Hotel e vigneti: come costruire un impero dal nulla, scappando da pogrom e apartheid

Personaggi e Storie

di Marina Gersony

Una dinastia imprenditoriale giunta alla quarta generazione: dalla Lituania, al Sudafrica, alla Gran Bretagna. Storia  di una famiglia che, tra alberghi e vigne di Chardonnay, ha conquistato il mondo. Un colosso economico che ha oggi come priorità la responsabilità verso i giovani e il pianeta. Parla, in esclusiva per Bet Magazine/Mosaico, Vicki Tollman

Questa che state per leggere è una storia che parte da lontano e si snoda attraverso tre generazioni e tre Paesi, Lituania, Sudafrica e Gran Bretagna. Tutto inizia con Salomon Tollman, un adolescente costretto ad abbandonare la Lituania e quella che era stata una grande e influente comunità ebraica. Correva l’anno 1911, ripetute esplosioni antisemite e pogrom infestavano la regione. Per gli ebrei l’aria si era fatta pesante e i Tollman decisero di mandare il giovane Salomon in Sudafrica con l’obiettivo di un futuro più libero e protetto. Per arrivare in quella terra remota che si stava unificando dopo una serie di sanguinosi conflitti – le guerre anglo-boere -, il ragazzo appena quattordicenne dovette affrontare un viaggio terribile e pieno di incognite, da solo e senza un soldo, così come migliaia di ebrei in fuga dal Paese Baltico. Negli anni successivi, ormai maggiorenne e affrancato, fu raggiunto da una sorella mentre il resto della famiglia fu sterminato prima della Seconda guerra mondiale.

Abbiamo incontrato a Milano Vicki Tollman, nipote del capostipite Salomon, che ci ha concesso un’intervista in esclusiva. Elegante, raffinata e dotata di charme, Vicki ci ha raccontato la sua storia, quella della sua famiglia e di un impero: The Travel Corporation, TTC, la più grande azienda al mondo del settore Travel & Turism: 40 uffici sales, 10.000 team members, quasi 2 milioni di viaggiatori ogni anno, serviti in 70 Paesi del mondo. Vicki oggi è personalmente coinvolta nella gestione di Red Carnation Hotels, uno dei brand di lusso di TTC, e Bouchard Finlayson. Quest’ultima è una delle più importanti aziende vinicole sudafricane e produce il miglior Pinot Noir del Paese, superbi Chardonnay, Sauvignon Blanc e Hannibal, una miscela di Pinot e uva italiana.
«Sono nata a Johannesburg da una famiglia di ebrei askenaziti – racconta – La famiglia di mia madre si chiamava Lurie, un cognome ebraico con alberi genealogici che risalgono al Re David. Mio nonno paterno, Salomon Tollman, era un uomo determinato e un grande lavoratore. Iniziò la sua attività in un hotel a Paternoster, un villaggio a nord di Città del Capo sulla costa dell’Oceano. In seguito aprì un piccolo albergo al quale dedicò tutte le sue energie. Per suo figlio sognava un futuro di medico o farmacista. Ma mio padre non ne volle sapere. Aspirava di rimanere nel settore alberghiero. Fu così che nel 1950 aprì il suo primo hotel, The Nugget, a Johannesburg. Aveva questa passione nel dna».
Vicki racconta di quando suo padre Stanley vide per la prima volta Beatrice Lurie, detta Bea, un’avvenente askenazita dallo sguardo arguto e solare. La ragazza non ci mise molto a innamorarsi di quel giovanotto intraprendente che usava andare in giro con un garofano rosso nel taschino. Fra i due fu amore a prima vista. Ma non solo. «A quel tempo i miei erano giovanissimi e di modeste origini. Lei aveva 18 anni, lui 20. Si sono sposati e sono entrati subito nel mondo degli affari», ricorda la figlia.
I novelli sposi non persero tempo. Iniziarono ad aprire degli hotel in Sudafrica uno via l’altro, mossi dalla passione per lo stile e l’eleganza: amavano la cucina raffinata ed entrambi possedevano una visione internazionale dell’imprenditoria: l’obiettivo era creare hotel innovativi con nuovi standard di ospitalità, caratterizzati da un gusto impeccabile e un servizio all’insegna dell’eccellenza. Volevano creare qualcosa di grande basato su un sogno.
Correva l’anno 1950, il mondo era uscito dalla guerra, c’era voglia di ricostruire, vivere e divertirsi. Le mode arrivavano da New York, con i suoi club esclusivi e i locali notturni, frequentati da intellettuali, cosmopoliti, splendide donne avvolte in abbaglianti abiti di haute couture e divi dello star system. Una realtà che i Tollman volevano riprodurre in Sudafrica e poi diffondere in altre parti del mondo. Il loro secondo hotel a Johannesburg, l’Hyde Park Hotel, ospitava il ristorante Colony che attirava personaggi come Petula Clark, Michael Caine, Stanley Baker, Marlene Dietrich e George Peppard… «Io stavo ai fornelli e mio marito si occupava di tutto il resto – ricorda Bea in un video su youtube –. Ci sono voluti quindici anni prima che uscissi dalla cucina…». In un’altra intervista Bea, maestra mancata, racconta di come all’epoca non esistessero le donne chef, senza contare che mancavano i mezzi per far venire un cuoco stellato da Parigi. «Assunsi io quel ruolo, anche se ogni volta dovevo inventarmi qualcosa per sviare le persone da quella mancanza. Di solito dicevo che lo chef era appena partito o qualcosa del genere». Scherza a sua volta Vicki: «Erano piccole astuzie. Il nonno diceva: “Più sale nelle noccioline, così i clienti bevono più vino”. Oggi non lo facciamo più».

Una seconda vita in Gran Bretagna
Nel 1975 Bea e Stanley decisero di trasferirsi in Gran Bretagna. Erano anni in cui la comunità ebraica in Sudafrica era fiorente e contava oltre 100mila persone, anche se la situazione complessiva nel Paese stava cambiando. Stanley non voleva che i suoi quattro figli crescessero nell’Apartheid. Iniziò così il capitolo successivo dell’avventura umana e imprenditoriale di questa audace e laboriosa famiglia.
A Londra i Tollman acquistarono The Chesterfield Hotel nella prestigiosa Mayfair e da lì prese il via la Red Carnation Hotel Collection con lussuose proprietà situate in tutto il mondo: 18 alberghi e The Travel Corporation che comprende 34 compagnie. Tanto per farsi un’idea, a Londra oggi ci sono ben sei hotel Red Carnation in luoghi fantastici intorno a Buckingham Palace, Belgravia, Kensington Palace, British Museum; in Florida sorge il prestigioso Chesterfield Palm Beach; a Ginevra l’Hotel d’Angleterre con tanto di vista sul Monte Bianco, e poi il Castello di Ashford in Irlanda… Tre alberghi sono in Sudafrica, un quarto è in arrivo in Botswana, una sfida per il 2020, si chiama Xigeria Safari Lodge… Senza contare una sfilza di riconoscimenti: uno fra tutti, il premio The Leading Hotels of the World Leading Legend a Bea Tollman.
«I miei genitori sono stati molto presenti nonostante lavorassero moltissimo. C’era sempre da fare, bisognava occuparsi degli alberghi, le boutique collegate, mia madre seguiva tutto, dalle decorazioni alla cucina». Oggi definiremmo Bea una donna multitasking, bravissima nel saper coniugare attività e famiglia. No request is too large. No detail is too small, è sempre stato e continua a essere il suo motto.

Mentre l’impero Tollman era in costante ascesa, Vicki si impegnò negli studi e si laureò in Finanza e Marketing internazionali presso la American University di Washington DC. Negli Stati Uniti conobbe suo marito, un ebreo marocchino: «Dal nostro matrimonio sono nate tre figlie: all’inizio ho fatto esclusivamente la mamma e la moglie – racconta -. Poi, diciotto anni fa sono entrata nel business famigliare. In quel periodo mio padre ha comprato Bouchard Finlayson, una delle più prestigiose aziende vinicole del Sudafrica che si trova in una valle panoramica, a solo un’ora e mezza da Cape Town. Adesso dirigo i dieci vigneti. Esportiamo in oltre 32 Paesi in tutto il mondo. Non bevo vino, ma ho uno staff fantastico e questo lavoro mi appassiona».
Una vita intensa, ricca di stimoli e impegni quella di Vicki e dei suoi famigliari, dove anche l’ebraismo ricopre un ruolo centrale: «Sono molto orgogliosa di essere ebrea. Sposando un ebreo marocchino ho avuto l’opportunità di conoscere la cultura sefardita, più calda e rumorosa rispetto a quella askenazita che è profondamente radicata dentro di me. Nella nostra famiglia abbiamo due tipi di ebraismo e sono fiera di entrambi. Siamo anche molto legati allo Yad Vashem in Israele, dove c’è una targa della nostra famiglia. I miei nipoti hanno fatto proprio lì, nella Sinagoga, i loro Bar e Bat Mitzvà».
L’impresa di famiglia vede tutti coinvolti: dalla sorella Toni impegnata nella decorazione, progettazione e ristrutturazione degli hotel, agli uomini di famiglia concentrati soprattutto sugli aspetti economici, fino ai più giovani della quarta generazione. «Essere sempre aggiornati è fondamentale – spiega Vicki -. Investiamo costantemente nella formazione e nel rinnovamento, il nostro obiettivo è creare un ambiente armonioso e accogliente non soltanto per i nostri ospiti, ma anche per i nostri dipendenti. Abbiamo una Fondazione, The Treadright Foundation leave a better footprint in travel. La nostra mission è ridurre la plastica, l’inquinamento, creare un turismo più consapevole, sostenere e far crescere le comunità locali… Il nostro futuro e il nostro presente dipendono dai nostri comportamenti e dalla capacità di ognuno di noi di assumersi responsabilità nei confronti delle nuove generazioni, di un mondo e di uno stile di vita più sostenibili». Conclude: «Sono cresciuta in una famiglia in cui la passione e l’impegno andavano di pari passo. Penso che sia un grande privilegio e un onore far parte di una famiglia molto unita che lavora in sinergia dandoti un ruolo, un’identità e una passione». Osare, sognare, rimanere fedeli a se stessi nel rispetto degli altri, restituire e avere fiducia: sono questi gli ingredienti che hanno creato questa grande dinastia di imprenditori. Lo sapeva bene il piccolo Salomon Tollman, che a soli 14 anni è partito da solo e povero in canna per conquistare il mondo…