basato sulla propaganda di questi anni: Israele non è uno stato nato a seguito e in ragione la Shoah, è uno Stato nato nonostante la Shoah, e se ci fosse stato Israele, il mondo non avrebbe visto la tragedia della Shoah.” Ha aggiunto che oggi c’è una parte della società civile che si gira dall’altra parte quando Israele è sotto assedio, e che se fosse vissuta durante la Shoah avrebbe fatto lo stesso con gli ebrei.
Sono seguiti altri interventi da parte del mondo politico: tra questi quello del Presidente della Regione Attilio Fontana, che durante il suo mandato da Sindaco di Varese illuminò la sua città con i colori di Israele, in segno di solidarietà. Davide Romano ha parlato di un tema poco conosciuto: la vita degli ebrei nei paesi islamici, “qualcosa di terribile”, sul quale è appena uscito il libro di Vittorio Bendaud La stella e la mezzaluna (Guerini e associati). Anche Rav Alfonso Arbib è intervenuto, affermando che “non mi sarei mai aspettato di vedere le bandiere palestinesi alla Risiera di San Sabba.”
Nel pomeriggio la giornata è proseguita normalmente: come l’anno scorso, il Presidente del Keren Hayesod Andrea Jarach ha presentato le ultime innovazioni israeliane in campo ambientale, e come l’anno scorso Avital Kotzer Adari ha parlato del crescente turismo nel paese. Inoltre, è stato presentato il volume Sionisti cristiani in Europa (Giuntina).